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Сентябрь
2024

La cultura è l’elemento in più per la crescita della Nazione: i dati del brand Italia lo confermano

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I nostri beni culturali e la cultura in generale, sono un segmento che sta progressivamente assumendo un ruolo determinante per la crescita della Nazione.

Il gran numero di visitatori in musei e parchi archeologici registrato nei mesi estivi e il pubblico in aumento di coloro che, da Nord a Sud, hanno assistito a concerti, rassegne letterarie, festival musicali, teatrali e cinematografici, dà lo spunto per una riflessione di ampio respiro. 

 L’attrattività del fattore culturale, da sempre elemento distintivo, non è mai tramontata e anzi, dopo gli anni del blocco forzato dovuto al disastro del Covid, è aumentata ulteriormente, con evidenti risvolti di ordine economico, ma anche sociale. Il pensare italiano vince in molti settori e diventa esempio internazionale: monumenti unici al mondo, arte e storia, antichi mestieri, cibo e ospitalità, creatività, vengono, a ragione, percepiti come un tutt’uno da chi pensa all’Italia. E questo dà la misura di quanto sia importante che l’essenza dei luoghi, il patrimonio culturale e l’ingegno del nostro popolo costituiscano un unico sistema, sia pure diversificato nelle sue varie espressioni. 

Il genio italiano spinge verso il domani

Il “genio italiano” spinge verso il domani, verso la possibilità che abbiamo di far valere la nostra unicità, non per spocchia o per mera competizione, ma nella consapevolezza che è proprio questo uno dei principali beni immateriali, che da tempo immemore è in grado infondere una straordinaria vitalità all’Italia nei più svariati settori in cui si manifesta. Si tratta di un fattore determinante (forse quello più importante) della nostra identità culturale, costellata da piccole patrie, tradizioni, specificità, miti, usi e costumi a volte molto diversi fra loro, ma in grado di fare di questa pluralità il carburante di una nuova coscienza nazionale fondata sulla cultura

La nostra Patria, con la molteplice identità che la contraddistingue, può ancora una volta permettere all’Italia di tracciare la rotta, in un’ottica di centralità, nel Mediterraneo e anche nel rapporto con i Paesi geograficamente più lontani: il “Mare nostrum” è stato nei millenni centrale e questa sua importanza non è mai tramontata, nonostante dal secondo dopoguerra, per decenni l’asse dell’attenzione e degli interessi si sia spostato nella sfera atlantica o in quella dell’ex Patto di Varsavia. Oggi e negli anni che verranno, per ridare forza ed energia alla visione mediterranea che è connaturata all’Italia, la cultura può assumere un ruolo determinante, di primo piano nell’azione interna, così come nelle relazioni internazionali. 

Il Pil ci dimostra come la cultura sia trainante

Per confortare questa idea, possiamo leggere i dati di tendenza del Pil: considerando anche l’indotto, cultura e turismo (che vanno comunque tenuti distinti) oscillano, infatti, fra il 12 e il 16 per cento, con il 3 per cento del prodotto interno lordo generato dalle sole imprese culturali. Tutto questo ci fornisce una buona dose di ottimismo, per guardare alla possibilità che l’Italia possa spingere ulteriormente sui beni culturali, sul raccordo cultura-territori, sull’arte e in generale sulle arti, anche quelle a torto considerate “effimere”: dalla scrittura al cinema, dalle arti figurative al teatro e alla musica, finalmente liberate dall’occupazione ideologica che le ha tenute ostaggio dagli anni cinquanta in poi. 

Contrastare la cultura della cancellazione

All’iconoclasta sottocultura della cancellazione e ai suoi derivati, al relativismo ipocrita che si nutre di vuoti slogan scontati, è possibile frapporre l’identità plurimillenaria che contraddistingue l’Italia e la sua cultura: le pietre delle aree archeologiche parlano un linguaggio molto più che contemporaneo, universale! L’incontro fra l’uomo e la natura e fra l’uomo e il Divino ha generato capolavori assoluti in campo artistico, architettonico e culturale. Tutto questo è il fondamento, la base di quel che può essere un “sistema cultura”, nel quale un ruolo di primo piano sia svolto dai parchi archeologici e dai musei pubblici, che – grazie ad attività che pongano insieme fruizione, valorizzazione, tutela, conservazione e restauro, ricerca, didattica e innovazione – funzionino come vere e proprie imprese culturali, ulteriormente impreziosite dalla finalità pubblica che ne è il motore e che fa la differenza. 

Italia e cultura sono un binomio inscindibile e in ciò, proprio il pensare italiano può costituire il contrassegno dell’azione culturale della nostra Nazione, oltre che il biglietto da visita migliore da offrire al mondo. Tutto questo dà la misura di una strategia di sistema fondata sulla cultura, con al centro il nostro insostituibile patrimonio culturale, materiale e immateriale: sta a noi tutti esserne consapevoli. 

 

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