Per i suoi 50 anni Unicef premia il comico Lillo: «Il nostro supereroe»
TRIESTE È possibile che ogni italiano dotato di senso dell’umorismo abbia in mente almeno uno scherzo di Lillo al cui ricordo sia impossibile trattenere il riso. Per tanti bambini di oggi saranno le scene di “Lol” o “Sono Lillo”, che gli han guadagnato un nuovo seguito fra i giovanissimi.
Per chi ha qualche capello bianco sarà magari qualche vecchia gag, come il meraviglioso “Intervallo” in cui Lillo e Greg mimavano i toponimi italiani, e Lillo con in mano un piatto di salsicce le offriva generoso alla telecamera: «Abbiate Grasso». È questa irresistibile “istituzione” della comicità italiana che sabato ha ricevuto il premio Unicef Link “I nostri angeli”.
L’incontro si apre con l’ingresso sul palco dei bambini di Unicef (Leo, Giovanni e Nicole) con la caratteristica maglietta azzurra. Li seguono poi la moderatrice, la giornalista radiofonica Laura Piazzi e il direttore generale di Unicef Italia Paolo Rozera.
Fondata nel 1974, Unicef Italia festeggia ora il suo mezzo secolo, spiega Rozera «Tutto quello che abbiamo fatto lo dobbiamo ai donatori italiani e ai nostri volontari. Grazie a loro abbiamo raggiunto risultati fantastici, ultimo in ordine di tempo i 65 mila bambini di Gaza vaccinati contro la polio. Sembrava debellata dappertutto, invece le guerre ci portano indietro».
A quel punto vien chiamato alla ribalta il premiato. Lillo spunta da dietro al palco accolto da un applauso fragoroso ed entra in scena salendo le scalette. «Conoscendolo – dice Rozera – stava pensando di saltare sul palco». La replica: «Sì, ma ho pensato “non ostento la fisicità, salgo le scale normalmente perché poi pare brutto”». Si svolge a quel punto il momento ufficiale in cui Unicef consegna al comico Pasquale Petrolo («Pasquale è il nome vero», precisa Lillo quando viene letta la dedica) il suo premio 2024. Gli ospiti si accomodano poi sulle poltrone e inizia l’intervista di Piazzi a Lillo.
Inutile cercare di riportarne il ritmo, tanto vale proporne direttamente degli estratti, dalla viva voce di Lillo. Sull’importanza di restare bambini: «Credo sia importante per tutti conservare l’aspetto infantile. Spesso a un adulto si dice proprio questo “cerca di conservare il tuo aspetto infantile”. Io sono talmente infantile che mi dicono l’opposto: “Guarda stai esagerando con il lato infantile, cerca di tirar fuori il lato adulto ogni tanto”».
Sul suo primo incontro con Greg, in una casa editrice di fumetti: «Avevamo 22 anni, eravamo giovanissimi. L’editore era contento di noi, ci disse: “Siete bravissimi, vi metto in mano una rivista”. Noi impazzimmo e ci lavorammo per mesi. Quando siamo andati lì a consegnare abbiamo trovato chiuso: era fallito».
Sul potere della risata: «La risata ci ha sempre dato tanta energia. La cosa mi si è confermata durante il Covid, quando stetti molto male e passai un mese in ospedale: un infermiere venne a dirmi che era mio fan e a chiedermi un disegno. Gli dissi: “Portami un foglio e un pennarello e te lo faccio”. Lui esce, entra subito il primario e mi dice: “Lillo stai un po’ peggiorando, non ti preoccupare ma ti portiamo in terapia intensiva”. Uscito il primario torna l’infermiere e mi dice: “Ho saputo della terapia intensiva, me lo puoi fare subito il disegno?”. Mi feci una risata tale che credo mi abbia aiutato a guarire».
Sulla nascita di Posaman: «Lol è un programma del tutto improvvisato, non c’era copione. All’inizio dissi “faccio un supereroe il cui unico potere è abbassare le orecchie”. Mezz’ora prima dell’inizio del programma viene fuori che il meccanismo che mi doveva abbassare le orecchie non funzionava. Allora mi faccio mettere una “P” al volo sul costume e dico “facciamo che faccio le pose”. Poi sono stati bravi gli altri a giocare con me e il personaggio».
Lillo parla anche dei suoi progetti in procinto d’uscire, a partire dalla seconda stagione di “Sono Lillo” - di cui viene proiettato il trailer - e il prossimo ritorno radiofonico di “Sei uno zero”, la trasmissione condotta con lo storico socio Greg: «Dico una cosa fondamentale sulla radio. Ad esempio: io e Greg facciamo spesso sketch surreali, è facile che intervistiamo un alieno. Se sei in tv, lo spettatore vede l’attore con il costume al posto dell’alieno. Alla radio no, immagina l’alieno nella sua fantasia come un alieno vero. Per questo è un mezzo molto potente, la radio». E di mezzi non ne mancano a un artista che si muove con disinvoltura fra il fumetto, la musica, il teatro, la radio, il cinema e la televisione. Per dirla come la dice lui, «meglio fare tante cose male che una bene».