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Affitti brevi, oltre mille strutture a Padova. Posti letto aumentati del 64%

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Affitti brevi, il 2023 è stato l’anno del boom. Un’esplosione che ha profondamente trasformato Padova. E i cui effetti si vedono adesso con il caro-affitti per le stanze degli universitari e il conseguente calo delle richieste, che mina l’attrattività della città. Gli ultimi dati sono stati pubblicati da Palazzo Moroni, che ha aggiornato il capitolo sul turismo dell’annuario statistico.

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La crescita dei posti letto

In cinque anni, dal 2018, i posti letto in alloggi privati sono passati da 2.869 fino a 4.702, con un incremento del 64%. Dai dati emerge però che è stato proprio il 2023 l’anno in cui il fenomeno è esploso, poco dopo l’inserimento – nel luglio 2021 – dell’Urbs Picta tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco.

È cresciuto di circa 200 unità anche il numero dei cosiddetti “esercizi”, cioè le attività aperte. Ognuna delle quali ha almeno due o più posti letto. Ormai sono oltre mille gli alloggi registrati in Comune come destinati agli affitti turistici.

Nel frattempo sono calate invece tutte le altre attività catalogate come extra-ricettivo, vale a dire bed&breakfast e case per ferie. Con l’eccezione degli agriturismi che restano comunque appena 6 in tutto il territorio comunale.

La crescita delle presenze

Nel 2018, cinque anni fa, i turisti che sceglievano una soluzione extra-alberghiera erano un terzo in meno di oggi. Le presenze registrate infatti sono passate da 527 mila nel 2018 (senza contare ovviamente il minimo di 373 mila nel 2020, anno del Covid) a 642 mila dello scorso anno. Mentre quelle alberghiere hanno superato di pochissimo il milione.

Il rapporto adesso si è trasformato nel 69% di turisti che scelgono un albergo e il 39% che sceglie un’altra soluzione.

Per quanto riguarda le strutture alberghiere emerge che ci sono 2.904 posti letto a quattro stelle, 2.037 a tre stelle, poi 189 a due stelle e un’unica struttura a una stella con 25 camere e 46 letti. Il totale dei posti letto alberghieri era di 5.503 nel 2018, mentre lo scorso anno si è chiuso con 5.176.

Tra le curiosità: in media un albergo a Padova ha 110 stanze, una struttura extra-alberghiera appena 5,38.

Le provenienze

Per quanto riguarda le provenienze di chi alloggia negli alloggi privati sono esattamente divise a metà: 230 mila italiani e 226 mila stranieri.

Tra gli italiani si sono contati 40 mila presenze dal resto del Veneto, 28 mila dalla Lombardia e altri 20 mila dalla Sicilia. Guardando all’estero le maggiori presenze negli alloggi turisti provengono da Germania, Francia, Spagna, Usa, Polonia e Regno Uniti. C’è una certa ritrosia tra gli svizzeri, che usano molto più le strutture alberghiere.

Una differenza netta è nella permanenza media: per gli alberghi è di 1,64 notti mentre per le strutture extra-alberghiere è di 4,05 notti. Segno che si tende a scegliere l’albergo se ci si ferma poco, mentre per i soggiorni lunghi piace di più una soluzione indipendente.

Ostanel: «Imitare il modello Barcellona, ai sindaci il potere di limitarli»

«Siamo l’unico Paese che non ha una norma per regolare gli affitti brevi: va data ai sindaci la possibilità di limitare queste attività, almeno in alcune aree della città».

È stata Elena Ostanel a depositare una proposta di legge – sia a livello regionale, che poi a livello statale – per «la regolamentazione delle locazioni a breve termine».

La consigliera regionale del “Veneto che vogliamo” ha dunque accolto le proposte elaborate dal gruppo di Ata, che sta per «alta tensione abitativa», cioè i territori in cui le nuove strutture turistiche hanno creato problemi e diseguaglianze.

«A Palazzo Ferro Fini la proposta è ferma in commissione urbanistica, ma spero si possa sbloccare viste le emergenze che colpiscono i diversi territori della nostra regione, e Padova in primis – sottolinea – La nostra proposta vuole imitare il modello Barcellona, permettendo ai sindaci di controllare l’avvio di nuove attività».

Il tema della casa e del diritto all’abitare è di esclusiva competenza regionale e Ostanel lamenta le mancate politiche della giunta Zaia: «Non c’è stato alcun provvedimento che abbia preso in carico il tema – osserva – Mentre ritengo molto sensata la proposta della Cgil di destinare l’1% del bilancio al diritto all’abitare. Invece dal 2017 la Regione ha trattenuto il contributo di 5 milioni all’anno destinato a Comuni e Ater».

Quanto agli studenti, anche in questo caso è la Regione a dover dare risposte: «Ho proposto a Donazzan di monitorare il fenomeno della crescita degli studentati privati, di quelli finanziati con il Pnrr e delle quote di stanze da riservare alla graduatoria pubblica. Adesso ci troviamo senza neppure più un’assessora – sottolinea Ostanel – Per anni la Regione ha scaricato su studenti e famiglie la questione del caro affitti. Lo stesso vale per le borse di studio, finanziate male e con ritardo. In più tanti studenti non riescono a fare domanda proprio perché non trovano casa. Servirebbe maggiore attenzione, invece c’è il deserto».