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Caso Boccia, Roccella cita il revenge porn e chiede: “Possiamo vivere assediati dallo sguardo degli altri?”

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Eugenia Roccella, ministro della Famiglia, interviene con un post sui social sul caso Boccia-Sangiuliano, citando Michele Serra e guardando la storia che ha portato alle dimissioni del ministro della Cultura da un’angolatura originale e diversa: c’è una privacy in Italia? C’è il diritto a tenere fuori la vita privata di un individuo dalla sua dimensione pubblica? Interrogativi che aleggiano, peraltro da tempo, sul dibattito politico che riguarda il nostro Paese.

Roccella: “Viviamo in un perenne clima di sospetto”

“Non mi capita spesso – sottolinea il ministro -, ma questa volta sono pienamente d’accordo con Michele Serra, che sulla sua rubrica di ieri ha parlato della ‘mania/perversione di registrare, spiare, archiviare conversazioni, rapporti amorosi, riunioni riservate’, definendola ‘qualcosa di malavitoso, soffocante, intrusivo, e soprattutto di contrario alla libertà. Non è libera una società nella quale un rapporto sessuale, una chiacchierata privata, una relazione sentimentale può diventare un’arma di ritorsione e di potere'”.

“Nella vicenda Sangiuliano-Boccia – prosegue Roccella – al di là del gusto del pettegolezzo, degli stereotipi sulla bionda fatale che porta alla rovina l’uomo importante, al di là dei dubbi sulla troppo sapiente regia dell’operazione, campeggia l’elefante nella stanza: possiamo accettare di vivere in un perenne clima di sospetto, in cui ogni spazio privato è assediato dallo sguardo degli altri? Non è un rischio che riguardi solo i politici, gli attori, le persone che godono di visibilità o rivestono un ruolo pubblico”.

“Dal revenge porn ai social c’è una deriva preoccupante”

Roccella parla delle involuzioni nei rapporti intimi e di un presente in cui aleggiano ricatti e attacchi mediatici: “Riguarda tutti noi, e lo abbiamo visto mille volte, con i drammi del revenge porn, con le faccende più intime spiattellate sui social, con i messaggi e le foto rubate e diffuse impropriamente. È anche questo un risvolto della ‘questione antropologica’, di cui parlo da anni, questione poco compresa e molto sottovalutata. Con le nuove tecnologie non cambiano solo le cose, ma le persone, e soprattutto le relazioni, il senso stesso del nostro essere uomini, o, come direbbe Sciascia, uomini umani”, conclude il ministro.

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