Inaugurata la mostra su Armando Pizzinato, pittore fra genio e innovazione
Quarantasei opere, esposte nelle tre sale di palazzo Ricchieri, il museo civico d’arte di Pordenone, compongono la mostra antologica “Armando Pizzinato e il fronte nuovo delle arti (1946-1950)”, omaggio del Comune di Pordenone a uno dei grandi protagonisti della pittura italiana della seconda metà del Novecento.
Realizzata in collaborazione con l’Archivio Armando Pizzinato di Venezia creato dalla figlia Patrizia, curata dallo storico dell’arte Casimiro Di Crescenzo, l’esposizione si sofferma su una fase fra le più felici della carriera dell’artista, gli anni del secondo dopoguerra, che lo videro in primo piano, con Emilio Vedova e Giuseppe Santomaso, nella scena artistica veneziana.
Una mostra che arriva nel ventennale della scomparsa di Pizzinato, e presenta le opere del periodo in cui fu fra i firmatari del manifesto della Nuova secessione artistica italiana e fra i fondatori del Fronte nuovo delle arti, il movimento guidato dal critico Giuseppe Marchiori, che riuniva i migliori talenti della giovane arte italiana.
Una stagione breve e intensa. La Nuova secessione artistica italiana nacque il 10 ottobre 1946 nel ristorante all’Angelo di Venezia con la presentazione del Trittico del Lavoro di Pizzinato, Santomaso e Vedova e, sempre all’Angelo, il Fronte nuovo delle arti si sciolse il 3 marzo 1950.
In seguito, Pizzinato, insieme a Renato Guttuso, aderì al Realismo italiano, orientamento che segnò il resto della sua carriera
Intraprendendo un viaggio nello stile innovativo e personale di Pizzinato, nelle prime due sale del museo il visitatore si imbatte in dieci quadri che testimoniamo come l’artista abbia saputo fondere la lezione di Picasso con le istanze futuriste sul dinamismo e la velocità e con l’uso espressionista del colore, per esprimere tematiche sociali e di impegno politico.
«Pizzinato – spiega il curatore Di Crescenzo – trova nuova ispirazione nei cantieri navali della Giudecca, nel porto di Venezia, nelle fabbriche di Marghera, sempre vicino alle classi più disagiate e umili».
Del resto, Pizzinato sentiva forte la necessità di uno stretto rapporto arte-vita e notevole fu il suo impegno civile per una società più giusta e libera che gli derivava anche dalla sua esperienza di partigiano.
Nelle molte opere su carta, per lo più inedite o raramente esposte, alle quali è dedicata la terza sala, matite, tempere, acquerelli e pastelli dimostrano il talento naturale dell’artista per il disegno, qualità già notata dal pittore Pio Rossi, suo professore alla scuola media di Pordenone.
Seguono le opere create con i pastelli colorati, una tecnica che gli permette allo stesso tempo di disegnare e colorare, padroneggiata con grande abilità fino a creare con lo sfumato suggestivi effetti coloristici.
A conclusione del percorso sono presentati alcuni esempi di monotipi, esperimenti grafici del tutto inediti allora in Italia, che spaziano dall’astrattismo al suprematismo russo, creati colorando differenti matrici su carta, stampati poi utilizzando un vecchio ciclostile a cassetta, ottenendo così un effetto simile alla serigrafia.
La mostra, come ha sottolineato venerdì 6 settembre nel corso dell’inaugurazione il vicesindaco di Pordenone e assessore alla cultura Alberto Parigi, «si inserisce nel percorso pluriennale di valorizzazione e di riscoperta dei concittadini più illustri».
Pizzinato, originario di Maniago, visse a Pordenone dal 1921, frequentando da studente pendolare l’Accademia di Belle arti di Venezia (1930-34).
Nel 1936 si trasferì a Roma e nel 1940 scelse di risiedere stabilmente a Venezia. Riallacciò i rapporti con Pordenone negli anni Settanta e da allora sono state diverse le mostre a lui dedicate, contraccambiate da generosi doni di sue opere al museo cittadino.
Nel 2010 il Comune di Pordenone intitolò all’artista la nuova sede in villa Galvani della Galleria d’arte moderna e contemporanea della città (oggi sede del Paff!), dove nel 2012 fu allestita l’antologica “Armando Pizzinato. Nel segno dell’uomo” cui si aggiunse “Armando Pizzinato. Il contesto pordenonese (1925 – 1940)” nella galleria del Centro culturale Casa Zanussi.
La mostra si potrà visitare fino al 6 gennaio, con ingresso gratuito.