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Rincaro affitti studenteschi, CGIL: «La competenza sul tema è di Zaia, l’1% del bilancio al diritto alla casa»

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«Siamo di fronte a un’emergenza sociale che richiedere un intervento rapido e concreto. La competenza è di carattere regionale: Zaia, che tanto parla di autonomia, destini l’1% del bilancio per i diritti abitativi». È una sfida che punta dritto a Palazzo Balbi quella che lancia Aldo Marturano, il segretario generale della Cgil di Padova, a proposito della crisi abitativa denunciata dagli studenti, ma che abbraccia ad ampio raggio tutto il mondo del lavoro: «Non solo i fuori sede, ci sono famiglie e lavoratori che vivono questa emergenza. E se quello all’abitare è un diritto sociale, allora deve rientrare nei livelli essenziali delle prestazioni di cui tanto si parla».

Segretario, i costi delle stanze in città sono esplosi: è un tema che riguarda solo gli studenti?

«C’è un disagio sociale esteso. Perché gli studenti sono figli di gente che lavora. Il tema centrale resta quello di un lavoro precario, discontinuo e povero, che ormai riguarda anche la generazione dei quarantenni e cinquantenni. In più i salari hanno perso potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Una miscela esplosiva».

In che modo può deflagrare?

«È ormai chiaro che un lavoratore che deve trasferirsi a Padova non è in grado di pagarsi l’affitto di una casa. Il mondo del lavoro nella nostra città è per due terzi concentrato nel terziario. Pensiamo agli operatori della sanità o agli insegnanti: le retribuzioni non sono abbastanza alte per potersi permettere un affitto. Gli incrementi contrattuali previsti dal governo sono del 5%, l’inflazione è arrivata al 17%. Chiaro che chi deve trasferirsi in città non accetta il posto».

In più il caro affitti colpisce anche chi una casa ce l’ha già e deve pagare l’affitto.

«Certo, in particolare chi ha un lavoro povero rischia di essere sfrattato. A Padova nel 2022 le richieste di sfratto hanno superato quota mille, 400 delle quali eseguite e di queste 335 per morosità».

Il tema studenti però non è solo un’emergenza sociale ma guarda al futuro: Padova rischia di privarsi di talenti?

«È un tema che già oggi colpisce le famiglie, che non possono sostenere gli studenti. Le borse di studio sono talmente poche che si va a inficiare il diritto allo studio. Voglio ricordare anche che in Veneto abbiamo 400 mila case sfitte e 8 mila alloggi di edilizia pubblica non assegnati perché non ci sono soldi per riattarle».

Sono finiti sotto accusa gli affitti brevi, esplosi a causa del boom di turisti. Ma non è normale che un piccolo proprietario cerchi di guadagnare con il suo immobile?

«Gli affitti brevi sono l’espressione manifesta del libero mercato e del profitto: massimo guadagno con il minimo sforzo. Ma questo procura quelle ingiustizie di cui parlavamo. Ecco perché l’affitto breve dovrebbe essere più costoso. Per contribuire a ripristinare il diritto all’abitare».

In che modo si ripristina questo diritto?

«Guardi, le soluzioni sono semplici e chiare per tutti. Gliele posso elencare. Va reintrodotto il fondo per il sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole, che il governo Meloni ha cancellato. Va istituito un fondo di garanzia anche per i locatari che, come sosteneva anche il presidente Santocono, possono incorrere in problemi. Va incentivato il canone concordato per il lungo periodo. Deve essere incrementato il fondo per il diritto allo studio e va aumentato il numero di studentati pubblici».

A Padova ne stanno sorgendo decine di privati...

«Ma quello è ancora il libero mercato che non dà soluzioni. Anzi, abbiamo visto persino le furbizie di chi mette pure le stanze su Airbnb».

Il nodo chiave però è quello delle risorse: come si recuperano?

«Se la materia è di competenza regionale e si esalta tanto la cosiddetta autonomia, allora Zaia può destinare l’1% del bilancio del Veneto all’edilizia pubblica. Vanno colpite le rendite finanziarie o immobiliari che sono tassate molto meno del lavoro dipendente e dei pensionati. I fondi si recuperano: è una scelta politica».

La Cgil dialogherà con le istituzioni e le associazioni datoriali?

«Noi abbiamo in mente un percorso di mobilitazione sul tema che avvieremo nei prossimi mesi. Ma siamo prontissimo a un dialogo serio, che guardi davvero alla soluzione del problema».