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Al Pronto soccorso di Padova è boom di accessi: «Casi sempre più complessi»

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«Un Pronto soccorso sempre più “sociale”, dove gli accessi aumentano perché le persone non trovano risposte sul territorio, casi sempre più complessi da gestire e - dal post Covid - un incremento di disagio dovuto a consumo di alcol e sostanze stupefacenti»: è la fotografia in pillole che il direttore Vito Cianci delinea del Pronto soccorso centrale dell’Azienda Ospedale-Università di Padova.

Il presidio dell’Emergenza-Urgenza sta volando verso i 100 mila accessi entro la fine di quest’anno, segnando un vero record che suggella una crescita esponenziale dell’attività registrata negli ultimi anni. Necessità assistenziali che aumentano e strutture che devono essere adeguate: da qui il progetto di ampliamento con la nuova area per l’Osservazione Breve Intensiva (Obi) in fase di realizzazione proprio sopra il Pronto soccorso.

I numeri del Pronto soccorso

Come in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria, l’era del Covid fa un po’ da spartiacque: ci sono un prima, un durante e un dopo che messi a confronto danno la misura di come siano cambiate le dinamiche, dal punto di vista quantitativo ma anche qualitativo.

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A raccontare i numeri del Pronto soccorso centrale è lo stesso direttore Cianci: «Nel 2019- pre-Covid - ci siamo attestati su 91.861 accessi complessivi. Il 2020, anno del Covid, siamo scesi a 68.654 e l’anno successivo è iniziata la ripresa, arrivando a 83.320». Era solo l’inizio di quella che oggi assume le misure di una crescita esponenziale: «Nel 2022» la conferma di Cianci, «abbiamo accolto 95.627 persone, e duemila in più l’anno scorso, quando sono state 97.598. Quest’anno, da gennaio ad agosto, abbiamo raggiunto 66.945 accessi, un dato che ci fa ritenere di sfondare quota 100 mila entro la fine dell’anno. Questi dati mostrano con evidenza l’aumento rispetto al periodo pre-pandemico. Quest’anno in particolare abbiamo assistito a dinamiche inedite, in cui, per esempio, nemmeno nella stagione estiva - e in particolare prima e dopo Ferragosto - si è registrato il fisiologico e “tradizionale” calo di accessi».

«A fronte di un’attività che aumenta di mole» appunta Cianci, «la stessa Regione Veneto ha aperto un tavolo per rivedere alcuni parametri, in particolare relativi al personale». Nel medesimo processo di crescita si inserisce la necessità di adeguare gli spazi del Pronto soccorso per cui molto è già stato fatto ma altro rimane da fare e la nuova Obi al primo piano va proprio in questo senso.

I pazienti

Il Pronto soccorso è per definizione la prima linea dell’assistenza e oggi più che mai, con i servizi territoriali spesso in difficoltà e i medici di medicina generale che scarseggiano, è sempre più il punto di riferimento per chi accusa un problema di salute, indipendentemente dall’emergenza.

«In questo senso parliamo di Pronto soccorso “sociale”» conferma Cianci, «perché molti pazienti che vediamo si rivolgono a noi perché non hanno altri riferimenti sul territorio. E parliamo per lo più di persone anziane con quadri complessi, nelle quali il malanno del momento si somma a patologie croniche. Poi- un fenomeno che si è acuito molto dopo il Covid - arrivano molti giovani in preda agli effetti di alcol o sostanze stupefacenti e molti di questi necessitano di un supporto psicologico-psichiatrico tanto che abbiamo allestito un ambulatorio dedicato. Infine» prosegue il direttore del Pronto soccorso, «non possiamo non sottolineare - e anche in questo caso con un acuirsi nel post -Covid - come anche le persone che si presentano relativamente tranquille - senza distinzione di età, sesso, etnia o condizione sociale - con sempre più facilità si lascino andare ad aggressioni verbali e vere intemperanze nei confronti degli operatori».

La squadra

Con 30 dirigenti medici specializzati, quello di Padova è uno dei pochissimi Pronto soccorso a non avvalersi di personale medico fornito da coop o medici gettonisti: «Il contesto in cui operiamo, di un ospedale hub, accresce la nostra attrattività» rileva Cianci, «e questo è un segnale molto positivo». Completano la squadra 65 infermieri, 15 operatori sociosanitari e due assistenti amministrativi.