Moussa Sangare è un serial killer? Quali sono i delitti irrisolti nella zona. Spunta anche la pista inglese
Moussa Sangare è un serial killer? Secondo la pista indicata dal settimanale Giallo, “il profilo di Moussa Sangare, l’assassino reo confesso di Sharon Verzeni, è quello tipico del serial killer. Per questo ora gli inquirenti riapriranno alcuni casi simili, rimasti irrisolti, nella bergamasca e nel milanese. Moussa potrebbe aver già ucciso. Ora i familiari di Gianna del Gaudio e di Daniela Roveri, due donne accoltellate a morte entrambe nel 2016, prese alle spalle dall’aggressore, aspettano che il Dna di Mousse venga confrontato con quello ignoto trovato sulle due scene del crimine”, aggiunge ancora la rivista di Cairo Editore. “Ma altri casi sono ora al vaglio degli inquirenti – si spiega – Dice la criminologa Roberta Bruzzone: ‘Il fatto che Sangare non sappia individuare una motivazione non deve stupire: il movente è da ricercare nel bisogno irrefrenabile di scaricare angoscia e frustrazione’. Un’angoscia che a detta della famiglia di Sangare, durava da molto tempo. L’angoscia da cui i serial killer cercano di liberarsi, uccidendo”.
Moussa Sangare serial killer? Potrebbe attivarsi Scotland Yard
“L’assassino di Sharon Verzeni – ricorda il settimanale – ha tenuto l’arma come ‘souvenir’, per ricordarsi dell’omicidio. Ha agito per il puro impulso di uccidere, senza un motivo. Ha scelto una vittima a caso. Teneva in casa una sagoma con un volto umano per esercitarsi con il coltello. A maggio aveva provato ad accoltellare la sorella Awa, sempre con lo stesso modus operandi: l’ha aggredita di spalle mentre ascoltava la musica. Proprio come ha fatto con Sharon”.
A Suisio, chiunque abbia conosciuto Moussa Sangare concorda sul fatto che il suo viaggio in Inghilterra abbia segnato un netto cambiamento nella sua vita.
A quanto sembra il soggiorno all’estero, dove lavorava come lavapiatti, potrebbe aver trasformato completamente il suo carattere e comportamento. Non è escluso che anche Scotland Yard venga coinvolta nella vicenda, attingendo ai delitti irrisolti e ai casi di accoltellamento nelle zone dove ha soggiornato.
Come riportano alcuni quotidiani, il killer reo confesso ha messo a verbale durante l’interrogatorio di convalida davanti al gip di Bergamo Raffaella Mascarino che la ragazza ha urlato, “chiedendo perché e dicendo ‘sei un codardo, sei un bastardo’. Poi – ha aggiunto Sangare – ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato”. Il 30enne è stato trovato con in tasca un foglietto scritto a penna con appunti riguardanti un omicidio commesso da un nigeriano di nome Moses a Venezia nel 2021. “Non so perché avessi quel biglietto – ha detto -, ero interessato a questa notizia. Guardo polizieschi e sono interessato a casi dove l’assassino utilizza coltelli”.
I casi di Gianna Del Gaudio e Daniela Roveri
È da poco passata la mezzanotte tra il 26 e il 27 agosto del 2016 quando, Gianna Del Gaudio, insegnante in pensione, madre di due figli, viene uccisa nella sua villetta di Seriate, a una manciata di minuti da Bergamo, dopo una cena di famiglia in giardino. Particolarmente cruenta la dinamica del delitto: sgozzamento. Arma, un taglierino affilato.
Sotto la lente dai primi istanti, il marito, Antonio Tizzani, ex ferroviere in pensione con il quale la vittima aveva un rapporto di lunga data che secondo alcune indiscrezioni voleva interrompere. Le indagini sono faticose, ma gli inquirenti sono ben focalizzati sulla pista del coniuge e la percorrono fino al rinvio a giudizio. Intanto, un altro episodio di cronaca accende le luci sulla Bergamasca.
Sono le 21 del 20 dicembre del 2016, Daniela Roveri viene uccisa nell’androne del palazzo dove abita con la madre, al numero 11 di via Keplero a Colognola, zona residenziale di Bergamo. Quarantotto anni portati con sobria eleganza, tranquilla, riservata, Daniela è dirigente della Incra Italia di San Paolo d’Argon, un’azienda di prodotti di ceramica. Parcheggia l’automobile nel posteggio a pochi metri dal condomino. È in agguato qualcuno animato da una fredda volontà di uccidere. Colpisce con precisione chirurgica. Un solo fendente, profondo, alla gola della donna, aggredita alle spalle e immobilizzata. Senza rumore. Senza un testimone. E anche in questo caso le analogie con il delitto di Sharon balzano agli occhi.
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