La scuola nella Marca inizia con novecento richieste di supplenza
Novecento posti vacanti fra i docenti (di cui 250 nel sostegno) e 324 fra gli Ata: dovranno essere coperti tutti da supplenti. È la fotografia del precariato nelle scuole trevigiane a sette giorni dalla prima campanella, fissata per l'11 settembre.
A scattarla è la Cisl alla partenza un anno scolastico che evidenzia, sempre di più, l'impatto della denatalità: 2.457 alunni in meno (un quarto di quelli persi in totale in Veneto, è la provincia con più difficoltà) e 77 classi cancellate rispetto a dodici mesi fa.
Una diminuzione degli studenti che si accompagna alla cronica necessità di dover riempire all'ultimo le cattedre vuote.
Cattedre senza docenti
«Siamo alle solite e in ritardo su tutto, le segreterie sono già in affanno», attacca Anna Lucia Tamborrini, segretaria Cisl Scuola Treviso-Belluno, «arriviamo anche quest'anno alla prima campanella con molti disagi: cattedre senza docenti, istituti senza dirigenti titolari e senza direttori dei servizi amministrativi. Le nomine dei supplenti si dovrebbero fare a inizio estate e andrebbe cambiato il sistema di reclutamento: pensare solo ai concorsi è fallimentare, facciamo le assunzioni anche dalla prima fascia dei graduatorie dei supplenti, coem già si fa per il sostegno».
Considerazione che lascia campo a una riflessione più ampia: «La scuola è il settore pubblico con più precariato, il Ministero dell'Economia preferisce risparmiare», incalza, «e la perdita di studenti non deve essere risolta con gli accorpamenti o pensando di tagliare insegnati: è invece l'occasione per eliminare le classi pollaio e ridurre il numero di alunni per classe, magari per allungare il tempo scuola al pomeriggio».
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Tamborrini interviene a margine dell'incontro con le Rsu della scuola, ospitato mercoledì 4 settembre mattina nella nuova sede del sindacato a Fontane, appuntamento previsto ogni settembre prima dell'avvio delle lezioni.
La conta dei problemi
E, come ogni anno, si fa la conta dei problemi della scuola. A cominciare dai dirigenti, visto che il 30% dei 99 istituti trevigiani è senza un dirigente titolare: 23 sono andati infatti a reggenti, ossia presidi che devono giostrarsi su due istituti.
Un incremento delle reggenze dovuto anche all'intervento del Tar del Lazio che sotto Ferragosto ha congelato 519 nomine in tutta Italia (dal concorso riservato a chi si era opposto agli esiti delle selezione 2017) a seguito di un ricorso: oggi è atteso il pronunciamento del giudice amministrativo che potrebbe decidere di sbloccarle o meno.
Nel primo caso, nuovi presidi subentrerebbero agli attuali reggenti: «Se andasse bene, verrebbero assunti nella prima decade di ottobre», sospira la sindacalista. Il quadro si complica fra i docenti: circa 900 caselle vuote, il 10% di quelle totali.
Posti che andranno a supplenti (questa settimana il primo turno di nomine), in attesa delle assunzioni a ruolo previste nei prossimi mesi (entro dicembre). Con buona pace degli studenti che non trovano stabilità e punti di riferimento.
«Penso anche ai fatti di cronaca che continuano a coinvolgere giovanissimi, i ragazzi avrebbero bisogno di stabilità a livello di docenti, trovando in loro figure di riferimento», sottolinea Tamborrini, «il Mef autorizza purtroppo la copertura a ruolo di meno del 50% dei posti vacanti».
Altro nodo critico è quello degli Ata (bidelli, assistenti tecnici, segreteria): 324 posti vacanti e 157 immissioni a ruolo. «Non dimentichiamo il lavoro sommerso del docente: spesso si ritrovano a fare il lavoro di due docenti, perché gli organici sono ridotti.
E può capitare che il docente di sostegno debba tenere in via provvisoria una classe, perché il titolare è temporaneamente assente», conclude Tamborrini.