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Nuovi turni di lavoro e reperibilità, infermieri sulle barricate

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Non ne vogliono sapere dell’uscita posticipata di un’ora, alle 21, gli oltre 600 operatori socio sanitari e infermieri delle sale operatorie; né dell’introduzione di turni da 12 ore i circa 150 tecnici, oss e infermieri dei servizi di Radiologia: la stragrande maggioranza di questi 750 “angeli” del policlinico universitario e del Sant’Antonio è contraria alla riorganizzazione dei turni e orari di lavoro delle piastre operatorie proposta della direzione strategica.

Ventilata ad aprile e prevista da ottobre, la novità è sul tavolo di una trattativa contesa tra Azienda e sigle sindacali. «Se il progetto diventa esecutivo, molta parte del personale si dimetterà: servono incentivi e tutele», è l’allerta gridata ieri da Funzione pubblica Cgil, in presidio fuori dal policlinico.

La replica di Dal Ben

«Il riassetto mira a ridurre il numero delle pronte disponibilità assegnate al singolo dipendente e le relative chiamate nel rispetto delle previsioni contrattuali vigenti. Il tutto nell’ottica di un miglioramento del benessere organizzativo dei dipendenti», assicura il direttore generale dell’Azienda ospedaliera – Università Padova Giuseppe Dal Ben.

Perplesso della mobilitazione per un nulla di fatto, il dg punta all’intesa e ricorda che ogni decisione può essere ritirata in futuro.

La protesta degli infermieri padovani si inserisce in un quadro di disagio diffuso a livello nazionale, reso tale da un lavoro sempre più complesso con retribuzioni tutt’altro che appaganti.

Le iscrizioni alla facoltà di Infermieristica a Padova sono in calo (oggi si svolge il test per i 150 posti disponibili in città), mentre i sindacati rilevano un aumento di dimissioni tra i lavoratori. In testa i giovanissimi che virano su libera professione e settore privato. «Le Professioni sanitarie perdono attrattiva», denunciano la segretaria generale di Fp Cgil Alessandra Stivali, e il segretario provinciale Alfredo Sbucafratta.

Sala operatoria a Radiologia

Intanto a Padova, in cinque assemblee, Cgil ha raccolto il malcontento rispetto alla riorganizzazione ipotizzata. Ma cosa prevede? Tra le 20 e le 21.30 si concentrano più interventi chirurgici, da ciò l’intenzione dell’Azienda di ritardare l’uscita dei lavoratori (posticipando l’ingresso) per evitare di abusare di chi è in reperibilità.

«Questa problematica riguarda unità operative specifiche, come quella Trapianti, e solo lì ha senso intervenire», nota Sbucafratta. «Prolungare gli orari, penso anche ai turni da 12 ore spalmati in Radiologia, spesso sovraccarica per i servizi richiesti dal Pronto soccorso, rende un inferno conciliare vita e lavoro per i dipendenti già stressati – rileva Stivali – così come lasciare o raggiungere il luogo di lavoro a causa del traffico. Perché non assumere di più?» .

Sos infermieri

Il percorso di studi è in discesa, lenta ma inesorabile, a Padova quanto nelle altre 40 facoltà di Infermieristica italiane. «Tra le professioni sanitarie quella dell’infermiere è forse la più fragile e bisognosa di garanzie», evidenzia Fp Cgil.

I posti disponibili per il 2024-2025 sono 20.714 a livello nazionale, 21.250 le domande pervenute, quando nel 2010 erano state 46.281.

Dalle 282 pre-immatricolazioni registrate lo scorso anno a Padova si è scesi a 268 in vista del prossimo. «Di poco, ma in parallelo fioccano sempre più dimissioni – evidenzia Sbucafratta –. Se in Veneto servono in media 1.900 infermieri l’anno ma i laureati sono 1.300-400, il nostro territorio rispecchia il disagio».

Le cause

Insoddisfazione professionale e salariale. «La paga base di un infermiere è 1.500 euro mensili, con scatti fino a massimo 1.700 in 40 anni di carriera (gli operatori socio sanitari partono da 1.300 euro e arrivano a 1.500) – chiarisce il sindacato –Non reggiamo il paragone con l’estero. I giovani che non scappano, intraprendono fanno i liberi professionisti o passano al privato».

Incentivi

Tra le proposte alloggi agevolati e vicini all’ospedale per i dipendenti, e pass per i parcheggi a chi in reperibilità ha 30 minuti per raggiungere la corsia. «Doveroso se si vuole davvero cogliere l’invito della Regione che chiede alle aziende di contrastare l’esodo del personale», ricorda Stivali.