Escluse le scintille dalla ferrovia: l’incendio al Lisert è partito dalla Sr 14
MONFALCONE Dall’asfalto. Più dettagliatamente: dalla Strada regionale 14. È dallo svincolo dell’A4, grossomodo davanti a Pneusystem, la rivendita specializzata nello smercio di copertoni in via Cesare Augusto Colombo, che il fuoco ha iniziato sabato, dopo le 14, a propagarsi. E quindi a divorare per ore erba, arbusti, pini e radure nella sua macabra, vorace corsa sul Carso, sospinta dal vento. Oltre 30 ettari inceneriti, lambendo macchie ch’erano scampate al flagello del 2022. Un altro, ulteriore scempio: il nero letale che ruba la scena al vivifico verde.
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Ed è proprio il punto di origine del fuoco, la Sr 14, a tagliare automaticamente fuori, dalla rosa di possibili responsabilità, la linea ferroviaria, con l’annessa ipotesi delle scintille da attrito dei freni, perché situata decisamente più a monte. Si spalancano allora, in assenza di fulmini o altre palesi cause accidentali, inquietanti interrogativi.
C’è un intervento antropico – l’uomo – dietro l’ennesimo martirio sulle pendici carsiche? «Non v’è prova del contrario – risponde Paolo Benedetti, direttore dell’Ispettorato forestale di Trieste e Gorizia – e per questo motivo la pista colposa o dolosa resta plausibile, sulla scena dell’ultimo incendio». I Vigili del fuoco ribadiscono che gli accertamenti sono ancora in corso, senza escludere alcuno scenario. S’è riscontrata, tuttavia, almeno un’altra anomalia in questi giorni, confermata ieri dalla Forestale.
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Domenica a un certo punto il fuoco è divampato in una zona esterna al perimetro di tracciamento del rogo. Fatto non plausibile con eventuali fenomeni di “pirolisi” (una propagazione attraverso le radici di alberi, che “cova” nel sottosuolo) né riconducibile a quello che in gergo pompieri e volontari chiamano spotting fire, una conduzione tramite tizzoni o cortecce resinose. Tant’è che chi era sul posto, in consistente dispiegamento, non ha saputo darsi una spiegazione.
Da rilevare che nonostante le transenne e i divieti di introdursi nelle aree di bonifica, gli indisciplinati sono stati numerosi. Addirittura, sempre domenica, s’è verificato un tamponamento per “curiosità”: un guidatore distratto da quanto stava avvenendo vicino a lui ha finito per collidere con l’antecedente vettura. Già sabato, poi, dei veicoli si erano introdotti, lato Duino, nell’area off limits, superando all’altezza del baracchino delle angurie le limitazioni poste dai volontari. Mentre ieri alle 9, dalla Forestale, è stato identificato un ciclista che per scattare alcune foto era penetrato nell’area vietata.
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Questo per far capire che una scena di spegnimento non è detto sia frequentata solo dagli addetti ai lavori, ma anche da persone comuni che nel tran-tran dei soccorritori possono non dar nell’occhio. Intanto ieri in serata è stata varata un’ordinanza che chiude per una settimana il tratto dello svincolo, impedendone l’accesso, al fine di condurre il taglio degli alberi incendiati, per favorire pulizia e sicurezza. Ieri pomeriggio, infatti, il fuoco ha ripreso forza lungo il sentiero Cai 83. Si pensava di dismettere il campo base, ieri mattina. Resterà invece operativo.
L’incendio ha tenuto l’abitato del rione Romana Solvay col fiato sospeso. Pure la scorsa notte si sono susseguite telefonate di cittadini allarmati dalla persistenza dell’acre odore di fumo. In quel preciso frangente, il fuoco non covava più sotto le ceppaie, ma la paura ormai serpeggia. Il 2022 ha funto comunque da banco di prova: se stavolta l’incendio non è dilagato lo si deve all’invio massiccio (e da subito) di tutti i mezzi disponibili. L’unica strategia, del resto, la mobilitazione generale. Per lasciar distanti le lingue di fuoco dalla centrale di distribuzione del gas. Diversamente, il caos.