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Сентябрь
2024

Peronospora, una vendemmia dimezzata. Gli esperti: per l’Oltrepo flagello storico

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MORNICO LOSANA. La peggior vendemmia di sempre in Oltrepo: alla fine della raccolta delle bianche, ma soprattutto delle rosse, mancheranno all’appello dei bilanci territoriali tra i 300 e i 400mila quintali d’uva. Ma c’è chi teme di più. Colpa della peronospora (in particolare) e dell’oidio malattie provocate da due funghi, infezioni scatenate dalle piogge monsoniche dei primi mesi dell’anno. «Una cosa mia vista: anche i più vecchi lo dicono. Si va verso un taglio del cinquanta per cento della produzione», afferma Nicola Parisi, agronomo della Cantina Terre d’Oltrepo, già direttore della Coprovi di Casteggio (che si occupa di previdenze e monitoraggio delle avversità viticole).

«Flagello epocale»

«I novecento millimetri d’acqua caduti quest’anno non hanno precedenti – aggiunge –. Le piogge continue hanno favorito lo sviluppo delle infezioni. Nei terreni ci sono da sempre le spore dei funghi che provocano la peronospora e l’oidio. Ma quest’anno si è scatenata la tempesta perfetta: ovvero forte umidità nel terreno e la pioggia che ha trasportato le spore a contatto delle viti. In passato si agiva con i soliti trattamenti, ma, quest’anno, il farlo è diventato complicato, complici i terreni fangosi. Se, poi, consideriamo le colture biologiche dove si usano preparati a base di rame e zolfo, questi venivano trascinati via dall’acqua».

Parisi ha osservato in un vigneto campione gli effetti di questo “tsunami biologico”: terreno non trattato per studiarlo, il 16 maggio i segni della peronospora, tre settimane dopo l’intero vigneto era stato colpito. Vendemmia zero: è quello che sta capitando soprattutto nei vigneti delle rosse e, nello specifico, nei 12.500 ettari di croatina, la base della bonarda. Fatto storico. Prima di quest’anno, la peronospora aveva colpito duro nel 2008. «Ma la pioggia – rileva l’agronomo – era caduta per 40 giorni e 40 notti, concentrata: si era fatto in tempo a limitare i danni. Ma quest’anno... mai visto una cosa del genere». Negli annali, si legge del disastro produttivo da peronospora, tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento. Siamo tornati ad allora: metà vendemmia “bruciata”.

Danno del 50%

«Ma il danno produttivo sarà anche più del 50 per cento, in alcune aree sarà anche dell’80 per cento – annota Luigi Defilippi, agronomo della Coprovi –. Con i grappoli a terra c’è chi rinuncerà a raccogliere l’altra». E contro i danni da peronospora e oidio non ci si può assicurare. «Sono malattie e non avversità – spiega il tecnico Coprovi –, le compagnie presumono che si possa prevenirle». Già: ma se l’anno scorso, di trattamenti ne bastavano sette a vigneto, l’effetto clima impazzito, li ha fatti almeno raddoppiare. E chi non è riuscito a utilizzarli, entro cinque giorni dalle piogge, ha pagato dazio.

«Almeno la Regione riconosca le spese dei trattamenti», aveva detto qualche giorno fa Ilaria Rosati, sindaca di Mornico che, alla testa di altri 16 primi cittadini, ha inviato una lettera-appello alla Regione. Nei loro Comuni, vendemmia al lumicino. «Per ora nessuna risposta – dice –, ci aspettiamo di essere convocati per spiegare cosa sta capitando». Forse si potrebbe aggiungere la testimonianza del viticoltore di Stradella che, domenica, nel bar di fronte alla chiesa, a chi gli chiedeva se sta raccogliendo, lui rispondeva allargando le braccia: «Raccogliere, cosa?».