X ha pubblicato documenti secretati svelando l’identità di alcuni utenti
Il paladino del free speech ha deciso di svelare l’identità – probabilmente senza chiedere il loro permesso – di chi si cela dietro i sette account che, a oggi, rappresentano la causa del blocco di X in Brasile. Nella sua smania di gridare al complotto, infatti, Elon Musk ha chiesto al suo staff di creare un account denominato “Alexandre Files” (come abbiamo spiegato in un precedente approfondimento), con l’intento di rendere pubblici i documenti del contenzioso e dell’indagine – condotta dal giudice della Corte Suprema brasiliana Alexandre de Moraes – in corso contro la piattaforma. Nel farlo, c’è stato anche un cosiddetto “doxxing” di X.
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Piccolo riassunto prima di iniziare. Il Tribunale supremo del Brasile, nella persona del giudice Alexandre de Moraes, ha aperto un’indagine contro X per la mancata rimozione di sette account, giudicati rei di aver diffuso contenuti violenti e fake news nel corso delle ultime elezioni Presidenziali. Si tratta di profili legati all’estrema destra brasiliana e che hanno sostenuto la rielezione (mancata) del Presidente uscente Jair Bolsonaro. All’inizio la piattaforma – come accaduto in altre occasioni e in altri Paesi (come in Turchia) aveva dato seguito alla richiesta del giudice brasiliano, prima dell’intervento di Elon Musk che ha fatto riabilitare quei sette account, aprendo le danze delle polemiche. Poi la decisione – arrivata a metà agosto, di chiudere gli uffici di X in Brasile, cancellando – di fatto – la rappresentanza legale nel Paese. Da qui la richiesta all’azienda di rendere noto il nome di un rappresentante legale entro la mezzanotte tra giovedì e venerdì scorsi, il rifiuto di Musk di procedere in quella direzione e l’ordine esecutivo del giudice (che dovrà essere confermato dalla Corte Suprema) di bloccare la piattaforma in Brasile.
Doxxing di X su sette account brasiliani
E proprio mentre accadeva ciò che è successo nelle ultime ore, su X è comparso un account (con bollino dorato, simbolo dell’affiliazione a X su X) che ha iniziato a condividere alcuni documenti (legali) riservati. Tra questi, abbiamo trovato anche il seguente.
Si tratta di un documento riservato inviato agli uffici di X in Brasile ad aprile, all’inizio di questa indagine. Giornalettismo ha deciso di oscurare i nominativi presenti, in quanto vi era un riferimento diretto al nome utente collegato all’identità reale di chi utilizzava questi profili. Anzi, in un altro post è stato pubblicato anche un altro documento in cui vengono svelati anche altri dettagli (la professione o il ruolo nella società civile, per esempio) relativi a queste persone. Invece, X ha pubblicato tutto integralmente, mostrando i nomi. Si tratta, dunque, di quello che in gergo viene definito “Doxxing” di X, ovvero la condivisione dei documenti in cui sono presenti dati altrui.
E non è la prima volta
Una pubblicazione coatta di documenti riservati che non è un unicum. Prima della nascita dell’account “dorato” Alexandre Files, c’è stato un altro profilo affiliato a X ad aver fatto la stessa cosa. Era il 14 agosto scorso, quando il profilo “Global Government Affair” – la “voce” del team degli Affari governativi Globali di X – pubblicò quello stesso documento, con i nomi degli account e l’identità degli utilizzatori di quegli stessi account in bella vista.
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