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Сентябрь
2024

La Pordenone degli anni Cinquanta rivive in un vecchio quaderno: la città di allora vista con gli occhi di un bambino

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Pordenone come la vedeva nel 1957 un bambino di 9 anni. È tutto scritto, con inchiostro e pennino, nel quadernone a righe dell’alunno Nico Nanni, all’epoca in quarta elementare con il maestro Guido Zucchiatti alla Giovanni Antonio di via Bertossi.

Ora, quell’alunno ha i capelli bianchi, ma frugando nei cassetti di casa – dove raramente si trova quel che si sta cercando – si è visto catapultare indietro di 67 anni. Imbucato dove nessuno se l’aspettava, è infatti spuntato fuori il quadernone, e assieme a esso tanti ricordi e un po’ di nostalgia. Quindici facciate, una ricerca in tre puntate, corredata di svariate cartoline dell’epoca. Meritava di tornare nell’oblio? No, e così lo si è sfogliato assieme.

Un amarcord che ha riportato Nico Nanni – pordenonese per nascita e residenza, giornalista in quiescenza, cultore di tutto ciò che è arte, musica, storia – a quegli anni Cinquanta nei quali la città era ancora un bel paesotto.

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«Pordenone a quel tempo era completamente diversa dall’attuale, sia per dimensioni sia per mentalità. La città – racconta sfogliando le pagine scritte a inchiostro nero – si riduceva in pratica a corso Vittorio Emanuele e corso Garibaldi. I quartieri periferici come Borgomeduna, San Gregorio o Torre, per non parlare di Vallenoncello, erano considerati molto distanti dalla città, in pratica entità separate. Ero un bambino, ma dai discorsi degli adulti percepivo queste differenze. Poi, negli anni Sessanta, le cose hanno cominciato a cambiare con il grande sviluppo industriale».

«La ricerca era un compito per casa – ricorda Nico Nanni – che dovevamo svolgere in tre puntate. Sembra passata un’eternità, ma quella volta l’unico modo per trovare informazioni era appoggiarsi a un adulto, in quel caso – rammenta – a mia sorella, più grande di me di qualche anno, e trovare enciclopedie o guide che potessero aiutare. E infatti in mezzo al quadernone ho trovato una copia della “Guida illustrata di Pordenone - Note d’arte e di storia”, “terza edizione notevolmente accresciuta”, scritta da Vincenzo Muzzatti e pubblicata nel 1956 da Edizioni Portusnaonis. A dire il vero, anche se “notevolmente accresciuta”, di pagine la guida ne conta pochine, ma di Pordenone, almeno all’epoca, evidentemente tanto da dire ancora non c’era».

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«Me la sono cavata in un mesetto – ricorda ancora – perché la ricerca era un extra, rispetto ai compiti che il maestro ci dava da fare a casa giorno per giorno. Durante le elementari, prima abitavo in corso Garibaldi, poi ci siamo trasferiti in piazzetta Cavour. I primi tre anni li si frequentava alla scuola Gabelli. Dopo di che, passati gli esami di terza elementare, gli ultimi due li si faceva alla Giovanni Antonio in via Bertossi, dove adesso ci sono alcuni uffici comunali. Abitando in centro – racconta – non avevo tanta strada da fare, ma quello che ricordo bene era che ogni mattina incrociavo il carro trainato da cavalli della ditta Santarossa, che andava a consegnare le merci ai vari negozi. Dopo di che si entrava in classe e un altro rito era quello del bidello che arrivava con bidoncino e mestolo per riempire d’inchiostro i calamai, all’epoca inseriti nei lunghi banchi di legno».

Ai ricordi di Nico Nanni fanno eco le cartoline della Pordenone dell’epoca incollate sulle pagine del quadernone, «tassativamente acquistate da Sacilotto, che a quel tempo aveva il negozio in corso Vittorio Emanuele. Nel locale all’ingresso c’era la cartoleria e tutto quanto serviva per la scuola, nello spazio oltre c’erano i giocattoli. Ricordo che, all’avvicinarsi della ricorrenza di Santa Lucia, esponevano i giocattoli in lunghe fila, così da permettere a noi bambini di guardarli da vicino e poi scrivere nella letterina alla Santa quali avevamo scelto».

Se nel 1957 i doni scelti da Nico Nanni siano davvero arrivati non se lo ricorda nemmeno lui. Sotto gli occhi è invece la valutazione del maestro Zucchiatti di quanto fece da alunno in 4ª B: “Il lavoro di ricerca merita l’elogio”.

Altrettanto dicasi per questo bel rivangare tra i ricordi della Pordenone di un tempo.