Ucciso a botte, ci sono anche segni di strangolamento: fratello e amico si incolpano l’un l’altro
CILAVEGNA. Si accusano a vicenda, ciascuno riversando sull’altro le colpe del delitto. Anche per questo la pm Valentina Terrile, titolare del fascicolo per l’omicidio di Giuseppe Sgroi, il 54enne ammazzato di botte nella sua casa di via Dei Mille a Cilavegna nella notte tra martedì e mercoledì, ha disposto la detenzione in due carceri diversi, al Piccolini e a Torre del Gallo, in modo da impedire ogni tipo di contatto tra i due indagati: il fratello della vittima, Massimo Sgroi, 52 anni, e Giuseppe Di Stefano, 34 anni, l’uomo che era uscito dal carcere un paio di mesi fa e che la vittima, in nome di un’amicizia di lunga data, aveva deciso di ospitare in casa sua un paio di mesi fa.
I rapporti tra il 52enne e l’ospite non erano buoni. «Quello mi ha ammazzato il fratello», ha continuato a ripetere alla pm Massimo Sgroi durante il primo interrogatorio in caserma, subito dopo i fatti. Di Stefano non ha risposto alle domande della magistrata, ma ha rilasciato alcune dichiarazioni per accusare, a sua volta, il fratello della vittima.
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Interrogatorio e ipotesi perizia
Oggi potranno ancora ribadire la loro versione o precisare meglio come sono andati i fatti nell’interrogatorio previsto in tribunale per entrambi, davanti alla giudice Maria Cristina Lapi, tra le 9.30 e le 11.30. Per Massimo Sgroi l’avvocata difensore Valentina Zecchini Vaghi chiederà, in questa occasione, una perizia psichiatrica: «Ritengo sia da accertare la condizione generale del mio assistito e lo stato in cui si trovava al momento del fatto».
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La gip nell’udienza di convalida deve pronunciarsi sulla richiesta della pm, che vuole la custodia in carcere per entrambi gli indagati. Il ruolo di ciascuno deve essere chiarito, ma tutti e due, quando i carabinieri del nucleo operativo Radiomobile di Vigevano sono entrati in casa, avevano tracce di sangue sui vestiti e graffi sulle mani e sulle braccia, segni forse di una colluttazione. Di certo in casa, come confermato dallo stesso Massimo Sgroi, c’è stata una discussione dopo cena.
Il pestaggio mortale
L’unica certezza, per ora, è che Giuseppe Sgroi, operaio alla piazzola ecologica di Cilavegna, è morto per le botte ricevute. Gli operatori del 118 e poi i carabinieri lo hanno trovato senza vita sul pavimento della cucina, con il volto insanguinato e segni di strangolamento sul collo.
Qualche ora prima l’uomo aveva mangiato insieme al fratello e all’amico. A un certo punto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, è scoppiato un litigio, per motivi legati alla convivenza, negli ultimi tempi diventata più difficile. Due settimane fa nella casa c’era già stato un intervento dei carabinieri. Stavolta la discussione è degenerata. La vittima è stata presa a pugni e colpita in pieno volto, più volte. Un pestaggio violento. La dinamica dell’aggressione, al di là delle accuse reciproche tra i due uomini presenti nella casa oltre alla vittima, è ancora tutta da chiarire.