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Август
2024

Elezioni regionali in Veneto, Crisanti: «Subito un candidato per il Pd, se serve io ci sono»

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«Nervosismo e incertezza regnano sovrane tra le forze di maggioranza, a livello nazionale ma anche in Veneto. Le regionali sono ormai alle porte. Penso che il Pd debba riflettere urgentemente sull’opportunità di trovare un candidato credibile per raccogliere quanti più voti possibile».

Andrea Crisanti, scienziato e ora anche senatore del Pd, sente l’odore della battaglia e non c’è dubbio che sarebbe pronto a combatterla. Del resto, il professore giunto dall’Imperial College di Londra e diventato famoso durante la pandemia, non ha mai rinnegato la sua indole battagliera.

Tra le varie ipotesi che circolano nel campo progressista in una regione tradizionalmente vocata al centrodestra, c’è anche lui. Magari sarà come il calcio d’agosto, ma intanto se ne parla.

Senatore, dica la verità: si sta proponendo come candidato del centrosinistra alle regionali in Veneto?

«Se dalle primarie dovesse uscire il mio nome, mi impegnerò fino allo spasimo. Ma fare campagna elettorale all’ultimo mese significa perdere e io non sono votato al suicidio».

Perché le piacerebbe candidarsi?

«Perché sono stanco di sentire questa verità di regime qua in Veneto».

Ma lei che per tutta la vita ha fatto lo scienziato cosa può dare a una regione come il Veneto?

«L’85% del budget delle regioni è destinato alla sanità ed è un ambito che io conosco bene, con i suoi pregi e i suoi difetti. Penso che porterei determinazione, competenza e anche coraggio. Vorrei ricordare che sono l’unico che ha avuto il coraggio di contraddire Zaia da dipendente della sanità veneta».

Cosa farebbe per la sanità?

«Per prima cosa romperei il cordone ombelicale tra politica e sanità. Vorrei dirigenti nominati da una commissione indipendente dal potere politico. Vorrei dirigenti che mi sapessero dire anche no. Questa sarebbe la mia più grande battaglia, perché credo sia il male che affligge la nostra sanità».

Lei crede in un campo largo che riunisca tutte le forze progressiste?

«Penso debba essere proprio questo l’obiettivo del Pd. Ogni volta che personalismi hanno la meglio noi tradiamo le persone che dovremmo tutelare».

Quindi sarebbe disposto a sedersi a un tavolo con i 5 Stelle?

«Abbiamo tante cose in comune. Dobbiamo mettere da parte gli errori del passato e ripartire insieme per non fare regali alla destra».

Sembra davvero una candidatura la sua.

«Io non mi sto candidando, è tutto in fase embrionale. Penso solo che sia un’occasione da non perdere perché il centrodestra in Veneto è spaccato. Alla Lega converrebbe perdere contro di noi che vincere con FdI: non toccherebbero più palla per sempre».

Sarebbe disposto anche a fare un accordo con Forza Italia?

«Io voglio rubare i voti a Forza Italia, perché quelli sono elettori moderati, non estremisti».

Non pensa che in Veneto sarebbe visto con una certa diffidenza un candidato presidente con l’accento romano?

«Quando una persona pensa, pensa senza accento. Io sono un appassionato di storia e quello che posso dire è che conosco la storia del Veneto molto bene. In caso ci fosse convergenza sulla mia candidatura, una promessa elettorale posso farla subito: mi impegno a imparare il dialetto veneto».