Il ritorno di Renzi vuol dire suicidio certo per il Pd. Come può permetterlo Schlein?
Nella letteratura giallista che si rispetta, il maggiordomo assassino torna sempre sulla scena del delitto per apporre la propria firma autografa. Come i bulli adolescenziali di oggi, l’assassino deve avere certezza che tutti sappiano riconoscere l’autore del misfatto. Alla festa dell’Unità di Pesaro, invitato dal suo simpatizzante, ex sindaco Matteo Ricci, Renzi Matteo, il cantore del Rinascimento arabo saudita, ha intonato, pare con discreto successo, il canto del cigno del Pd. Non gli è andata così bene a Modena, seppure da remoto, dove la base non lo vuole proprio, memore del suo passato, che è garanzia del presente.
Fa bene il popolo di Modena a diffidare, a rifiutare, a impedire il suo ritorno, anche se da esterno, nel fantomatico “campo largo”, perché il Saudita di Rignano è come il riccio: all’inizio, chiede solo un angolino, ma finisce per prendersi l’intero spazio e caccia via tutti gli altri. Anche Ulisse si dovette fare legare all’albero di maestra per resistere al canto ammaliatore delle sirene. Renzi è una sciagura, lo fu già per il Pd che distrusse e che ne è ostaggio, ancora oggi. Un terzo, infatti, dei dirigenti del Pd, sono renziani di ferro, a cominciare dal presidente dello stesso Pd (sic!), Bonaccini e l’ex sindaco di Pesaro, cioè Ricci.
Preso atto che il Pd, da almeno 30 anni, ha cessato di essere partito di “sinistra”, per quel che resta, almeno come desiderio, mi auguro che non si lascino ammaliare dal “servo volontario” (Étienne de La Boétie) di Mohammad Bin Salman, squartatore di giornalisti, sfruttatore di schiavi per il Rinascimento arabico-saudita. Renzi non è da meno, avendo, con cipiglio e determinazione, maciullato il contratto dei Lavoratori buttandoli nella melma della ingordigia dei padroni. Fu lui che volle stravolgere a suo vantaggio la Costituzione, ma questa volta per fortuna nostra, gli è andata male. Occorre un criterio netto di discernimento per scegliere con ragion veduta.
Narra la Bibbia nel libro dell’Esodo (3,13-14) che quando Dio si presentò a Mosè, per la prima volta, con un programma di liberazione dalla schiavitù del faraone, Mosè gli chiese il Nome per sapere con chi interloquiva e per riferire al popolo chi lo mandava. Dio rispose con una frase misteriosa “‘eheyeh ‘ashèr ‘eheyeh”, una costruzione sintattica “unica” (un pronome relativo che unisce due verbi!!!), inesistente in qualsiasi altra lingua allora conosciuta. Senza entrare nei dettagli sintattici ed esegetici, vado al sodo volgarizzandolo. Il significato della frase può essere solo uno: “Io sarò chi sono stato”. In altre parole, se vuoi sapere chi sono io adesso, interroga il mio passato. La credibilità di uno passa solo per la credibilità della sua storia e dei suoi comportamenti passati perché sono verificabili.
Matteo Renzi, nel 2016, insieme a Maria Elena, sua musa di Laterina, per ben sette volte in Tv, giurarono e spergiurarono che avrebbero “smesso di fare politica”, se fossero stati sconfitti al referendum costituzionale. Furono sconfitti sonoramente con il 59,5% contro il 40,4%. Gli spergiuri si dimisero solo dal partito non dalla Politica. Addirittura, pur di farsi eleggere, non si candidò nel suo seggio di Arezzo, dove sarebbe stata espulsa a pedate, ma la ninfa Maria Elena si candidò in Alto Adige, con voto di scambio con la Südtiroler Volkspartei. Renzi fece cadere i governi Letta e Conte-II, si vantò di avere eletto il governo Draghi, il peggiore di tutta la storia repubblicana; fu ammiratore di Berlusconi, alleato nel comune di Genova della destra meloniana e salviniana, il suo partito appoggia la riforma della giustizia di Nordio e Casellati e si potrebbe continuare ancora.
Come può pensare Schlein di battere la destra con uno che è più a destra della Meloni? Va bene vincere e battere la destra, specialmente questa destra, rimasugli di fascismo mascherato, ma ardente della fiamma tricolore di Almirante, va bene tutto, Madama la Marchesa, ma non a qualsiasi presso: c’è un limite alla indecenza e alla presa in giro. Se Schlein e il Pd che lei non governa del tutto, vuole suicidarsi per sempre, faccia qualsiasi accordo con Renzi che le porta il 2%, ma perde il 15-20% di voti certi e sicuri.
Se vuole battere la Giorgia-Dio-Patria-Famiglia, faccia un programma di sinistra fondato sui diritti, sui servizi e sul lavoro, tagli le spese militari, renda indipendente la Tv pubblica, rendendola inattaccabile dai partiti, esegua il dettato costituzionale della “tassazione progressiva”, tolga la cittadinanza a chi non paga le tasse (sono la quota sociale per essere soci attivi e passivi dell’Associazione ‘Italia’), ma usufruisce dei servi gratuiti come sanità, scuola e pensioni. Dia incarichi a donne e uomini per titoli di competenza e professionalità, s’impegni a dire sempre la verità al popolo italiano su tutto, senza alcuna riserva. Faccia un programma di “cucitura” del Paese: acquedotti, fibra e metropolitane non solo per le città, ma per tutti i paesi, i borghi, i villaggi sperduti. Lo esige la Carta Costituzione all’art. 3: “Tutti i cittadini sono uguali… la Repubblica rimuove gli ostacoli di ordine economico”. Ponga lo studio della Costituzione come prima materia obbligatoria dalla prima elementare fino all’ultimo Master post-universitario e costituzionalizzi l’obbligo per ogni candidato a cariche pubbliche di superare l’esame di Costituzione, organizzato dalle Università italiane, della durata di tre anni. Come possono i deputati e senatori fare le leggi, se non conoscono la legge fondamentale? Si butti senza esitazione sulla rivoluzione ambientale e climatica e quindi sulla ricerca in ogni direzione, ponendo così le condizioni per il rientro di molti cervelli che hanno abbandonato l’Italia. Affronti con razionalità e lungimiranza le strategie per la gestione migratoria, salvezza del Paese Italia e del suo sistema “welfare”. Ponga mano all’aratro e non si volti indietro, non faccia camarille con nessuno, né con cacicchi, né con ciuci neri, azzurri o a zebre, né con lupi mannari come Renzi che distrugge tutto quello che tocca. Chi si fida di lui è in malafede.
Magari, per uno strano destino o con giunzione astrale, vincerà, dopo un mese, il ganzo di Rignano sull’Arno, sfodererà il suo vizio e sarà sfracello, disfatta e il pupo saudita, finalmente col suo ghigno, godrà della sua ennesima rottamazione, felice di essere rottamato con i rottamati.
Se il Pd dovesse fare qualsiasi alleanza con Renzi, perderà voti, e questa volta per sempre: ne sono certo, perché sono testimone di strada, di confidenze e di discussioni. Moltissimi pidini sono esasperati e arrabbiati. Schlein è avvertita: se uno deve ingoiare Renzi, è meglio strozzarsi con melonia e tutto il suo cucuzzaro che, comunque, da incapaci, cadranno come pere cotte. Al Pd l’ardua sentenza, che poi è limpida e semplice: fuori Renzi, mai Renzi perché sappiamo chi è stato e non possiamo costruire con lui alcun futuro perché “si è chi si è stati”.
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