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Август
2024

Quelli che…l’estate (davvero) difficile? Chiedere a Biden, Macron, Scholz, Starmer e Schlein

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Il tormentone di fine agosto della stampa di opposizione è la fantomatica «estate difficile di Meloni». Siamo a un passo, per caso, da una crisi di governo? Davanti a nuova una crisi economica? A un attacco dei mercati o di un isolamento geopolitico? No, no e ancora no. La realtà, fuori dalla bolla delle redazioni militanti, registra tutt’altro “clima” nei confronti dell’esecutivo di destra-centro: coalizione uscita vittoriosa, senza scossoni, dalle elezioni Europee; ottimi sondaggi al rientro dalle ferie; interlocuzione con Bruxelles serrata sul prossimo Commissario italiano; sostanziale tenuta dei conti e dei confini esterni; crescita corroborata da una bassissima conflittualità sociale; cantiere delle riforme avviato a 360°. Non esattamente il quadro clinico di chi starebbe passando una brutta stagione.

Nel frattempo, fuori dall’ossessione “meloniana” della sinistra, c’è chi davvero sta vivendo un’estate d’inferno. A tutte le latitudini. A partire dal partner più importante d’Occidente: Joe Biden. Bene, il commander-in-Chief della Nazione più potente del mondo, nonché campione del Partito Democratico, è stato clamorosamente “rottamato” per la corsa alla conferma alla Casa Bianca – senza troppi patemi – dall’élite (irriconoscente) del suo stesso partito: la stessa che, per anni e anni, ha fatto finta di nulla, a proposito della tenuta psico-fisica del presidente Usa. Salvo poi, dopo il disastroso confronto con Donald Trump, imporgli un’antidemocratica staffetta con la sua vice Kamala Harris: tanto grigia quest’ultima, nei quattro anni da vice, da risultare “ricaricabile” con qualsiasi programma (persino condito dal «populismo inevitabile») pur di scongiurare il ritorno di Donald Trump.

Da questa parte dell’Atlantico il quadro è a tinte fosche per tanti altri leader del centrosinistra. A partire da Emmanuel Macron. Concluse con l’onta del disastro organizzativo e delle polemiche per la narrazione blasfema e decostruzionista le “sue” Olimpiadi, il presidente francese è alle prese con i pasticci politici interni frutto della sua grandeur. Dopo la batosta subita alle Europee, la scelta spericolata di riportare la Francia alle urne lo sta costringendo a tenere la Nazione in stallo: tutto questo perché, pur di impedire al Rassemblement National di conquistare la guida governo, ha di fatto consegnato la maggioranza relativa (e insufficiente) ai radicali di sinistra de La France insoumise. E adesso non ha idea di come trovare una via d’uscita all’ammucchiata organizzata al secondo turno se non legittimare, alla fine, gli antisemiti di sinistra. O prendere finalmente atto di essere lui l’elemento sconfessato da quasi tutto l’arco politico d’Oltralpe.

Pur con una maggioranza che ancora formalmente lo sostiene, non se la passa di certo meglio Olaf Scholz. Il cancelliere tedesco – l’altro grande sconfitto, con Macron, alle Europee – è alle prese con un vero e proprio incubo: con una Germania in drammatica recessione, con il ritorno del terrorismo islamista e l’avanzata dirompente ad Est di AfD alle prossime amministrative. Per il leader socialdemocratico lo spazio di manovra per cercare di contrastare l’avanzata della destra euroscettica nei Länder si restringe nel cercare di mutuare le politiche del governo Meloni (il modello Albania) con il nuovo premier britannico Starmer. Anche quest’ultimo, nonostante sia appena arrivato, è alle prese con un’estate difficile, condita dalle tensioni anti-islamiste in Gran Bretagna: ed è già finito nell’occhio del ciclone per una serie di misure liberticide contro i cittadini esasperati dal lassismo e dalla non gestione del binomio sicurezza-immigrazione.

In tutto questo: Elly Schlein? A dire il vero non l’ha vista arrivare nessuno. Nemmeno chi si attendeva dalla segretaria «l’estate militante» che lei stessa, per la seconda volta, aveva assicurato: niente da fare nemmeno quest’anno. Ma se per la leader del Nazareno le ferie lunghe sono “sacre” (riapparirà solo oggi alla Festa dell’Unità), il cantiere del suo campo largo effettivamente non ha conosciuto sosta estiva. Ma mal gliene incolse: perché lo “spettro” di Matteo Renzi ha infestato i lavori e lacerato ulteriormente una compagine che si è già frantumata a Bari e fatica maledettamente ad unirsi in Liguria sulla figura di Andrea Orlando. Segno che da quelle parti sono avanti: pronti a complicarsi pure l’autunno.

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