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Август
2024

Droni, allerta del Parco d’Ampezzo: «Fauna a rischio»

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«I droni non sono solo un problema per l’elisoccorso, ma anche per la fauna del territorio». A dirlo è Michele Da Pozzo, direttore del Parco Naturale di Cortina d’Ampezzo, preoccupato per l’impatto che questi velivoli hanno ed avranno in particolare su aquile reali, falchi e uccelli di diverse specie.

«Ben prima che ci fossero i droni, una decina di anni fa, c’era una teleferica per trasporto materiali che da Valbona portava la merce al Vandelli», afferma Michele Da Pozzo. «Sotto quel cavo, ogni anno trovavamo aquile reali, gufi e galli cedroni (tutti uccelli ad apertura alare molto ampia ndr), morti per l’impatto con il filo. Questo fa capire quanto grave può essere in un contesto naturalistico del genere anche un semplice filo teso. Immaginate decine di droni».

«Proprio per questo motivo», continua Da Pozzo, «diversi anni fa abbiamo deciso di chiuderla, dopo aver chiesto gentilmente al Cai di sostituire questa modalità di trasporto merci. Tra l’altro, aveva dei costi di manutenzione alti, quindi il trasporto di materiale in elicottero non era molto più oneroso della teleferica. In ogni caso, una volta avviato il trasporto merci tramite elicottero, la situazione è molto migliorata, il servizio era infatti meno impattante sui volatili rispetto al filo teso. Anche gli impianti di risalita o le linee Enel, per esempio, devono avere i segnalatori visivi perché risultano pericolosi».

«Questo è stato l’inizio, poi sono arrivati i droni», dice il direttore del Parco. «Oltre a creare un impatto negativo sotto vari punti di vista, il rumore che fanno questi mezzi crea negli uccelli un istinto di paura o competizione. È un problema serio, da non sottovalutare».

È capitato che ci siano stati impatti dei droni con gli uccelli negli ultimi mesi? «Sì, è capitato», continua Da Pozzo, «ma purtroppo noi siamo arrivati tardi, ovvero: abbiamo trovato corpi di uccelli morti che presentavano delle ferite da taglio. Non potevamo essere altro: era impossibile che fossero stati colpiti a Ferragosto da munizioni di cacciatori o bracconieri. Questa, tra l’altro, è una zona rossa, che fa parte di Natura 2000, quindi nessun velivolo dovrebbe volare».

«Se fosse area Parco», prosegue, «le nostre guardie avrebbero una certa competenza, ma sarebbe in ogni caso difficile: dovresti monitorare la situazione almeno in due ed essere sicuro di chi è il proprietario del drone da sanzionare, molto spesso i piloti si nascondono. Diciamo che la cosa migliore da fare, di competenza della Polizia o dei Carabinieri, è l’uso dei disturbatori. Ma essendo armi militari è tutto da vedere: se un giorno si mettessero al lago del Sorapiss e in mezz’ora facessero cadere una ventina di droni, forse quello sarebbe un bel deterrente contro questo problema. Ma solo le forze dell’ordine possono farlo. Uno cosa di cui sono sicuro è questa: i divieti esistono, ma in pochi li conoscono. Quindi abbiamo fatto una tabellazione senza chiedere nulla a nessuno, siamo sicuri di non aver sbagliato». —