Breve storia di diritti negati ai minori
Due ragazzi di 13 e 15 anni, figli di una coppia separata – la mamma in Sardegna, il papà in Umbria – avrebbero voluto iniziare il nuovo anno scolastico in Umbria, col papà. Avrebbero voluto rappresentare questa volontà al giudice, ma i due fratelli non sono stati ancora ascoltati dal magistrato, nonostante la richiesta del legale che segue la vicenda per il papà dei due minorenni. L’anno scolastico sta per iniziare, e i due ragazzi sono sostanzialmente privati del diritto di esprimere la loro opinione sulla loro scelta scolastica. Peraltro, prima della separazione, il trasferimento in Umbria era un programma della famiglia.
I due fratelli, dopo la separazione dei genitori, vivono con la madre in provincia di Sassari. Il padre li raggiunge in Sardegna ogni mese per stare alcuni giorni con loro. Nel febbraio di quest’anno doveva essere scelta la scuola da frequentare e i ragazzi hanno espresso il desiderio di trasferirsi col padre in Umbria, per frequentare lì il liceo. La madre si è opposta, negando il consenso e ignorando il desiderio dei figli.
La questione è presto finita davanti al Tribunale di Sassari, che ha autorizzato provvisoriamente la madre ad iscrivere i figli in Sardegna. Il padre dei due ragazzi, difeso dall’avvocato Igor Turco del foro di Roma, ha chiesto ai giudici di sentire i ragazzi, come previsto dalla recente “riforma Cartabia”. Trattandosi di una questione la cui decisione incide direttamente sulla vita dei minori, la legge prescrive non solo che è necessario conoscere la loro opinione, ma che essa debba essere tenuta in considerazione, avuto riguardo proprio all’età e al grado di maturità dei ragazzi.
Non si è tenuto conto della riforma e il Tribunale di Sassari, dopo l’autorizzazione all’iscrizione in Sardegna, non ha disposto l’ascolto dei ragazzi, passo più volte chiesto in giudizio. Il tempo passa, con provvedimenti che di fatto negano il diritto dei due ragazzi, costringendoli ad iniziare l’anno scolastico a Sassari.
“Il padre dei due ragazzi – dice l’avvocato Igor Turco, che ha sollevato il caso – si è rivolto anche al Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza della Sardegna, Carla Puligheddu, che non ha voluto sentirli. Il Garante – nota il legale – è un organismo autonomo e indipendente che tra le sue funzioni ha quella di accogliere segnalazioni di violazione di diritti individuali dei ragazzi, assumendo ogni iniziativa per la loro concreta realizzazione, ed ha anche la funzione di vigilare sull’applicazione nel territorio sardo delle convenzioni internazionali ed europee a tutela dei minori”.
Peraltro, l’ascolto dei minori è previsto, oltre che da diverse leggi italiane, anche dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia ONU del 1989 e dalla Convenzione europea sui diritti dei minori di Strasburgo del 1996. La storia continua, a scapito dei due minori, che la legge vorrebbe garantire al massimo.
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