Delitto di Avetrana, “Zio Michele Misseri? Non l’ho più visto. Sono stato catapultato in un mondo differente”: Claudio Scazzi ricorda la sorella Sarah dopo 14 anni
“Le perdite non si assorbono mai del tutto”. A dirlo, con la voce spezzata dal ricordo di quei tragici giorni, è Claudio Scazzi, fratello di Sarah, la 15enne che 14 anni fa, il 26 agosto 2010, scomparve, non lasciando tracce di sé, se non il suo cadavere, ritrovato l’ottobre successivo. Ne scaturì un processo mediatico, uno dei più seguiti nella storia recente della cronaca nera italiana. Secondo quanto è emerso nel corso dei procedimenti giudiziari, a uccidere la giovane ragazza sono state sua cugina, Sabrina, e sua zia, Cosima Serrano, con la complicità dello zio, Michele Misseri, che collaborò nell’occultamento del cadavere.
A distanza di 14 anni da quel tragico assassinio, Claudio Scazzi, intervistato da Fanpage.it, ha ricordato quei tristi momenti. “Ero appena rientrato a lavoro, ero stato in ferie in Puglia fino al 24 agosto. Avevo lavorato di notte, il mio turno finì verso le 7, feci colazione e andai a dormire, poi mi chiamò mia madre di pomeriggio dicendo che Sarah non si trovava e mi chiese se mi avesse contattato sul telefonino per dirmi se fosse successo qualcosa. Dal nulla fui catapultato in un mondo differente“.
Da un momento all’altro, dunque, la vita di Claudio cambia. Non solo per la scomparsa della sorella, che non avrebbe più rivisto in vita, ma anche per l’eco mediatico che il triste evento ha generato in tutta Italia. Un’altalena di emozioni che “sono cambiate col tempo. All’inizio c’era sgomento, era tutto molto complesso, poi è iniziato il processo con i suoi colpi di scena”.
Tra questi, la richiesta di rimessione per motivi di ordine pubblico. Un procedimento rarissimo, racconta Scazzi, e che è stato chiesto dalla difesa degli imputati perché il caso era diventato troppo mediatico: “Fu un momento di grandissimo sgomento, non se l’aspettava nessuno”. Ma sono troppi i momenti topici che ancora riaffiorano nella mente di Scazzi, su tutte: “Le testimonianze di Cosima, Sabrina e Michele, sentire dal vivo le voci di quelle persone che avevano commesso il reato e cercavano di difendersi”.
E a tenere banco, infatti, è proprio suo zio, Michele Misseri, uscito dal carcere lo scorso febbraio. “No, non l’ho più rivisto – spiega Claudio -. È tornato in libertà, ne hanno parlato tutti, ma era un fatto prevedibile, il calcolo della pena era quello. Michele ha cambiato circa 8 versioni, a volte con dettagli importanti, altre con dettagli insignificanti. Per me vale quello che si è detto nel processo. Chi ha seguito l’iter sa le motivazioni che ci sono state. Io, essendo a conoscenza di tutto, ho sempre giudicato la persona in primis e poi quello che dice”.
Il ricordo, dunque, non è mai svanito, anzi, è sempre rimasto lì, ad accompagnare Claudio in questi “anni molto lunghi, difficili. Le perdite non si assorbono mai del tutto. Quando si perde un familiare non si riesce completamente a passare oltre. Diciamo che si può convivere – spiega Scazzi -. Per me il modo per andare avanti è stato questo: impegnarmi in determinate cose, essere una persona seria per onorare chi non c’è più”. E su Sarah, invece, conclude dicendo: “Era una ragazza bella, con un carattere bello. Sarebbe diventata una donna con principi sani, apprezzabile e valida nella vita come lo sono voluto diventare io. Mi rimangono i ricordi di momenti di divertimento, come andare al mare insieme, e gli oggetti, come i peluche e i diari, cose che usava in maniera giornaliera e che ho con me qui a Milano”.
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