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Август
2024

Zuckerberg ammette “pressioni da staff Biden e Fbi” su Meta: ottennero la “censura” delle notizie sul computer di Hunter e sul Covid

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Mark Zuckerberg ha rivelato di aver “ricevuto pressioni” dal governo degli Stati Uniti per “censurare” contenuti relativi alla pandemia di Covid-19, anche quelli satirici. “Nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, compresa la Casa Bianca, hanno ripetutamente esercitato pressioni sui nostri team per mesi affinché censurassero alcuni contenuti relativi al Covid-19, inclusi l’umorismo e la satira”, ha scritto.

Il ceo di Meta, azienda che possiede i social Facebook e Instagram, oltre al servizio di messaggistica di Whatsapp, lo ha ammesso in una lettera inviata lunedì alla Commissione giustizia della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti della Camera Usa, a guida repubblicana, in cui si dice anche “rammaricato” per la decisione del colosso social di acconsentire alle richieste dell’amministrazione Biden-Harris.

Nel documento Zuckerberg continua spiegando ai deputati che sebbene la decisione di rimuovere o meno i contenuti spetti a Meta, continua Zuckerberg, “le pressioni del governo erano sbagliate e mi dispiace che non siamo stati più espliciti al riguardo”. Nel 2021 Facebook ha eliminato oltre 20 milioni di contenuti per effetto delle sue regole di moderazione dei contenuti. Nonostante questo, è stata più volte accusata durante la pandemia da diversi governi ed esponenti politici di lasciare troppo spazio alla “disinformazione” e alle tesi no-vax o complottiste.

La marcia indietro: “Oggi non lo rifaremmo” – “Penso anche che abbiamo fatto alcune scelte che, con il senno di poi e con le nuove informazioni, oggi non faremmo. Come ho detto ai nostri team all’epoca, sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni esercitate da qualsiasi amministrazione, in entrambe le direzioni, e siamo pronti a reagire se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo”, scrive Zuckerberg.

“In politica sono neutrale”. E ritira una donazione – Nella lettera, Zuckerberg spiega ai deputati che intende mantenere un approccio apartitico ed equidistante rispetto alla corsa per le presidenziali Usa di novembre, non schierandosi né con la candidata democratica, attuale vicepresidente Kamala Harris, né con l’ex presidente repubblicano Donald Trump. “Il mio obiettivo è quello di essere neutrale e di non giocare un ruolo in un senso o nell’altro, e nemmeno di apparire come tale”, scrive Zuckerberg. Il ceo di meta allude anche ai contributi versati durante la pandemia per favorire il sistema di voto negli Usa.

I repubblicani gli contestavano che fosse un modo per sostenere, senza dichiararlo, i democratici e Biden, Zuckerberg risponde che quei fondi “sono stati concepiti per essere apartitici, distribuiti nelle comunità urbane, rurali e suburbane”. Tuttavia, continua il fondatore di Facebook, “nonostante le analisi che ho visto dimostrino il contrario, so che alcuni ritengono che questo lavoro abbia avvantaggiato un partito rispetto all’altro. Il mio obiettivo è quello di essere neutrale e di non giocare un ruolo in un senso o nell’altro e nemmeno di apparire come tale. Perciò non ho intenzione di dare un contributo simile in questo ciclo”.

Il caso del laptop di Hunter Biden – Anche Jack Dorsey, ex amministratore delegato di Twitter e al centro del caso della censura della notizia sul laptop di Hunter Biden nel 2020, si era lamentato delle eccessive pressioni ricevute da Washington e dai governi per la rimozione di alcuni contenuti che non sembravano violare le policy di moderazione.

Zuckerberg rievoca anche quel caso, nella sua lettera. “In un’altra situazione, l’Fbi ci ha avvertito di una potenziale operazione di disinformazione russa sulla famiglia Biden e su Burisma (azienda con cui faceva affari il figlio Hunter) in vista delle elezioni del 2020. In autunno, quando abbiamo visto un articolo del New York Post che riferiva di accuse di corruzione che coinvolgevano la famiglia dell’allora candidato democratico alla presidenza Joe Biden, abbiamo inviato l’articolo ai fact-checker per una revisione e lo abbiamo temporaneamente declassato in attesa di una risposta. Da allora è stato chiarito che non si trattava di disinformazione russa e, col senno di poi, non avremmo dovuto declassare la storia”.

La modifica alle politiche sul fact-checking – Ora, garantisce il ceo di Meta, “abbiamo modificato le nostre politiche e i nostri processi per assicurarci che questo non accada più: per esempio, negli Stati Uniti non declassiamo più temporaneamente le notizie in attesa dei factchecker”. Da anni Meta collabora con diversi gruppi e associazioni di fact-checking internazionali e con alcune agenzie di stampa come l’AFP per garantire la verifica dei contenuti postati sulla sua piattaforma.

Dall’inizio di quest’anno la società ha deciso di limitare la visibilità di “contenuti politici e temi sociali” sulle sue piattaforme per gli utenti (a meno di non intervenire direttamente nelle proprie impostazioni annullando la limitazione), spiegando di voler riportare Facebook e Instagram più vicine alla loro originaria funzione di condivisione di aspetti della propria vita personale con i propri “amici”.

Articolo in aggiornamento

L'articolo Zuckerberg ammette “pressioni da staff Biden e Fbi” su Meta: ottennero la “censura” delle notizie sul computer di Hunter e sul Covid proviene da Il Fatto Quotidiano.