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Август
2024

Abusivi e sbandati cacciati dall’ex Uci a Marghera. Vigili in campo contro i bivacchi

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Cinque letti di fortuna, un tavolino, qualche tappeto, alcune sedie, una collezione di taniche.

Un tempo cinema, il multisala di via Colombara, a Marghera, continua ad offrire riparo a sbandati e senzatetto, che al suo interno riescono a ricavare dei piccoli ma organizzati accampamenti. Che, però, durano il tempo tra un sopralluogo e l’altro della polizia locale: nei giorni scorsi gli agenti sono tornati nella struttura e hanno fatto sparire cinque giacigli, poi hanno passato la palla alla ditta che li accompagnava, che ha di nuovo bloccato tutti gli accessi.

Esattamente come viene fatto a villa Ceresa, o nei tanti piani dell’ex edificio Telecom di via Carducci. A volte, come nel parco e nel vecchio centro, gli operatori sorprendono anche gli occupanti; in altri casi, come per il cinema, quando le forze dell’ordine fanno irruzione trovano solo le coperte e gli effetti personali. Che scattino le denunce o meno, però, il punto resta il mantenimento del controllo sul territorio, evitare che le occupazioni diventino stabili, che si allarghino, che richiamino altri individui in cerca di un posto ai margini.

È questo il senso del progetto “Oculus”: attivo dal 2011, in 13 anni ha evidenziato sulla mappa ben 172 luoghi a rischio, andando a sgomberarli tutti periodicamente. In via Meucci sono stati eseguiti almeno 23 interventi nel corso degli ultimi anni, in via Sansovino circa altrettanti. Attualmente alla polizia locale risultano “attivi” circa un trentina di siti critici e ogni settimana la squadra incaricata - con mezzi e ufficiale dedicato - li verifica uno per uno: tenerli sempre liberi è impossibile, ripulirli appena vengono occupati, invece, è precisamente l’obiettivo del progetto.

«Nel caso in cui si ripresentassero nuove intrusioni, la risposta della polizia locale sarà sempre tempestiva e impedirà che il sito diventi sede di gruppi numerosi di individui problematici per la sicurezza urbana», ha ribadito ieri l’Assessore alla Sicurezza, Elisabetta Pesce. «Ad oggi Venezia è l’unica grande città italiana dove non si trovano accampamenti abusivi stabili», insiste il comando del Tronchetto, «Questo proprio grazie a Oculus, che è un impegno continuo».

Non è sempre stato così: fino al 2013 Mestre “vantava” una delle più numerose comunità stanziali di sbandati, i cosiddetti “barbanera” che da via Ca’ Marcello, via Torino e dal fondo dei viadotti ai margini di via della Libertà e di via Rizzardi ogni giorno si spostavano verso il centro storico, chi per offrirsi come portabagagli abusivo, molti di più per darsi all’elemosina e al borseggio. Oggi le baraccopoli che avevano costruito ai margini dei binari ferroviari non ci sono più, e se all’epoca i conteggi comunali parlavano di 130 individui ora se ne registrano poco più di una decina.

Diverso il problema che riguarda i senzatetto di via Carducci, piazzale Candiani, via Manin, piazzetta Malipiero: il gruppo più numeroso è quello che insiste nel sottoportico dell’ex Brek, dove nei giorni più affollati si possono riconoscere anche sette o otto persone distese a terra; lì gli interventi delle forze dell’ordine sono praticamente quotidiani, a tutte le ore, ma si tratta di una battaglia che viene combattuta soprattutto dai servizi sociali: a resistere su quelle coperte e su quei fogli di cartone sono alcolizzati che rifiutano gli aiuti, che aspettano il turno alla mensa dei poveri, che un tetto sopra la testa non lo vogliono proprio; spesso vengono presi in carico grazie a un trattamento sanitario obbligatorio (l’ultimo, in via Carducci, solo un paio di settimane fa), ma impedir loro di tornare lì, dopo, è quasi utopistico.