Via Tommaseo a Padova, è allarme: «Qui i tossicodipendenti si drogano davanti a tutti»
La siringa nel polpaccio oscilla per qualche secondo. La mano incerta preme lo stantuffo. Ancora qualche attimo di sospensione, poi un fazzoletto imbevuto di acqua gassata pulisce la ferita.
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Pochi minuti di attesa, forse per valutare l’effetto della dose, e il ragazzo – giovane, sicuramente meno di 40 anni, accento veneto, folti capelli lunghi, barba incolta e faccia segnata dalla vita di strada – si alza e barcollando attraversa in trasversale la rotonda di via Tommaseo, fortunatamente vuota per i lavori del tram. Sono le 17, è domenica e non c’è tanta gente. Ma due turisti, valigie alla mano, distolgono lo sguardo e accelerano il passo.
Chi non distoglie lo sguardo – e non può farlo – è un residente del grande palazzo al civico 50 di via Tommaseo, quello che chiude l’area del Pp1. Da mesi, assieme ai vicini, denuncia una situazione difficile nell’area – esattamente come da settimane i tassisti hanno incrementato le loro segnalazioni per il degrado in piazzale della Stazione – e non nasconde la preoccupazione: «Mai visto una condizione del genere».
L’anno peggiore
Non si conoscono i motivi, ma tra luglio e agosto 2024, sono esplose le presenze di tossicodipendenti in piazzale Stazione e nelle strade limitrofe: via Tommaseo, in primis, chiusa per i lavori del tram, poi via Valeri e la prima parte di via Foscolo. E ancora le aree più nascoste del Metropark e del Bicipark.
«Abito in questa zona da molti anni e non ho mai avuto paura a girare a piedi, quest’anno però di sera mi muovo solo in auto. Sappiamo che agosto è sempre stato un mese difficile, ma una situazione come questa non si è mai vista – racconta il residente – Abbiamo un problema serio con i tossicodipendenti: li troviamo in giardino, portano via le bici, si drogano dentro l’androne, lasciano stagnole e siringhe dappertutto, urinano in giro. Non sono pericolosi, ma certo un turista, magari una ragazza che viaggia da sola, non si sentirebbe tranquilla qui. E un Paese che lascia queste persone per strada, che non le accompagna in un percorso di recupero, non è un Paese civile».
La droga
Il problema è che i tossicodipendenti hanno bisogno di soldi per continuare ad acquistare sostanze. E la vita di strada comporta inevitabilmente furtarelli: le biciclette soprattutto, ma poi portafogli, collanine, e ancora computer e borse lasciate in qualche auto: «Non è raro trovare le macchine con i finestrini rotti – racconta ancora il residente – Come condominio stiamo pensando di installare telecamere, ma non sarà certo questa la soluzione».
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Quando racimolano i soldi per la dose, questi giovani zombie hanno persino il delivery della droga. Il mercato si adegua alle richieste e lo spacciatore arriva in bici a consegnare a domicilio il pacchetto di stagnola, in cambio di poche decine di euro.
Via Valeri, il degrado
Ci spostiamo di poche metri e la scena non cambia di molto. È sempre pomeriggio inoltrato di una afosa domenica di fine agosto: un uomo gira per via Valeri con una siringa in mano, una donna si fa sotto i portici, mentre un ragazzo di colore dorme poco lontano.
«L’aiuola a bordo strada è una latrina, oltre che il nascondiglio per ogni tipo di sostanza – ci racconta il nostro accompagnatore – Non capisco perché non possa essere tolta, allargando la strada e la ciclabile: così si evitano molti problemi».
Il tour del degrado termina con considerazioni amare: «I controlli delle forze dell’ordine ci sono, ma non se ne vedono gli effetti. Mentre spiace dire che la polizia locale non è così presente in stazione, non c’è nessun presidio fisso – ragiona il residente – A far sorridere ci pensano i cartelli con l’ordinanza che vieta di bere alcolici: qui le bottiglie di birra non si contano più. Che senso ha mettere un divieto se non si è in grado di farlo rispettare?.