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Август
2024

Femminicidio di Padova, l’audio che incastra il marito: «Lasciami in pace, lasciami in pace»

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È la notte del 2 agosto del 2023. Nicoleta Rotaru, 39 anni, e l’ex marito Erik Zorzi, 42 anni, si coricano a letto dopo una discussione, l’ennesima. Il silenzio cala nell’abitazione di via Rocca Pendice ad Abano, i due prendono sonno, ma solo apparentemente. Un grido scuote la stanza. «Lasciami in pace», supplica la donna, «lasciami in pace», ripete con voce sempre più fioca. Si sentono dei rumori di soffocamento. È Nicoleta che annaspa per un’ultima boccata di ossigeno. Dopo pochi secondi torna il silenzio. «Ti amo», sussurra allora l’ex marito di fronte al corpo immobile della 39enne, «non dovevi farci questo», aggiunge, farneticando.

La registrazione che riapre il caso

Gli ultimi momenti di vita di Nicoleta Rotaru restano impressi per sempre nella registrazione che lei stessa ha effettuato con il suo cellulare. La stessa che, a distanza di mesi, porterà a riaprire un caso che inizialmente pareva un gesto volontario. Padova si trova a vivere le cronache di un nuovo femminicidio. Il nome di Nicoleta si aggiunge a quelli di Giulia Cecchettin, Sara Buratin e Giada Zanola.

Una relazione agli sgoccioli

Da tempo la relazione di Nicoleta ed Erik è agli sgoccioli, e la donna si è stancata di subire le perenni prevaricazioni e gli insulti del marito. Dal 2021 inizia a registrare le loro accese conversazioni, conserva le più infuocate. In due anni accumula sul cellulare due gigabyte di dialoghi. Anche la notte del 2 agosto sta registrando il marito. Ha premuto sul tasto rosso “rec” dopo l’ennesima discussione. E così, mentre i due prendevano sonno, il cellulare capta involontariamente le sue ultime parole. Quei rumori di trascinamento del corpo della donna, il tintinnio della fibbia della cintura.

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Il tentativo di inscenare un suicidio

L’uomo dopo l’omicidio, secondo l’ipotesi della procura, organizza una messa in scena. Ignaro che il cellulare stia registrando, sposta il corpo dell’ex moglie nel bagno. I due si sono da poco separati ma vivono insieme perché lei non ha abbastanza denaro per andarsene. Erik Zorzi lega una cintura intorno al collo di Nicoleta, e chiude la porta del bagno dall’interno: gli inquirenti sospettano che abbia smontato e rimontato un pannello di legno per chiuderla con un chiavistello dall’interno, e farlo così passare per un suicidio. L’uomo chiama i soccorsi in lacrime: «Mia moglie è in bagno, credo sia morta», dice al centralinista.

I dubbi e la riapertura delle indagini

Quello della porta è solo un tassello. Nicoleta ha da poco ricevuto un’offerta di lavoro con contratto a tempo indeterminato. È quanto le basta per andarsene definitivamente di casa. L’amore della donna per le due giovani figlie è poi troppo grande, e gli amici spiegano che mai le avrebbe lasciate alle cure del padre violento. Ci sono poi i duemila euro che lui tiene nel comodino, e di cui non è riuscito a dare una valida spiegazione. Non si esclude che potessero essere pronti per una fuga.

L'analisi del cellulare e la svolta nelle indagini

Dopo l’omicidio Erik Zorzi torna alla sua vita; il cellulare di Nicoleta, sequestrato dai carabinieri la stessa notte del sospetto suicidio, è stato analizzato compiutamente solo nel marzo di quest’anno. A sbloccare la password del cellulare alla fine è un nipote di Nicoleta. Da lì emergono le registrazioni che sono ora riportate in oltre cinquemila pagine nei fascicoli dell’inchiesta, aperta dal pm Maria D’Arpa. L’accusa a Zorzi è di omicidio aggravato, e dal 22 marzo è in custodia alla Casa circondariale del Due Palazzi. L’udienza di fronte al gip è fissata al 17 settembre.

Un passato segnato dalla violenza

L’uomo nel 2006 era anche stato sottoposto a un Tso: era stato ritrovato a Trieste in stato confusionale dopo aver lasciato l’abitazione di Abano a piedi. La situazione è degenerata finché la moglie non ha deciso di interrompere la relazione pochi mesi prima dell’omicidio. Due settimane prima del 2 agosto lei si è anche recata dai carabinieri della stazione di Abano, con le prove audio dei soprusi subiti. Esasperata, ha deciso di sporgere denuncia, ma le sarebbe stato detto di tornare il giorno successivo: non si ripresenta più dai militari.

La tragica fine di una relazione tossica

I carabinieri conoscevano l’abitazione della coppia: diverse volte si erano recati sul posto dopo segnalazioni dei vicini per gli accesi diverbi. Lui dal 2013 lavora come autista per una compagnia di trasporti merci, mentre Nicoleta era un volto noto nella comunità. Era anche stata anche candidata in consiglio comunale. Un’amica ha rivelato di aver visto diverse volte la donna con ecchimosi sul volto. La 39enne nel frattempo, dopo la separazione, ha iniziato a frequentare un altro uomo: ma l’ex marito l’ha scoperta.

Le registrazioni come prova decisiva

Qualche giorno prima dell’omicidio, colto dalla gelosia, lui ha nascosto un lettore mp3 nell’auto di lei per registrarla, facendo la scoperta. La sera dell’omicidio Erik ha fatto ascoltare a Nicoleta l’audio, la prova del nuovo legame. Per tre ore lui l’ha poi insultata pesantemente. Infine, come sempre accade, i due si sono rasserenati decidendo di coricarsi. Erik però è determinato a non fargliela passare liscia. Lei, intanto, ha fatto partire la registrazione, l’ultima. L’unica via, oggi, per avere una verità.