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Август
2024

Cornale fa causa alle Poste: ottiene l’apertura dell’ufficio 4 giorni e un nuovo “bancomat”

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CORNALE E BASTIDA. Davide ha battuto Golia. Se volessimo usare una metafora biblica, questa sarebbe calzante per raccontare la vittoria ottenuta dal Comune di Cornale e Bastida contro Poste Italiane, che si è concretizzata in questi giorni con l’attivazione in paese del primo sportello Postamat mai installato a beneficio della piccola comunità oltrepadana. Potrà sembrare poca cosa per chi vive in città ed è abituato ad avere tutti i servizi sotto casa, ma per gli 800 abitanti di un paese che non ha nemmeno uno sportello bancario si tratta di un vero sudatissimo trionfo, per ottenere il quale il sindaco Giuseppe Masso ha dovuto addirittura citare in giudizio la società partecipata.

Ma per spiegare meglio cosa è successo occorre fare un passo indietro. «Prima della pandemia – spiega il sindaco - l’ufficio postale di Cornale era aperto regolarmente 5 giorni su 7, e offriva quindi ai cittadini un servizio a tempo pieno. Poi c’è stato il Covid e, al momento di riaprire i battenti, l’ufficio ha introdotto un orario ridotto di 3 giorni a settimana. Sulle prime sembrava una misura precauzionale, un timido ritorno alla normalità, ma a mano a mano che passavano i mesi quell’orario che credevamo provvisorio è diventato definitivo. Così ho iniziato a scrivere all’azienda, a chiederle di tornare all’orario pre-Covid, ma per quante pec mandassi, non ho mai ricevuto risposta».

Imprenditore edile, 42 anni, riconfermato per il secondo mandato alle scorse elezioni di giugno, Masso non si è lasciato intimidire dal silenzio delle Poste e quando ha perso la pazienza ha contattato l’avvocato pavese Flavio Crea, specializzato in diritto amministrativo. Era stato lui, infatti, a seguire anni prima non solo Cornale e Bastida ma anche altri piccoli Comuni della provincia (tra cui Olevano di Lomellina, Val di Nizza, Silvano Pietra e Sommo) in un precedente contenzioso contro le Poste, conclusosi con una sentenza del Tar Lombardia a favore delle amministrazioni locali.

«Quella sentenza, datata 2015 – dice ancora Masso – era stata pronunciata a seguito di un ricorso intentato da tanti Comuni italiani nei confronti di Poste, che in quel periodo aveva annunciato un piano di razionalizzazione tale per cui si sarebbero chiuse tante sedi locali, mentre altre avrebbero visto ridursi gli orari di apertura al pubblico. Il Tar bocciò la razionalizzazione difendendo un servizio che definiva essenziale per le piccole comunità».

Il primo passo dal punto di vista legale, quindi, è stato mandare una diffida: «Ho scritto a Poste – spiega l’avvocato Crea – per ricordare loro l’esistenza di quella sentenza, diffidandoli ad aprire regolarmente 5 giorni a settimana come stabilito da Tar. Non ho ricevuto risposta, e allora siamo andati avanti presentando quello che si chiama “ricorso in ottemperanza”. In pratica abbiamo chiesto allo stesso Tar di far rispettare le proprie decisioni, e quando Poste si è vista notificare la citazione in udienza per ottobre 2023 ha deciso di scendere a patti presentandoci una proposta di accordo transattivo. Non ha voluto nemmeno affrontare il tribunale: sapeva di non poter vincere, e ha accettato di aprire quattro giorni a settimana (compreso il sabato mattina) e di installare uno sportello automatico per mettere fine al contenzioso».