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Август
2024

Botta e risposta tra Giorgetti e Gentiloni sul Pnrr. “Progetti che ricordano i piani in Urss”, “Il problema è non essere in grado di attuarlo”

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Screzi tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Entrambi ospiti a quello che è, o dovrebbe essere. il “Meeting dell’Amicizia”, organizzato a Rimini dal movimento religioso Comunione e Liberazione, i due si sono a distanza sul Pnrr. Secondo Giorgetti i piani del Pnrr ricordano la pianificazione dell’Unione Sovietica. “”Nel mitico Pnrr abbiamo svariati miliardi per l’upskilling, il reskilling o il progetto Gol, il piano nazionale competenze. Potrei riempirvi di titoli di piani e progetti che ricordano i piani quinquennali dell’Unione sovietica, scusate la battuta” ha detto il ministro sulla parte del Pnrr relativa alla formazione.

Giorgetti ha aggiunto “abbiamo fatto un’enorme fatica” per estendere Industria 5.0 “rispetto ai diktat di Bruxelles”, e che anche nel “nuovo Patto di stabilità, il pensiero lungo non è adeguatamente valutato e ci costringe a decisioni di politica di bilancio inevitabilmente di corto respiro”.

Poche ore dopo la replica del commissario Ue: “Che il Pnrr sia fatto di interventi sovietici mi pare una battuta del resto conosco bene il ministro Giorgetti e le sue battute. È una cosa molto importante per l’Italia, sono 190 miliardi di Eurobond: qui vicino c’è il Rubicone, c’è stato l’attraversamento del Rubicone da parte dell’Unione Europea sull’emissione di Eurobond e sapete che l’Italia ne è il principale beneficiario”. “Certo, ha osservato Gentiloni parlando in veste di cittadino italiano, se non riuscissimo a spendere questi quattrini, attuare questi investimenti, allora ci sarebbe un problema di burocrazia, ma da parte nostra, non da parte di chi ha immaginato i progetti, cioè i governi italiani e chi li ha autorizzati, cioè la Commissione Europea”.

Gentiloni ha poi difeso il “nuovo” patto di stabilità che reintroduce vincoli ai bilanci pubblici sostanzialmente uguali a quelli che esistevano prima del Covid e che costringono i governi, quello italiano in primis, a fare meno ricorso all’indebitamento. “Il nuovo patto di stabilità ha un impulso a lavorare su medio e lungo periodo: parliamo di un piano pluriennale di 4-7 anni, che diversi paesi devono presentare nelle prossime settimane alla Commissione”, ha spiegato il commissario. “La collaborazione con il ministro Giorgetti – ricorda – è sempre stata ottima. Oggi pomeriggio non l’ho ascoltato quindi non commento ma dico che insieme abbiamo lavorato molto bene e ha avuto un ruolo importante nella definizione del nuovo Patto di stabilità, rappresentando l’Italia e sostenendo il nuovo patto di stabilità a nome dell’Italia”

Negli ultimi periodi, “l’Italia ha avuto dei buoni livelli di crescita, non mi metterei a fare grandi elucubrazioni sulla differenza tra la crescita in Italia e la crescita in Francia, perché sono veramente molto simili, una cosa è certa e cioè noi abbiamo in particolare più di altri Paesi da tenere insieme la necessità di spingere la crescita e la necessità di controllare il debito pubblico”, ha inoltre puntualizzato Gentiloni.

Forse ancora preso dalla sua battaglia contro l’Urss, Giorgetti avava anche voluto elevare la figura dell’imprenditore ben al di sopra di quella dei suoi dipendenti. “Contestiamo il titolo Il primo capitale dell’impresa è la persona. Io lo trasformerei così: ‘Il primo capitalista dell’impresa è l’imprenditore. L’imprenditore è il fattore determinante dello sviluppo. Continua a essere la scintilla dell’imprenditore quella che alimenta l’economia e deve essere compreso da tutti“, ha detto intervenendo al panel “Il primo capitale dell’impresa è la persona”. Il tasso di partecipazione femminile al lavoro “ha avuto una incredibile performance negli ultimi due anni, di cui andiamo tremendamente fieri”, ha poi rivendicato Giorgetti spiegando che “Abbiamo tremendamente bisogno di portare la formazione continua, aggiornamento permanente, fare crescere produttività della pa come elemento di equilibrio del sistema”.

Poi le banche che, con la decisione non tassare gli extraprofitti, avrebbero dovuto erogare più credito alle imprese, almeno nelle intenzioni del governo, e invece hanno fatto il contrario. “La banca non può essere un algoritmo. Ha di fronte una persona fatta di cuore e anche di anima, che è l’imprenditore. Se la banca non riesce a cogliere la dimensione che va oltre i freddi numeri nell’affidamento, si fa fatica ad alimentare questa scia di iniziativa intrapresa che poi si trasforma nell’impresa”.

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