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Август
2024

Gorizia, corso Italia cambia volto: più panchine, nuove luci e aiuole piene di rose

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GORIZIA. Più rose e più piante. Nuove panchine. Nuovi cestini dei rifiuti più eleganti. Il completamento delle barriere lungo le piste ciclabili. E, finalmente, una nuova illuminazione.

Corso Italia sta per cambiare faccia. L’obiettivo è di trasformarlo in una sorta di boulevard, degno di una città che si accinge ad ospitare la Capitale europea della cultura. Il progetto non è unico, nel senso che si intersecano diversi interventi coperti da altrettanti appalti.

Distretto del commercio

Il Comune attraverso, il plafond del Distretto del commercio “Città di Gorizia”, acquisterà una serie di panchine modello Vienna. Della fornitura si occuperà una falegnameria specializzata di Cividale del Friuli. L’importo supera i 60 mila euro.

«L’obiettivo - spiega il consigliere comunale delegato al Commercio, Alessio Zorzenon - è l’abbellimento della città. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione operativa per affrontare, nei dettagli, l’operazione. Qualche timida apertura si sta registrando, bisogna assolutamente consolidare questi piccoli segnali di vivacità in ambito commerciale. La sfida è quella di creare effetti durevoli. Non vogliamo che, una volta spente le luci del 2025, la città torni a presentare le solite difficoltà».

I controviali

Parecchie novità per i controviali di corso Italia. Il Comune ha dato il via libera all’acquisto delle barriere “mancanti” a protezione delle piste ciclabili. Non solo. Contestualmente, verranno acquistati dei cestini modello Lord con copertura e getta-sigarette. A fornire questi arredi urbani, che rientrano nell’operazione di abbellimento di corso Italia, sarà una ditta di Milano per un totale di quasi 50 mila euro di spesa.

«Sì completeremo le barriere delle piste ciclabili - spiega il sindaco Rodolfo Ziberna -. Abbiamo riscontrato, peraltro, un diffuso apprezzamento, dopo le lamentele di chi si lamenta prima di vedere le cose. Sono sicure e eleganti, come sempre più sarà il nostro Corso. Un vero salotto».

Senza le barriere, c’era il rischio reale che una qualsiasi persona, seduta all’esterno di un locale e intenta a sorseggiare un caffè, rischiasse di esser colpito dal manubrio di una bici di passaggio.

Rose e verde

Tra le diverse qualità di Gorizia spicca sicuramente il ricco patrimonio di aree verdi, parchi, giardini pubblici e privati, che le è valso il soprannome di “Città Giardino”. Ed è così che il Comune ha deciso di potenziare la presenza di fiori e verde in ingresso alla città. «Senza dubbio, andremo a piantumare più rose: alcune, già presenti e non in stato ottimale, verranno sostituite direttamente dalla ditta - fa sapere ancora il primo cittadino -. Già oggi, percorrere via Aquileia dà soddisfazione grazie a tutti quei fiori inseriti nelle nuove aiuole».

I lampioni

Novità anche per l’illuminazione di corso Italia. Com’è noto, rimarranno i globi storici, solo che nel quadro del contrasto all’inquinamento luminoso dovranno illuminare solo in basso e non più (anche) in alto, come accade oggi. Certo, in attesa degli opportuni interventi, sarebbe opportuno, quantomeno, un’opera di pulizia delle sfere che sono sporchissime e, probabilmente anche per questo, emettono luce piuttosto fioca in quello che vuole essere il boulevard della città.

Si ipotizza che i lampioni siano stati realizzati in previsione della visita di Benito Mussolini, nel 1938, insieme alla riqualificazione urbanistica dell’intero viale. Era lo stesso tipo di illuminazione a globo utilizzata, sempre nel ’38, per la nuova via Roma, che il Duce percorse prima di arrivare in Prefettura per incontrare i cittadini nell’attuale piazza Vittoria.

Insomma, quei “palloni” di colore bianco opalino, collocati su pali di sostegno metallici a sezione poligonale, caratterizzano da decenni la configurazione formale del Corso al punto da «sedimentarsi storicamente nella memoria collettiva almeno dalla fine degli anni Trenta» e, per questo, «vanno mantenuti anche nell’ambito della riqualificazione del viale principale della città». È quanto ha chiesto (e ottenuto) la Soprintendenza.