L’Ue alle prese con la grana del lupo: l’ipotesi di declassare la protezione
Alla fine, se ci sarà una fine, potrebbe saltare fuori che la colpa è di GW950m, il lupo tedesco responsabile di aver attaccato col branco diverse decine di pecore, capre, cavalli e mucche nelle campagne della Bassa Sassonia. Il primo settembre 2022 ha aggredito a Beinhorn un pony più sbagliato di altri perché apparteneva alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. La povera bestia si chiamava Dolly, aveva trent’anni e se ne stava riparata nella stalla, quando il predatore e i suoi hanno deciso che la quiete era finita. La notizia ha fatto il giro del mondo e ha infiammato il dibattito su questi magnifici e temuti mammiferi. Nell’aprile 2023, GW950m risulta essere stato eliminato perché ritenuto aggressivo e pericoloso per l’uomo.
La protezione del lupo in Europa e le normative in vigore
Nel ventesimo secolo, i lupi europei sono giunti a un passo dall’estinzione, in Germania erano spariti già da prima. L’Europa li ha salvati. La direttiva Habitat del 1993 ha introdotto norme volte a proteggere le specie in via di scomparsa; il crollo della Cortina di Ferro ha avuto fra gli effetti l’abbandono di numerose fattorie che ha spinto la specie verso Occidente. Favorita anche da una serie di leggi nazionali italiane, come il decreto Marcora del 1976 e la legge 157 che elesse il lupo a categoria protetta, la ricolonizzazione del territorio è stata prodigiosa. Ispra, l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale, stima che in Italia ce ne siano circa 3500, concentrati nelle Alpi Occidentali, in Trentino e sulla dorsale appenninica.
Impatto del lupo sul bestiame e le reazioni locali
Il problema, ragionano a Bruxelles, è che non sono tutti Lupo de Lupis. I tecnici hanno calcolato che ogni anno i branchi uccidono 65.500 capi di bestiame nell’Ue, il 73% dei quali sono ovini e caprini, il 19% bovini e il 6% cavalli e asini. I danni più elevati si registrano in Spagna, Francia e Italia (circa 14000 l’anno). L’ultimo caso in ordine di tempo è la protesta delle malghe vicentine, dove recentemente si sono avuti degli assalti, mentre è caccia sul Piave al “lupo zoppo” e in generale la psicosi si diffonde, perché calano in pianura, entrano nei giardini e per i cani non c’è molto da fare.
Le posizioni del WWF e dell'opinione pubblica
Il WWF, che sul suo sito raccoglie i fondi per l’iniziativa “adotta un lupo”, invita alla calma. Non sono pericolosi per l’uomo, si assicura, e non si ha notizia di aggressioni fatali in questo secolo. Un argomento della difesa è che svolgono un ruolo chiave nel mantenimento della salute degli ecosistemi e della biodiversità, regolando gli ungulati come i cinghiali. Il fondo ritiene che sparare ai lupi per proteggere il bestiame sarebbe “inefficace e controproducente”, anche perché esistono già strumenti efficaci per proteggere il bestiame. L’opinione pubblica è del medesimo avviso: il 76% degli italiani, e il 70% degli europei, appare favorevole alla protezione dei grandi carnivori. Mentre uno svizzero su tre vorrebbe l’abbattimento preventivo.
La sfida di Bruxelles nel bilanciare protezione e sicurezza
Bruxelles si chiede cosa fare. Detto che la Corte di Giustizia Ue ritiene “il lupo una specie protetta che non può essere cacciata”, la Commissione torna alla carica e cerca di raccogliere sostegno per una proposta che declassi i lupi da “strettamente protetti” a “protetti” nella graduatoria stabilita dalla Convenzione di Berna sulla conservazione della fauna selvatica europea. L’incontro è previsto a Strasburgo per il 2 dicembre, ma il ragionamento e i contatti sono partiti per una disfida potenzialmente dirompente.
Considerazioni finali sul futuro delle politiche di gestione del lupo
Bruxelles deve scegliere fra finire nel mirino degli ambientalisti anche a ragione, o in quello di agricoltori e comunità rurali che pure motivi di inquietudine ce l’hanno. Comunque vada sarà un problema. Con l’aria che tira, forse potrebbe rivelarsi più fruttuoso invitare gli Stati membri a fare ognuno per sé in modo più efficace alla luce delle normative nazionali e scongiurare campagne tipo “Ursula balla contro i lupi” oppure “l’Europa vuol far sbranare i nostri cani”. Lo sfortunato e pacifico pony Dolly potrebbe non avere nulla da ridire.