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Август
2024

Cremonesi (Coni Pavia): «L’impiantistica carente è la principale zavorra dello sport pavese»

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PAVIA. Il dopo-Olimpiadi, le prospettive dello sport pavese tra il tallone d’Achille dell’impiantistica carente e la burocrazia che soffoca le società, un mandato che sta per scadere. Tanta carne al fuoco nella chiacchierata con Luciano Cremonesi, 75 anni, dal 2013 alla guida del Coni provinciale, come presidente e poi come delegato, carica che manterrà - almeno - fino al prossimo dicembre.

Cominciamo dai Giochi di Parigi. Pavia era rappresentata da Mauro Nespoli nel tiro con l’arco e da Lucrezia Magistris nel sollevamento pesi. Stavolta, a differenza di Tokyio, non sono arrivate medaglie.
«Niente medaglie, ma sia Mauro sia Lucrezia si sono ben comportati, onorando la maglia azzurra. E la Lombardia, va detto, ha svolto un ruolo importante, conquistando con i suoi atleti circa un terzo degli ori».

Cosa dobbiamo aspettarci per Los Angeles?
«Spero assolutamente di rivedere in pedana Nespoli, anche se nel 2028 avrà 41 anni. Mauro può farci sognare ancora, i coreani a Parigi si sono dimostrati inarrivabili, ma lui li ha già battuti e può farlo di nuovo. Il consiglio spassionato che mi permetto di dargli è di non pensare al ritiro e di continuare. Quanto a Magistris, ha ragione papà Cesare: Lucrezia ha grandi margini di crescita, i prossimi 4 anni le serviranno per continuare in questo percorso. Ma piazzarsi nelle prime undici al mondo è già tanta roba, se permettete».

Le speranze pavesi per il 2028?
«Penso alla nostre scuole di canoa che tanti campioni hanno già sfornato, fino a Manfredi Rizza, e ai tanti che continueranno a creare. Poi, tra tutti, cito Arianna Grillo nella ginnastica ritmica».

L’emozione più grande degli ultimi Giochi?
«L’oro del volley. Le azzurre sono state fantastiche, ma il pensiero è andato subito alla nostra Alice Degradi, che a Parigi non ha potuto esserci. Ma che avrà senz’altro modo di rifarsi. Mi è spiaciuto anche per Federico Burdisso (due volte bronzo nel nuoto a Tokyo) che non è riuscito a qualificarsi».

A fine agosto iniziano le Paralimpiadi.
«Un grandissimo “in bocca al lupo” a Monica Boggioni e agli azzurri del Team Equa».

Parliamo di sport pavese. Gli impianti sono insufficienti o inadeguati.
«É il punto debole più evidente. Basti pensare a Pavia, che avrebbe bisogno di almeno un paio di piscine pubbliche. Bisognerebbe cominciare a progettare il dove e come farle».

La riforma dello sport?
«Abbiamo cercato di aiutare le società (oltre mille nel dato pre-Covid) organizzando corsi e seminari di aggiornamento. Ma, inutile negarlo, la riforma ha accresciuto e complicato gli adempimenti burocratici, aumentando le difficoltà di chi opera sul territorio e spessissimo non ha gli strumenti e le competenze per farvi fronte».

Le istituzioni?
«Dovrebbero dare una grossa mano alle società, innanzitutto sull’impiantistica, non dimenticando mai il ruolo-chiave di aggregazione e promozione sociale, che esse svolgono sul territorio, anche in località distanti dai grandi centri».

Il caso Malagò.
«Non entro nel merito della questione se debba essere confermato, anche perchè il mio mandato scade con il suo. Mi limito a dire che lo conosco, è stato più volte a Pavia. Un uomo che sa di sport e un entusiasta».