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Август
2024

L'”Era Sinner” prosegue, nonostante. Malanni, infortuni e fidanzamenti? No: un record dopo l’altro

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Poco più di 20 giorni dopo, c’è una parola che dovrebbe tornare a risuonare nei commenti su Jannik Sinner. È una preposizione (o una congiunzione, a seconda dell’uso) che di per sé significa poco: ‘nonostante’. Nel giro di nemmeno un mese, infatti, il senso in cui può essere utilizzata a proposito delle vicende del numero uno del mondo è cambiato diametralmente. Il 26 luglio, Massimo Gramellini la usava dopo che Jannik aveva comunicato di dover rinunciare alle Olimpiadi a causa degli strascichi di un’acuta tonsillite. Con tono leggero (quasi fraterno) e senza alcun intento accusatorio, il collega del Corriere della Sera suggeriva che a Sinner mancasse la capacità del provarci nonostante. Nonostante un malanno, nonostante una condizione perfettibile, nonostante i consigli del suo entourage.

Il trionfo di Cincinnati non dimostra semplicemente che Sinner possa giocare e vincere anche nonostante (le sue prestazioni a inizio torneo erano infatti indice di una condizione atletica ancora molto deficitaria), ma si inserisce in una cornice più ampia, in cui quel ‘nonostante’ ritorna con forza spaventosa. Ormai abbiamo messo in archivio già diverse partite di Jannik (oltre 310 a livello ATP) e questa in corso è la sua quinta stagione da quando è entrato stabilmente nel circuito maggiore. Lo storico a disposizione è quindi sufficiente per trovarvi degli appuntamenti fissi che promettono di ripetersi anche negli anni avvenire. In particolare ci sono due elementi che tornano periodicamente, senza mai mancare per più di un certo tempo: le vittorie, ovviamente, e, al polo opposto, un insieme apparentemente variopinto ma in realtà monocromatico composto da critiche, scetticismi, disfattismi e chi più ne ha più ne metta.

A seconda di cosa si adatta meglio al dato di cronaca, che può essere costituito da un infortunio, una sconfitta inattesa (cioè praticamente qualsiasi sconfitta visto che stiamo parlando del numero uno del mondo) una particolare scelta di programmazione, un ritiro o addirittura un fidanzamento (per non parlare della scoperta della residenza fiscale), si sceglie una delle opzioni appena citate. Così la sensazione è che non si abbia più a che fare con il giocatore più forte della storia del tennis italiano ma con un eterno incompiuto: una sorta di Balotelli, distratto da altro, oppure di Giuseppe Rossi, terribilmente condizionato dagli infortuni, o, ancora peggio tanto che è difficile trovare precedenti, di uno sportivo sì italiano ma solo per la carta d’identità e a cui infatti basta poco per rinunciare agli impegni con la Nazionale.

Nonostante un sentiment che periodicamente si fa incredibilmente negativo e pessimista, però, l’Era Sinner prosegue a gonfie vele. E il bello è che, in realtà, non ci sarebbe stato nemmeno bisogno del successo a Cincinnati. Avremmo comunque continuato ad avere di fronte il numero uno del mondo nonché un campione Slam a 22 anni (diventati nel frattempo 23), protagonista della sua miglior stagione e con davanti a sé ancora tanti, tanti anni per scrivere la sua storia, quella del tennis italiano e anche parte di quella del tennis mondiale. Ma siccome stiamo parlando di un campione a tutti gli effetti, è arrivato un altro torneo vinto che porta con sé numeri e record che rendono nuovamente l’idea della dimensione raggiunta da Sinner. Una dimensione in continua espansione.

Vincendo in Ohio, Jannik ha conquistato il quinto titolo della sua stagione. È il suo record personale ed è anche una prima volta assoluta per il tennis di casa nostra: un’ulteriore dimostrazione che le due storie (quella di Sinner e quella del nostro tennis) procedono sostanzialmente sovrapposte. Cinque and counting, come direbbero gli americani, visto che la stagione è ancora lunga. C’è quindi ancora spazio per migliorare il dato dei tornei vinti ma forse non abbastanza per assistere a un passaggio di testimone in vetta al ranking entro la fine dell’anno. Il margine dell’azzurro è infatti piuttosto rassicurante: 2300 punti su Djokovic che a New York dovrà difendere il successo dello scorso anno e che, oltretutto, potrebbe giocare molto poco dopo lo US Open, e 2400 su Alcaraz che difficilmente potrà guadagnare molti punti su Jannik a Flushing Meadows (lo spagnolo ha fatto semifinale un anno fa mentre Sinner uscì agli ottavi).

A Cincinnati Sinner ha giocato la sua 19esima finale nel circuito. Ne ha vinte 15 (con 11 set consecutivi portati a casa nei championship match), come Alcaraz e Hewitt. Nell’Era Open solo Nadal ha avuto una percentuale migliore nelle sue prime 19 finali conquistandone 17. E a proposito di percentuali, l’altoatesino è al momento al 90,6% di vittorie in questa stagione (48-5 il bilancio complessivo, con un ancora più impressionati 29-2 per quanto riguarda solo le partite sul duro). Da quando è stato introdotto il format attuale dei tornei ATP nel 1990, solo tre giocatori sono riusciti a concludere la stagione con una percentuale di vittorie superiore al 90% e non è difficile indovinare di chi si tratta: Federer, Djokovic e Nadal – ovviamente.

I confronti con il passato – si sa – sono sempre scomodi. Possiamo allora rifocalizzarci sul presente con altri due dati significativi. Con quello vinto nel primo set della finale contro Tiafoe, Jannik è arrivato a quota 12 tie-break conquistati negli ultimi 13 giocati (l’unico perso è quello del terzo set contro Medvedev a Wimbledon): un indice di solidità assoluta nei momenti decisivi delle partite. Per ultimo abbiamo lasciato l’elemento che, pur nella sua semplicità, forse più di ogni altro è immagine della versione della preposizione ‘nonostante’ proposta in precedenza. Sinner è al momento l’unico giocatore ad aver vinto almeno due Masters 1000 in questo 2024. Insomma, nonostante a tratti lo si faccia passare come debole fisicamente, incline agli infortuni, riluttante all’idea di giocare in condizioni non perfette e persino distratto da una relazione amorosa, Jannik Sinner, 23 anni da Sesto Pusteria, è il giocatore più continuo che il tennis contemporaneo possa offrire.