Malato e ostaggio della burocrazia, l’appello da Pavia: «Aiutate mio marito a morire a casa»
PAVIA. I sogni sono quelli che tengono aggrappati alla speranza e alla vita. E adesso i coniugi pavesi Paolo Reali e Alessandra Nicola ne hanno uno grande, che li ha spinti a scrivere anche un appello via lettera al presidente Sergio Mattarella e a Papa Francesco. Alessandra vuole consentire al marito di trascorrere l'ultimo tratto della sua esistenza nella loro casa vacanze di Caldirola, piccolo centro nell'alessandrino, in Piemonte. Paolo Reali, che ha sessantacinque anni ed è papà di tre figli ancora in tenera età, è affetto da adenocarcinoma in stadio avanzato e adesso la situazione si è complicata a causa di un’infezione polmonare che lo ha costretto a un nuovo ricovero al Dea per curare gli effetti di una malattia che l'ha colpito dieci mesi fa.
Il tramonto in collina
Alessandra ha voluto rivolgere l'appello alle due massime autorità civili e religiose perché, se il marito supererà questi giorni particolarmente duri, i due vorrebbero poter tornare nella casetta di Caldirola continuando a beneficiare dell'assistenza domiciliare necessaria, che però l'Associazione Lino Sartori (che li segue da maggio) dovrebbe interrompere poiché la località non si trova in Lombardia. E per la famiglia si aprirebbe un vuoto difficilmente colmabile, avendo la residenza a Pavia. «Cinque chilometri, sono solo cinque chilometri» ripete sconsolata Alessandra, riferendosi alla distanza che separa Caldirola dal confine con la Lombardia. Lei arriva addirittura a pensare di affittare una casetta in quelle zone, ma nella nostra Regione, pur di consentire a tutta la famigliola di stare insieme in una cornice collinare, più rilassante per il marito rispetto a Pavia. «Io vorrei tanto andare a Caldirola, perché là ci sono gli amici dei bambini, il giardino bello dove giocare al fresco e la casa grande senza barriere architettoniche dove Paolo può stare. A Pavia ho fatto mettere un montascale ma le altre barriere ci sono, c’è caldo, non si può stare in giardino per le zanzare e non ci sono gli amici. Non mi pare di chiedere così tanto». Ma non è possibile, le normative sono chiare al riguardo: per questo la famiglia si è rivolta a Mattarella e al Papa.
Un’altra sofferenza
Un’altra sofferenza poi affligge Alessandra. Se Paolo supererà questa fase acuta, il consiglio generale dei medici è quello di trasferirlo in un hospice per i malati terminali. Ipotesi che entrambi respingono con forza, rifiutando la definizione e confidando ancora molto nella speranza di una «guarigione inaspettata e clinicamente non spiegabile». Un miracolo, in altre parole, per cui hanno mobilitato un po' tutti nella preghiera. I due peraltro sono conosciuti a Pavia. Lui, geometra, ha trascorso una vita a seguire cantieri prima a Milano ma poi nella nostra provincia, per Pavia Acque. Lei ha lavorato per anni al settimanale della diocesi il Ticino come impaginatrice, prima di diventare segretaria alla parrocchia cittadina della Sacra Famiglia retta dal parroco Vincenzo Migliavacca. Alessandra chiede infine un ultimo strappo alla regola, che per loro sarebbe prezioso. Il figlio maggiore, Davide, compirà tredici anni a dicembre. Per soli quattro mesi non gli è data la possibilità di incontrare almeno una volta il papà. L'ingresso al Dea del San Matteo è infatti consentito solo dal compimento del tredicesimo anno. «A Sergio Mattarella chiedo di mandarmi un’autorizzazione speciale per estendere di 5 trascurabili chilometri l'assistenza domiciliare oltre il confine di regione e per sospendere temporaneamente questi 4 insignificanti mesi e far entrare in ospedale il nostro figlio maggiore – conclude la donna – capisco le regole ferree ma Paolo potrà pur parlare da vicino con colui che sarà il nuovo uomo di casa e suo successore...per favore, sarebbe un regalo enorme».
Un gesto d’amore
Dall'esordio improvviso della malattia del marito Alessandra ha chiesto il congedo straordinario dal lavoro, fermamente intenzionata a seguire Paolo passo dopo passo nel decorso della sua malattia. Anche adesso ha ottenuto un permesso dai medici per stare accanto a lui ventiquattro ore su ventiquattro in ospedale. Ora l'ultima, accorata richiesta d'amore. —
Daniela Scherrer