Monica da cameriera a titolare della trattoria Alla Roa di Volpago
Nel cuore del bosco per realizzare il sogno nel cuore. Monica Pozzebon, di Selva del Montello, dieci anni fa lavorava ed era socia nell’azienda artigiana di famiglia.
Ma aveva un sogno nel cuore, appunto. E dopo un percorso piuttosto tortuoso l’ha realizzato alla Trattoria Alla Roa di Volpago.
Il sogno
«Fin da bambina ho sempre cucinato con grande passione», ricorda. «Avrei anche voluto frequentare l’alberghiero, ma scelsi invece gli studi di segretaria d’azienda, più utili nell’impresa di famiglia in cui poi avrei lavorato per 25 anni accanto ai miei fratelli. Poi, nel 2014, decisi finalmente di dedicarmi alla mia prima passione e mi ci cimentai nella gestione di un ristorante sul Montello, pur se priva di qualsiasi esperienza gestionale».
La sua inesauribile energia, il sostegno della famiglia e la soddisfazione dei clienti per quella prima avventura non furono sufficienti.
«Dopo quattro anni di faticosissima “scuola sul campo”, tra scelte forse azzardate e qualche incontro non proprio felice dovetti arrendermi», racconta. «Probabilmente scelsi un locale troppo grande per le mie capacità e l’inesperienza non mi fece superare alcuni ostacoli facendomi, invece, affrontare momenti molto dolorosi», afferma commuovendosi.
I genitori al suo fianco
Ma ritrova subito il sorriso ricordando: « In quel periodo furono determinanti la vicinanza di mia mamma Rosetta e di mio papà Valter, scomparso da pochi giorni, che pur non approvavano le mie scelte mi hanno sempre aiutata. E anche quella delle mie figlie Veronica, che oggi ha 22 anni, e Alissa, che ora ne ha 16, che ho cercato di non trascurare mai anche se dovetti lavorare tantissimo, sia in imprese di pulizie sia in alcuni ristoranti, per riprendermi dalle difficoltà economiche createsi. Sono due ragazze straordinarie e sono orgogliosa della forza che dimostrarono in quell’occasione, così come dell’aiuto che ora mi offrono nel lavoro».
La trattoria storica
Perché, dopo alcuni anni piuttosto bui, nel 2021 Monica fu assunta come cameriera alla storica Trattoria Alla Roa, facendo subito riconoscere la sua passione e la sua infaticabilità. «Sono titolare della Roa dal settembre 2023, ma già prima vi lavoravo come se fosse mia, un po’ perché affronto tutto con grande impegno, un po’ perché amo questa trattoria semplice e schietta, come la sua accoglienza e la sua cucina».
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Ai fornelli ora c’è Vanni Zanatta, “figlio d’arte” di Gildo, che per 30 anni ha gestito con la moglie Gianna l’omonima trattoria di Camalò, chiusa nel 2015.
«Mi piace progettare la cucina con Vanni, provvedo io alla spesa: sono molto esigente sulla materia prima, proprio perché la nostra cucina è casalinga, basata sulla qualità dei prodotti che ricerco in piccole aziende, a costo di fare strada», rivela Monica, «Ma preferisco dedicarmi alla sala, al rapporto con il pubblico. Anche perché, per superare le difficoltà, anni fa, mi sono dedicata alla mia crescita personale con l’aiuto di un personal coaching, fino a frequentare un corso per diventare io stessa coach. Il rapporto con i clienti è realmente fondamentale, e sono molto felice che le mie figlie stiano testando questo lavoro, compatibilmente con impegni e progetti, perché è un’incredibile palestra di relazioni umane». Monica è così attenta all’aspetto relazionale che sulla lavagna all’ingresso ha fissato un suo benvenuto: «Le cose più importanti non sono cose ma persone».
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Le regole di ottimo servizio
Ed ha una personalissima visione dei rapporti con i dipendenti: «In settimana Vanni ed io cerchiamo di fare tutto da soli, con l’aiuto di mia figlia Veronica. Alissa è ancora impegnata con la scuola. Nel week end, invece, beneficiamo di bravissime collaboratrici a chiamata. Ma non le chiamo secondo le nostre necessità, bensì in base alle loro disponibilità: se so di non poter contare su di loro per un tal giorno, accetto solo poche prenotazioni rispettando le loro priorità. Qui tutti i collaboratori sottoscrivono un informale documento di “regole per un ottimo servizio” basate sul rispetto e sull’aiuto reciproco, e io so di dover essere la prima ad osservarle. Così come è diritto dei clienti essere seguiti con cura: sempre meglio accontentarne pochi che rischiare di scontentarne molti».
Ma la centralità dei rapporti umani, alla Roa, è sottolineata anche dagli incontri settimanali, da settembre a maggio in una sala non utilizzata per il servizio: esperti di economia, sapori, discipline olistiche e altro si alternano in serate gratuite partecipate. Ed è nata “FieraBene”, piccola fiera del benessere e dell’artigianato che al suo debutto, a luglio, ha visto il giardino gremito.
Un’oasi lungo la Presa 10
Staccandosi dalla dorsale del Montello lungo la Presa 10 inizia un dolce saliscendi nel verde che conduce in mezzo al bosco e alla Trattoria alla Roa: un caseggiato sgargiante di semplicità che pur cambiando numerose gestioni è rimasto fedele al suo spirito di sincera rusticità.
Nell’ultimo anno ha aggiunto al suo storico nome “da Monica”, ossia Monica Pozzebon, montelliana “doc” che ha abbracciato con passione il lavoro di ristoratrice dopo una lunga esperienza in tutt’altro settore. Nell’amena pergola o nella casalinga e luminosa sala interna è proprio Monica a proporre la cucina di Vanni Zanatta che declina gnocchi e pasta fatta in casa secondo stagione e prepara schietti piatti di lumache, tagliate anche con carne d’asino e di cervo, o il goloso spiedo. Ma anche salumi e formaggi de casada o i dolci fatti in casa. Ideali per una pausa durante le passeggiate nel bosco.
La ricetta: il “cunicio in tecia”
Ingredienti (per 6 persone): 1 coniglio intero eviscerato e pulito (del peso di circa 1 kg); 1 cipolla grossa; 1 carota grossa; 1 bicchiere di vino bianco; trito di rosmarino e salvia, farina, sale, pepe, olio extravergine di oliva qb..
Procedimento: tagliare il coniglio in pezzi di grandezza uniforme (circa 18), porli in una ciotola e condire con sale, pepe e trito di rosmarino e salvia, quindi mescolare bene con le mani e far riposare. Sbucciare e lavare la cipolla e la carota, tritarle finissimamente affinché diventino quasi una crema e farla rosolare dolcemente in una padella ampia con olio extravergine di oliva, aggiungendo poi un po’ d’acqua se sfrigola troppo. Infarinare leggermente i pezzi di coniglio e adagiarli sul soffritto, quindi farli rosolare da tutti i lati, sfumare con il vino bianco e coprire la pentola. Proseguire la cottura a fuoco basso per almeno un’ora, avendo cura di mescolare ogni tanto e, se necessario, aggiungere altro vino e farlo sfumare. Spegnere la fiamma e impiattare i pezzi di coniglio su un letto di polenta morbida.