Monfalcone, parla il sindaco reggente: «Con Anna Cisint scelte condivise. Voglio dare i taser ai vigili»
«Posso mai mettermi a discutere su “Islam sì, Islam no”?». No, Antonio Garritani, sindaco reggente dopo lo scioglimento dell’Aula per le dimissioni di Anna Cisint, fresca eurodeputata, non intende farlo.
Lui, «rispetta le sentenze», compresa l’ultima del Tar che ha dato torto all’ente sui centri islamici. Attende il Consiglio di Stato, valuta la vicenda come mera vertenza urbanistica. E sarà pure tutt’una questione di sfumature, ma il suo sguardo è distaccato. Ne parla alla prima intervista da quando è in sella.
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Sindaco, le priorità?
«L’amministrazione non va in ferie, anche se alcuni amministratori sì: le esigenze dei cittadini si manifestano e l’ente deve considerarle. La prima è la gestione degli incendi boschivi, su cui sta riflettendo ora pure la Regione: qui s’è iniziato un anno fa con la pulizia dei boschi per prevenire la propaggine dei roghi. E l’Ecomuseo».
Un’altra?
«La sicurezza garantita dalla Polizia locale, pure in servizio a piedi. Recente esempio, i servizi antidroga con le altre forze e l’unità cinofila. Spesso ci arrivano segnalazioni».
Su stupefacenti?
«Sì, in Comune. Le giriamo alle altre forze per competenza generale e l’operatività h 24. Le accertiamo in borghese».
Altre novità?
«Valutiamo per la Polizia locale l’introduzione del taser, così da render più efficace il controllo territoriale e garantire l’incolumità degli agenti. La decisione non c’è, ma l’orientamento positivo sì, frutto di un’esigenza sorta dal basso. Da ex comandante dell’Arma posso dire d’esser stato tra i primi a sperimentare il taser. Funziona perché la “controparte” lo conosce».
Un uomo colpito da taser a luglio è morto a Bolzano.
«Per me è un ottimo compromesso tra il non essere armati e il ricorso alla pistola, nel servizio di tutela dei cittadini».
I sindacati lo sanno?
«Proprio ieri ragionavo con il comandante sull’opportunità di sentire le sigle».
Avvio nel 2025?
«Per forza. La formazione durerà mesi. A settembre, al rientro di tutti gli agenti, c’è in agenda una riunione cui parteciperò per ascoltarli e sincerarmi delle loro richieste».
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E il tema del lavoro?
«Il problema resta organizzativo e industriale, con la battaglia del Comune per l’eliminazione del subappalto. Al primo incontro con l’ad Fincantieri Folgiero è emersa la volontà di metter mano al modello. Su input del presidente Agrusti si è puntato sull’Academy in Ghana. Ci sono state le prime assunzioni dirette. Non basta, ma è un buon inizio: assieme ad Anna proseguirà la moral suasion a Roma».
Non sono processi dall’oggi al domani: perché non intervenire già ora dotando di docce e stipetti l’appalto?
«All’epoca ci fu un’alzata di scudi interna a Fincantieri da parte di qualche sindacato, cioè di chi vuole sfruttare il momento politico per ogni situazione. Anna batté i pugni».
E poi?
«Il vero problema è il costo. Se Fincantieri fa le strutture e poi ne chiede le spese all’appalto alla fine si riversano sull’operaio, già di suo in difficoltà».
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Due scelte di spostamento - polo scolastico e biblioteca - destano dubbi: lei che dice?
«Sull’area Buonarroti-Pertini c’è una non condivisione di alcuni settori “politicamente inquadrati”, con gruppi che fanno capo all’opposizione. C’è stata addirittura la presentazione di due osservazioni ambientaliste e di una rionale, cui comunque abbiamo risposto tecnicamente. In Aula ha avuto luogo un ampio dibattito e poi, come accade in democrazia, ha deciso il voto. Quanto alla biblioteca sono state fatte prove per saggiare la tenuta infrastrutturale, con positivo esito».
Che ne sarà del liceo?
«Fosse per me, ma è un parere personale, ne farei la casa delle associazioni».
A quando il confronto con la comunità islamica?
«Non c’è una data».
La riunione sul taser c’è.
«Quella è più facile».
L’istanza decanta da mesi.
«Un conto è la prosecuzione, mai venuta meno, dell’interlocuzione con le comunità straniere e non solo bengalesi, un altro l’aspetto religioso. Qualcuno ha pigiato sull’acceleratore prefigurando uno scontro di religione, ma non è così. È invece necessario stabilire ciò che si può o non può fare. La vicenda è tecnica: un dirigente ha emesso quelle ordinanze, poi oggetto di ricorso e di tante discussioni sui media».
Colpa dei giornalisti?
«Ci mancherebbe. È stato il giusto percorso legale, legittimo. Quei due locali possono essere adibiti all’esercizio di culto? L’ufficio e il dirigente hanno ritenuto, piano urbanistico alla mano, di no, con l’emissione dell’ordinanza e legittimamente i fruitori l’hanno impugnata al Tar. Per adesso hanno avuto ragione. E le sentenze si rispettano. Difatti nessuno sta dicendo nulla e loro continuano a fruire degli spazi. Chiaramente l’amministrazione difende la linea assunta dall’ufficio e ha dato mandato all’avvocato di sostenere le sue ragioni».
E lei che farà?
«Resto in attesa dell’evoluzione giuridica. Posso mai mettermi a discutere su “Islam sì, Islam no?”. Aspetto il Consiglio di Stato».
Dunque è un rinvio?
«Diciamo così, ribadendo però che come esigiamo il rispetto delle norme, così siamo i primi a rispettarle. Non ci vorrà molto: è un tema che farà scuola. Non è solo Monfalcone a vivere questa situazione complessa».
Sui social l’hanno accusata di un’apertura al dialogo a “scoppio ritardato”.
«Si danno per scontate alcune dinamiche senza conoscerne i contenuti: che ne sa il centrosinistra di cosa ci diciamo io, Anna e la maggioranza? Sono supposizioni che rispetto, ma non condivido».
L’opposizione fa il suo...
«C’è quella formale e informale, con le chiacchiere sui social. Io non ci bado. In Consiglio ho detto la mia, ribadendo in modo sintetico, ma schietto, che la reggenza non è un momento a se stante, bensì di continuità. Sono oltretutto uno degli assessori che più ha condiviso le scelte di Anna...».
La seconda accusa è che faccia da “paravento” e Cisint continui a comandare, vero?
«Se lo sapevo, mi portavo dietro l’avvocato (ride)».
Però oggi, per l’intervista, si è portato Gregoretti...
«Ma è il mio portavoce. Comunque, tornando ad Anna, lei ha sempre comunicato anche su temi al di là dei suoi referati. Non si penserà mica che in 20 giorni cambi l’impronta... Lei ha una sua vis comunicativa, efficace, ma ciò non significa che i contenuti non siano concordati. La nostra macchina organizzativa funziona così. A nessuno piace fare il pupazzo, ma qua nessuno è pupazzo».
Si candiderebbe al ruolo di sindaco per FdI?
«Se me lo chiede, certo. Però la scelta va condivisa al tavolo regionale. Ci sono altri rinnovi».
Come si trova con la sinistra?
«Io parlo con tutti. Non reputo chi sta dall’altra parte un nemico. Sono a disposizione, se mi si vuol parlare».
Si dibatteranno con più frequenza le interrogazioni?
«Non decido solo io, ma il presidente consiliare e la Capigruppo. Si fa quel che si può».