ACCADDE OGGI: il 18 agosto 1952 nasceva Labrocca, si spense due anni fa nel giorno del suo compleanno
Si è spento due anni fa all’età di 70 anni, proprio nel giorno del suo compleanno. Nasceva nel 1952 Domenico Labrocca. “Un giovanotto con baffoni da guerriero indossa per la prima volta una casacca a strisce verticali rosse e azzurre con un enorme “2“ cucito sulle spalle. Esteticamente poco raffinato, ma dotato di grande carica agonistica, è un arcigno difensore alto 170 centimetri per 68 chilogrammi di peso”, così parlò di lui anni fa Alessandro Russo, nipote di Angelo Massimino.
Nato all’Asmara, in Eritrea, Labrocca era malato da qualche anno. Una notizia molto triste, la scomparsa di uno degli uomini più rappresentativi della storia del Catania. “Un uomo di una caratura eccezionale, serio, umile, un grande” lo definiscono alcuni dei suoi amici più fidati.
Sul campo lo si ricorda per il temperamento di un vero combattente e l’instancabile falcata in progressione. In carriera ha disputato cinque campionati di Serie B con le maglie di Casertana e Catania, per complessive 120 presenze e 2 reti fra i cadetti. Nella stagione 1973-1974 ha fatto parte della rosa della Lazio che si è aggiudicata lo scudetto, senza però essere mai schierato in incontri di campionato.
Il miglior periodo della sua carriera fu proprio al Catania, dove ebbe sempre un posto da titolare nella squadra vantando oltre 200 apparizioni. Dal 1986 al 1997 è stato giocatore e allenatore dell’A.S. Giustiniana, squadra dilettantistica romana, guidandola dalla Terza Categoria. Ha allenato anche una squadra romana di Seconda Categoria FIGC, lo Sporting La Susta, per più di dieci anni, raggiungendo i migliori risultati per la compagine romana.
“Ricordo per filo e per segno – le parole di Mimmo Labrocca rilasciate anni fa (fonte mimmorapisarda.it) – il debutto in rossazzurro. Mercoledi 27 agosto ’75, stadio Sant’Elia di Cagliari: quel Catania aveva riconquistato la B due mesi prima e il mio sorvegliato speciale era il numero undici ‘Rombo di tuono’ Gigi Riva. Finì zero a zero e – seppur per una gara di Coppa Italia – mi ritenni soddisfatto della mia prestazione. Ero giunto alle falde dell’Etna desideroso di diventar qualcuno in campo calcistico nazionale, dopo un bel campionato disputato nelle fila del Siracusa condito da otto reti realizzate. Del calore della mia nuova città sapevo già tutto; di fuochi d’artificio, tric-trac, frizzi e lazzi sino a notte da San Cristoforo a Picanello all’indomani della promozione nella stagione precedente, mi raccontavano sera per sera i Ciceri e i Malaman”.
“Tra campionato, spareggi e gare di Coppa Italia, la maglia del Catania l’ho indossata in più di duecento occasioni ufficiali. Non posso negare che i flashback che porterò sempre con me sono legati alle due promozioni conquistate ma ricordo con struggente nostalgia anche il presidentissimo Massimino. La partita di cui con maggior piacere conservo memoria è quella vinta negli spareggi all’Olimpico di Roma contro il Como. Di tanto in tanto ripenso al gol contro il Campobasso con un bolide da fuori area dopo una cavalcata di sessanta metri in un Cibali strapieno o a quello che ho insaccato deviando il calcio d’angolo di Nicola Fusaro per battere con il minimo scarto il Modena nel gennaio del ’77. Pochi mesi dopo saremmo retrocessi in C, non sapendo darmene una spiegazione”.
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