Fiorentina, il calciomercato come questione personale: Commisso e il caso Nico Gonzalez
Nico dice sì, Commisso invece no. Se il calciomercato diventa una questione “personale”, allora la Fiorentina diventa protagonista. Perché il presidente dei viola si è spesso impuntato per questioni di principio: o contro le commissioni da dare agli agenti dei giocatori, o contro le cessioni di quei calciatori che l’italoamericano Rocco reputa pupilli. E che quindi vedrebbe in un loro addio quasi un tradimento.
Ecco, quindi, che il passaggio di Nico Gonzalez alla Juventus (più che all’Atalanta) si complica. Non “blocca”. Perché la sensazione di tutti è che alla fine l’operazione si potrà davvero fare, per quei 30 milioni di euro circa che i bianconeri hanno messo a budget per l’acquisto a titolo definitivo dell’argentino. Argentino che però era stato il colpo più oneroso nella storia della Fiorentina (oltre 25 milioni di euro), che Commisso ha sempre reputato un campione e che in questi anni a Firenze ha dimostrato di essere un leader. Un po’ come leader lo erano Chiesa e Vlahovic, considerati “traditori” non tanto dal presidente quanto dalla piazza proprio per aver accettato la destinazione bianconera, ma che sono stati ceduti dopo dei tiramolla lunghissimi.
Ecco, Gonzalez sarebbe pronto a trasferirsi a Torino. Ha già dato il suo ok e preferirebbe questa destinazione anche all’Atalanta che pure lavora al giocatore da tempo. In tutti i casi, la scelta di salutare è stata detta sia alla dirigenza, sia ai compagni: l’esterno vuole la Champions League. E la Fiorentina, che si è già cautelata con Gudmundsson (pagato, guarda caso, poco meno di 30 milioni di euro) ora pensa di farlo partire. Ma Commisso non è convinto.
In passato è già successo con Amrabat, passato al Manchester United dopo tante pressioni del giocatore, ma solo nella seconda parte del mercato estivo. E prima ancora con Barak al Napoli, con il centrocampista che invece è rimasto a Firenze tra alti e bassi. Tutti giocatori su cui Commisso ha posto un veto. Tutte resistenze “personali”, che trascendono le logiche del mercato. E che rendono imprevedibili, ancora di più, delle trattative che altrimenti sarebbero già chiuse.
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