Test di tenuta sul ponte di Mitrovica: il Kosovo insiste, la tensione si alza
Camion stracarichi a testare la tenuta di un ponte conteso, segnale di una imminente riapertura, mossa che si avvicina malgrado gli avvertimenti e la netta contrarietà dell’Occidente. E giovani politici serbi arrestati, solo per aver cercato di proteggere un murales con il tricolore di Belgrado a Mitrovica nord, con conseguenti proteste di piazza di serbi indignati e furiosi.
Sono questi i nuovi segnali – uno stillicidio di episodi di tensione – che suggeriscono che, a breve, si possa innescare una nuova pericolosissima escalation, nel nord del Kosovo.
Nord che ha osservato trattenendo il fiato la comparsa di quattro grossi automezzi a pieno carico, inviati dalle autorità di Pristina a Mitrovica, la “Berlino del Kosovo”, divisa in due tra serbi e albanesi dal fiume Ibar.
Camion che sono stati usati come test di portata del ponte principale sull’Ibar, da anni chiuso al traffico e considerato una sorta di confine di fatto tra minoranza serba e maggioranza albanese. Pristina, è emerso nei giorni scorsi, vuole tuttavia premere sull’acceleratore della riapertura completa del ponte al traffico, una mossa fortemente avversata da Belgrado e dalle grandi potenze occidentali, oltre che dalla Ue e dagli Usa.
Ciononostante Pristina va avanti, il ponte va riaperto e il governo kosovaro «rappresenta tutti» e «difende la Costituzione del Kosovo», ha assicurato il ministro degli Interni Xhelal Svecla. Che negli ultimi giorni è stato avvistato più volte nei pressi del ponte, dove si stanno effettuando anche lavori di manutenzione nella parte nord di Mitrovica, quella abitata dai serbi.
Svecla che è anche stato notato di frequente al cafè “C’est la vie”, nella parte nord, oggi gestito da albanesi, a un tiro di schioppo dal ponte, locale che ha sostituito lo storico “Dolcevita”, decenni fa quartier generale dei “guardiani del ponte” serbi, una sorta di milizia che vigilava sul confine di fatto. Tempi cupi, che sembrano ritornare, mentre i media di lingua albanese continuano a battere sul tasto della «imminente riapertura» del ponte, in passato teatro di incidenti e scontri di matrice etnica, controllato 24 ore su 24 dai Carabinieri italiani.
È stata invece la polizia kosovara a vigilare, maldestramente, su un’altra operazione assai controversa, andata in scena giovedì sempre nella parte settentrionale di Mitrovica, filmata e trasmessa via Facebook da due dei leader di “Srpska Demokratija”, un partito di opposizione di serbi del Kosovo, Aleksandar Arsenijevic e Stefan Veljkovic.
I due si sono mobilitati dopo aver visto alcuni operai sconosciuti cancellare con vernice bianca una grande bandiera serba dipinta nei pressi di un monumento.
Arsenijevic e Veljkovic hanno cercato prima di fermare gli improvvisati imbianchini, di etnia albanese, ricordando che «i simboli serbi sono protetti dalla Costituzione» del Kosovo, per poi essere a loro volta circondati e infine arrestati da agenti della polizia kosovara per procurato «impedimento» al lavoro di pubblici ufficiali. Arresto che ha richiamato subito centinaia di serbi in piazza, davanti alla stazione di polizia dove si trovavano i due, alla fine rilasciati.
Ma i nervi sono ormai saltati e anche l’Ue se ne è accorta. Troppe «azioni unilaterali» da parte di Pristina rischiano di destabilizzare la situazione, ha avvisato Bruxelles. Mettendo sul tavolo anche l’ipotesi di nuove sanzioni contro il Kosovo, se non ci sarà una retromarcia.