Riforma della giustizia, Andrea Ostellari: «Il solito svuotacarceri è una grande presa in giro, ecco la nostra soluzione»
Andrea Ostellari, sottosegretario leghista alla Giustizia, avete approvato il decreto carceri: perché crede sia una buona legge?
«In questo Paese siamo abituati a legiferare secondo logiche emergenziali. Questo intervento è il primo, sul tema carceri, con una visione strutturale: mette al centro la rieducazione del condannato, consentendo anche a chi è privo di domicilio di scontare il fine pena presso comunità esterne, con l’obbligo di formazione e lavoro.
E dal punto di vista pratico?
«Migliora i servizi sanitari, attraverso l’istituzione della figura del medico incaricato. Assicura un’ulteriore presenza di agenti di Polizia penitenziaria, grazie all’assunzione straordinaria di altre 1000 unità. Qualcuno pensava di cavarsela con il solito svuotacarceri, noi abbiamo fatto molto di più. Un esempio: quando ci siamo insediati i mediatori in servizio erano 3, oggi sono 61 e la pianta organica degli educatori è praticamente al completo».
Come migliora la vita dei detenuti?
«Migliorare l’esecuzione penale significa migliorare la vita di tutti, di chi sta dentro come di chi sta fuori. Per farlo abbiamo reso più snelle le modalità di accesso a progetti di lavoro e all’affidamento in prova, abbiamo potenziato con maggiori finanziamenti i percorsi di recupero per i tossicodipendenti e aumentato il numero di telefonate per i detenuti, che passano da 4 a 6 al mese per gli ordinari, ma con la possibilità per i direttori di concederne di più, ovviamente escludendo chi ha compiuto reati più gravi».
Come migliora le condizioni degli agenti della Penitenziaria?
«Per anni la Polizia penitenziaria ha patito il blocco delle assunzioni. Noi siamo intervenuti con iniezioni straordinarie di personale, l’ultima delle quali è prevista proprio da questo decreto. Non solo: un carcere rinnovato da interventi di restauro, dove il condannato lavora e non guarda il soffitto e le cure sono garantite a tutti è più tranquillo, anche per chi ha scelto di indossare una divisa, garantire la sicurezza e collaborare alla rieducazione dei ristretti».
Perché non crede nello svuotacarceri?
«Per i numeri che ci restituiscono le esperienze del passato. Quando la sinistra ha rimesso in libertà persone non rieducate, queste sono tornate a delinquere e poi in carcere, con un titolo di reato aggravato e quindi con minori possibilità di accedere a percorsi di recupero. Lo dico francamente: lo svuotacarceri è una presa in giro per i detenuti, che oggi escono dalla cella, ma vi torneranno domani. Per i cittadini, che si sentono traditi dallo Stato. Per le forze di polizia e la magistratura, il cui lavoro merita rispetto».
Non pensa che le condizioni nella maggior parte delle carceri italiane sia insostenibile?
«La politica, dopo anni di silenzi, ha il dovere di dire la verità. E la verità è che l’emergenza che abbiamo sotto gli occhi ha origini lontane, che i problemi si risolvono usando la testa e con la programmazione. Ciò che più di tutto affligge le carceri è l’inadeguatezza delle strutture: obsolete, fatiscenti, pensate per un mondo che non esiste più. Per farvi fronte abbiamo sbloccato cantieri, assicurato investimenti e nominato un commissario straordinario che potrà, in tempi celeri, garantire risultati».
Ora è stato anche denunciato da Roberto Giachetti (Italia Viva) e dall’associazione “Nessuno tocchi Caino”. Cosa ne pensa?
«Il record di suicidi nelle carceri è del 2022, l’anno in cui siamo arrivati. All’epoca noi non abbiamo depositato esposti o denunce contro qualcuno, ma abbiamo scelto di lavorare e di fare politica. L’esito è un decreto del governo, nato dopo mesi di studio, votato a larga maggioranza dal Parlamento. La ricetta di Giachetti, già sperimentata, ci ha portato a dove siamo ora. Carceri vecchie, detenuti in aumento e alto tasso di recidiva. Noi abbiamo voluto prendere una strada diversa. Che non significa stare a guardare, ma provare a risolvere i problemi, senza usare la giustizia contro chi la pensa in modo diverso».
Quali sono le condizioni dei penitenziari in Veneto?
«In Veneto ci sono istituti di eccellenza, ma ciascuna situazione presenta le sue criticità. Devo dire, tuttavia, che qui abbiamo avuto provveditori e direttori attenti e professionali, come pure agenti sempre pronti a fare il possibile e anche di più».
Ma lei nega il sovraffollamento?
«Secondo la Corte europea esiste sovraffollamento quando, per ogni detenuto, ci sono meno di 3 metri quadrati per cella. In Italia il criterio, stabilito nel 1975 e mai modificato, è diverso: 9 metri quadrati per la singola e 5 per ogni altro detenuto. Rispetto al parametro europeo siamo in regola, tranne in paio di situazioni, rispetto a quello italiano no».
Cosa si potrebbe fare per migliorare l'intero sistema?
«Nuove strutture, più sanità, più lavoro, più luoghi di esecuzione alternativa per chi commette reati minori, meno misure cautelari in carcere e meno polemiche. Molti penitenziari italiani soffrono, ma continuare a soffiare sul fuoco non serve a nessuno, nemmeno ai detenuti».