I pro e i contro degli integratori
I bicipiti da esibire in spiaggia. La «tartaruga» addominale a favore di smartphone, e per le gentili signore la silhouette che deve essere allo stesso tempo tonica e magra, però non troppo, attraente ma con i muscoli - armoniosi e femminili - ben definiti. Un lavoraccio. Così, abituati come siamo a cercare scorciatoie, in questa estate 2024 che ci accompagna con i corpi perfetti degli atleti delle Olimpiadi, cerchiamo metodi per ottenere un fisico accettabile senza troppi sacrifici, a tavola e in palestra: e cosa c’è di meglio che provare con integratori di vario tipo e bibite energetiche? Se quella latta di polvere proteica promette di farmi perdere tre chili in una settimana, se quel beverone all’improbabile gusto di lampone canadese lascia immaginare un effetto drenante che assottiglia le gambe, o alleggerisce la stanchezza della corsa mattutina con l’84 per cento di umidità, chi siamo noi per rinunciare a tanto ben di dio? I risultati dei nostri pensieri stupendi (e sbagliati) su muscoli e forma fisica vanno a finire in un mercato di integratori sportivi che ha totalizzato nel 2023 un valore di 520 milioni di euro, in crescita del 15 per cento rispetto all’anno precedente (dati Cerved). Per quanto riguarda gli integratori in generale, invece, il nostro è il Paese in Europa che ne acquista di più, con 30 milioni di consumatori e un giro di affari di 4 miliardi e mezzo.
Numeri probabilmente sottostimati: nel campo dei preparati per lo sport (ma non solo) il mercato online - che sfugge a ogni verifica - è florido. E per questo aumentano i rischi di un uso sconsiderato di questi prodotti senza controllo. «Nel settore degli integratori utilizzati nello sport» afferma Alfredo Pontecorvi, direttore dell’Unità di Medicina interna, endocrinologia e diabetologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli - Irccs di Roma, «bisogna stare molto attenti a quelli venduti via internet, perché possono contenere sostanze dopanti non dichiarate nella composizione farmacologica. Non è raro riscontrare, infatti, casi di atleti o sportivi non professionisti risultati positivi a controlli antidoping a loro insaputa. Anche perché in questi preparati vengono inseriti quote di steroidi anabolizzanti o loro stimolatori, oppure analoghi della GHrelina capaci di stimolare l’ormone della crescita o GH, un’altra sostanza ormonale proibita».
Ma non è solo il doping, il problema, perché le tanto pubblicizzate proteine comprate in massa anche da tutti quelli non hanno intenzione di sudare palestra ma solo di buttare giù il sovrappeso, possono dare problemi ad apparati fondamentali per la salute, come i reni. «L’eccesso di proteine» avverte Pontecorvi «può rappresentare un rischio di sovraccarico renale. Chi decide di assumerle deve introdurre più liquidi e suddividere l’apporto proteico prima e dopo l’attività fisica. Io li consiglio, a dosi non eccessive, solo se si praticano attività di resistenza; in quel caso sono utili quelli a base di aminoacidi ramificati, perché contribuiscono ad aumentare la massa muscolare. Invece, assumere troppe proteine per lunghi periodi a scopo dimagrante è una pessima idea». Anche perché c’è un altro pericolo, ossia le interazioni con i farmaci: «I prodotti a base di calcio o di ferro, per esempio» conclude Pontecorvi «possono interagire con l’assorbimento di alcuni medicinali. Chi assume anticoagulanti, soprattutto di vecchia generazione, deve stare molto attento perché diversi preparati possono inibire o aumentare l’efficacia del farmaco, e in tal modo si rischiano emorragie interne o formazione di coaguli».
Ma, d’estate soprattutto, non di solo sport vive il mercato degli integratori: nella stagione degli stravizi alimentari, delle notti brave ad alto tasso alcolico e del repentino cambio di abitudini, l’italiano medio ha tipicamente - oltre al fisico non all’altezza delle aspettative - problemi intestinali. In caso di stitichezza, per esempio, sembra una buona idea buttarsi sugli integratori, specie a quelli a base di senna, fitoterapico estratto da una pianta di origine desertica. Attenzione, però: «Questi prodotti» spiega Silvio Danese, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele, «se sovradosati possono causare problemi gravi, come dissenteria, forti dolori addominali, fino ad arrivare alla confusione mentale. Inoltre, l’abitudine di usarli per periodi molto prolungati porta come effetto a lungo termine un rallentamento globale della funzione intestinale».
Tirando le somme: mai prendere iniziative sugli integratori senza aver prima consultato il proprio medico e mai rivolgersi a mercati che non siano legali e controllati, prediligendo sempre i prodotti di aziende serie e di filiera verificata. Il che può davvero fare la differenza: «Non tutti gli integratori sono uguali, occorre puntare su preparati di qualità» sottolinea Danese. «Soprattutto è importante che abbiano seri studi clinici a supporto, anche perché spesso, nella preparazione, si usano miscele di più prodotti, utilizzando le proprietà di ogni singolo ingrediente. Se gli studi vengono effettuati su cellule, ma non si fa un vero studio clinico per la specifica indicazione che si vuole ottenere, si rischia di non avere la proprietà medicamentosa desiderata». Considerando, inoltre, il costo elevato che gli integratori e le bevande energizzanti hanno ormai raggiunto - tra proteine per dimagrire, probiotici per lo stomaco, melatonina per dormire, magnesio contro la spossatezza, guaranà per l’energia e così via, si rischia di lasciare in farmacia tra i 300 e i 400 euro - è bene accertarsi non solo che il preparato funzioni, ma anche che non sia solo zucchero o poco più, e che il corpo possa correttamente assorbirlo.
Il rischio, al contrario, è quello di buttarlo letteralmente nel water, come spesso succede con i prodotti a base di calcio, dato che solo il 20 per cento viene assimilato a livello intestinale mentre il resto è eliminato dall’organismo. Per fortuna c’è la ricerca, che aiuta a fare chiarezza su come orientarsi e a discernere cosa prendere e cosa no: il Covid, per esempio, ci ha aiutati a fare passi da gigante nello studio dei prodotti veramente utili. «Nel periodo pandemico» ricorda Francesco Landi, direttore dell’Unità di Medicina interna geriatrica di Irccs Policlinico Gemelli, «abbiamo studiato con “trial” scientifici alcune sostanze, come la bioarginina, che è un aminoacido, per capirne l’efficacia in caso di infiammazione. Abbiamo scoperto, con dati oggettivi, che i pazienti miglioravano, così come i parametri nel sangue, che la somministrazione innescava un meccanismo biologico capace di combattere la cosiddetta “fatigue” tipica del post Covid, perché migliorava l’ossigenazione dei muscoli. È ovvio che questi preparati possono essere assunti anche dagli sportivi per rimediare all’affaticamento muscolare».
Contro l’infiammazione i medici del Gemelli hanno anche studiato la bromelina ad alta concentrazione, che si estrae dal gambo dell’ananas: «Pure in questo caso» conclude Landi «i risultati degli integratori, ovviamente sempre affiancati alle terapie mediche, sono stati buoni, per esempio nei casi di pazienti con frattura del femore: recuperano prima e la somministrazione di bromelina ci consente di diminuire gli antidolorifici». Integrati e felici, o integrati e sconsiderati (e con qualche problema in più)? Capire come procedere nell’universo - sempre più vasto - degli integratori sta a noi, ma soprattutto al nostro medico.