Cuorgnè, insorge il comitato: «Controllate quel medico in pronto soccorso, è finito in un servizio delle Iene»
CUORGNÈ. Gira in tasca con i documenti perché, alla fine, già lo sa che prima o poi la sua storia verrà fuori e ne dovrà parlare. Vieri Riccioni, 72 anni, laurea in medicina all’Università di Firenze e specialità in oculistica, parla al pronto soccorso di Cuorgnè, nella serata di martedì.
Poche ore prima, su di lui, aveva cominciato a montare una polemica, sollevata dal Comitato che si è occupato di sostenere la riapertura del pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè. In un post su Facebook, il comitato condivideva un servizio delle Iene del 2019 che fece finire il medico nella bufera, accusato di effettuare finti esami a cittadini stranieri ricevendo un compenso in denaro. Da quel servizio, nei confronti di Riccioni, scaturirono un’indagine e un provvedimento disciplinare e, da quel momento, ovunque il medico sia andato a lavorare è stato riconosciuto e ci sono state polemiche. Compreso a Cuorgné, ultima sua sede di lavoro, dove il Comitato, per bocca del promotore Riccardo Tessarini osserva: «Chiediamo che siano controllate attentamente le persone che vengono a lavorare nella sanità pubblica. Tutti sono innocenti fino a prova contraria, ci mancherebbe, ma c'è chi si è accorto di cosa circolava su internet. Servono verifiche più approfondite». Verifiche che l’Asl/To4 ha compiuto appena venuta a conoscenza del caso, chiedendo alla società che gestisce il servizio che il problema fosse risolto. «Il fornitore ci ha comunicato - spiega Stefano Scarpetta, direttore generale As/To4 - che le verifiche dei requisiti necessari del medico per l’esercizio dell’attività sono regolari».
Vieri Riccioni, va specificato, non è un dipendente Asl/To4. Il pronto soccorso di Cuorgnè, come noto, funziona con un servizio esternalizzato, con una società terza, quindi, che si occupa del reclutamento e dell’invio dei medici che poi lavorano confrontandosi con i responsabili della struttura, questi sì dipendenti Asl/To4. Va anche detto che, alla direzione Asl, non sono arrivati appunti sul modo di lavorare di Riccioni. Comunque sia, il passato continua a inseguirlo. E lui non si sottrae a raccontare il presente. «Sono a posto e in regola – dice Riccioni –. Ho ricevuto la comunicazione un anno e quattro mesi dopo la chiusura del procedimento: non sono stato radiato, avevo fatto opposizione e ho vinto la causa. Dopo il servizio delle Iene del 2019, nato in seguito alla denuncia di una persona che lavorava con me e con cui c'erano divergenze, sono iniziate le indagini a mio carico, durate oltre due anni e mezzo, finite con l'archiviazione perché non è stato trovato nulla. Ci sono stati molti errori in questa vicenda – continua – compresa un'errata informazione di sospensione dall'Ordine dei medici di Roma. Fu probabilmente un errore in buona fede, ma io non ero sospeso, ho sempre lavorato. Successivamente l'Ordine dei medici di Pistoia comunicò correttamente la mia vicenda, ma è stata una brutta storia e mi preme sottolineare che non ci sono pendenze a mio carico. La sentenza è arrivata e ho vinto la causa. Non ho mai fatto ciò di cui sono stato accusato. Anzi, ho passato un ulteriore anno e quattro mesi in attesa della comunicazione della sentenza da"medico radiato", perché l'udienza si era svolta nel giugno 2022 e ho ricevuto la comunicazione nel novembre del 2023. Questa è stata la condizione peggiore, soprattutto per un medico». «A Prato – conclude – avevo molti assistiti. Questa storia mi ha seguito anche in Veneto, dove mi era stata messa contro anche la cooperativa per cui lavoravo, poi sono rimasto lì in servizio 4 anni perché furono prese le dovute informazioni. Alla fine sono arrivato in Piemonte e sono lieto di poter raccontare la verità. Voglio soltanto lavorare in serenità, senza dover ogni volta finire nel mirino».V.C. , R.C.