Donne in toga “instabili”, Pd interroga Bernini sul manuale di Gazzoni: “Evitare che i giuristi si formino su queste tesi incostituzionali”
Il gruppo del Pd alla Camera ha presentato un’interrogazione alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini sul caso – sollevato dal fattoquotidiano.it – del manuale di Diritto privato di Francesco Gazzoni, avvocato e professore ordinario in pensione dell’università Sapienza di Roma, nella cui ultima edizione i magistrati vengono definiti “psicolabili” e le giudici donna “instabili nei giudizi di merito in materia di famiglia e figli“. “Si tratta di parole che manifestano teorie palesemente sessiste e che presentano un evidente pregiudizio di fondo verso i magistrati”, si legge nelle premesse dell’interrogazione, presentata dalla responsabile Giustizia dem Debora Serracchiani e sottoscritta dai deputati Michela Di Biase, Federico Gianassi, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Valentina Ghio, Marco Lacarra, Stefania Marino, Ilenia Malavasi e Irene Manzi. Le tesi di Gazzoni, scrivono gli onorevoli, “lasciano esterrefatti in quanto contenute all’interno di un manuale rivolto agli studenti di diritto e quindi con un obiettivo chiaramente formativo“: pertanto, “fermo restando il principio indiscutibile della autonomia all’interno dell’università anche nella adozione dei testi, si pone oggettivamente una questione di opportunità“. L’interrogazione chiede quindi a Bernini di sapere “quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in merito all’impiego del testo in questione per evitare che simili tesi così distanti dai principi costituzionali possano costituire bagaglio formativo per le prossime generazioni di giuristi”.
Nelle premesse dell’atto si cita pure la durissima presa di posizione dell’Associazione nazionale magistrati (l’organismo di rappresentanza di giudici e pm) anch’essa anticipata al nostro giornale dal presidente Giuseppe Santalucia: “Espressioni misogine e di stupido dileggio dell’ordine giudiziario, che con amara sorpresa ci tocca leggere in un testo dedicato soprattutto alla formazione dei giovani giuristi. Espressioni che al contempo avviliscono e indignano, mortificando chi le ha pensate, chi le ha scritte e chi ha ritenuto di pubblicarle”, le aveva definite. Il giorno successivo era arrivata anche la condanna dell’Associazione donne magistrato italiane (Admi) con una nota firmata dalla sua presidente, la pm barese Isabella Ginefra, secondo cui le affermazioni di Gazzoni “risultano ancora più gravi e pericolose perché provengono da un accademico, pur da tempo in pensione, e sono, all’evidenza, espressione di una cultura maschilista, imbevuta di stereotipi di genere, che denigrano, delegittimano ma anche irridono e offendono tutta la magistratura e, soprattutto, quella parte della componente femminile quotidianamente impegnata nella trattazione dei procedimenti delicati che toccano i diritti personali e personalissimi dei cittadini, generando nei lettori e, quel che è più grave nei discenti, una distorta visione dell’esercizio della giurisdizione”.
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