Stop alla cannabis light, a rischio anche l’Hemp shop della Serra
Ivrea
Con un emendamento approvato nella notte del primo agosto, il Governo ha messo fuori legge la produzione e la vendita delle infiorescenze di canapa cosiddetta “light”, con una percentuale minimadi Thc. Una decisione che rischia di rivelarsi un colpo mortale per il settore, che negli ultimi anni ha visto la nascita di diversi punti vendita, in Canavese come in tutta Italia.
A Ivrea è il caso di HempShop Canapese Social Club, impresa nata in pieno periodo pandemico per volontà di Marco Maffione al piano terra dello storico hotel la Serra. L’apertura del negozio era stata quasi l’alba di una nuova era per la struttura, da anni in stato di abbandono: Maffione si era rimboccato le maniche, pulendo vetri e siringhe e mediando con le persone che gravitavano lì intorno, e poco dopo erano comparse le icone di Camillo Olivetti dello street artist Luca Cristiano sui muri al posto delle scritte. Con il nuovo emendamento però tutto questo è oggi a rischio.
«È l’ennesima volta che si tenta di mettere i bastoni tra le ruote al settore – commenta Maffione –. Da quando esiste questo mercato, la domanda più comune che mi pone la gente è se è vero che chiudiamo, me lo sento ripetere da almeno 5 anni ormai. Questa volta però sembra più impattante delle altre, un emendamento aggiunto nella notte a un decreto che forse passerà con la fiducia, quindi senza discussione in Parlamento».
Nonostante questo, il giovane imprenditore non si è mai scoraggiato, e anche questa volta non tutte le speranze sono perdute. «Il testo dell’emendamento non è ancora stato pubblicato, quindi bisogna aspettare – spiega il giovane imprenditore –. Ciò che dà speranza oggi è che siamo in un contesto europeo, che limita le scelte così palesemente antiscientifiche. Il principio parrebbe essere quello di rendere tutto illecito appena la pianta sviluppa infiorescenze. Un meccanismo che non danneggerebbe solo noi, ma l’intera filiera, da sempre osteggiata, compreso tutto il comparto agricolo e di produzione tessile». Negli anni infatti, la relativa apertura verso la produzione di canapa priva di principio psicoattivo aveva permesso la nascita di diverse imprese, la cui esistenza non è però mai stata facile.
«Sono opere di dissuasione – sostiene Maffione –. Questo tipo di attività sono aperte da imprenditori giovani, che hanno deciso di investire e mettersi in gioco, ma che magari vorrebbero anche tirare su famiglia o avere un po’ di stabilità, scegliendo alla fine di abbandonare un settore la cui esistenza non è garantita. Ormai non mi sorprendo più di nulla, questo governo sicuramente è deciso ad attaccare il settore per una questione ideologica, ma non è che quelli prima ci aiutassero. Mentre il resto dell’Europa regolamenta anche l’uso della cannabis con principio attivo, noi ancora discutiamo sulla canapa light». Più che lo scontro con le istituzioni però, quello che Maffione davvero vorrebbe è un maggiore dialogo: «Io sono un piccolo imprenditore con partita Iva, quello che la destra dovrebbe in teoria tutelare. È il mio prodotto a non piacere, ma siamo o non siamo in un libero mercato? Sarei curioso di sentire le opinioni degli esponenti della destra locale, non si può essere liberisti a giorni alterni. Sarebbe il momento di confrontarsi, visto che noi produttori e rivenditori di canapa light siamo ormai una realtà consolidata, a Ivrea come in tantissime città italiane».