ATP Washington: Un torneo che lega Petr e Sebastian Korda
Il Washington Open 2024 ha visto trionfare per la prima volta lo statunitense Sebastian Korda, alla sua prima finale in un ATP 500. A farne le spese è stato l’azzurro Flavio Cobolli, che non ha retto il ritmo nel terzo e decisivo set, incassando un severo 6-0 dal padrone di casa. La conquista del suo 2° titolo ATP, giunto proprio a Washington, riunisce il percorso di Sebastian Korda con quello del padre, Petr, che proprio nella capitale statunitense conquistò il medesimo titolo 32 anni prima, esattamente nel 1992. A differenza del figlio, però, per Korda Senior non si trattò della prima finale in assoluto a Washington, poiché nell’edizione precedente, Petr, ebbe a che fare con un certo Andre Agassi, il quale gli impedì di agguantare il titolo. Nell’anno del trionfo batté Hendrik Holm in finale, e cinque anni dopo, raggiunse la sua ultima finale a Washington, dove perse per la seconda volta a causa di una rimonta inflitta da Micheal Chang. Una tappa particolare quella Washingtoniana per la dinastia Korda, che al momento colleziona due titoli e due finali perse.
Sono molteplici le storie simili a quelle della famiglia Korda nel mondo dello sport, dove i figli d’arte si fanno largo emulando le gesta dei propri padri, come avviene anche nella sfera calcistica o quella della pallacanestro, per esempio. Basta pensare al giovane figlio della leggenda del basket LeBron James, il quale ha rinnovato il contratto per altre due stagioni con i Los Angeles Lakers, pur di realizzare il sogno – che coronerebbe la sua meravigliosa carriera – di giocare insieme al figlio Bronny. Nel calcio, invece, un esempio lampante è quello dell’attaccante della Nazionale Italiana Federico Chiesa, considerato uno dei più talentuosi giocatori azzurri in circolazione, figlio del grande Enrico Chiesa, calciatore dei primi anni ‘2000, autore di ben 138 gol realizzati in Serie A.
Generazioni differenti, e stesse passioni trasmesse da padre in figlio alla ricerca dello stesso successo ottenuto dal genitore; spesso rivelatosi controproducente a causa dell’immenso peso generato dal cognome del giovane, sottoposto irrevocabilmente ad una pressione mediatica eccessiva che limita il talento stesso.