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Август
2024

I Balcani nella morsa della siccità

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BELGRADO Terra secca, bacini asciutti, fiumi dalla portata ai minimi, agricoltori ormai quasi senza speranza che l’anno si possa chiudere in modo meno drammatico. Anno, il 2024, che potrebbe con alta probabilità essere ricordato, in ampie parti dei Balcani e dell’Europa centro-orientale, come un nuovo annus horribilis a causa della siccità.

Siccità, esacerbata dal cambiamento climatico e dal pesante impatto su una regione che è uno dei “granai” d’Europa, che sta mordendo ferocemente in molte nazioni dell’area. Lo confermano i dati ufficiali, aggiornati solo fino a inizio luglio – ma il gran caldo ha solo peggiorato nel frattempo la situazione – dello European Drought Observatory (Edo). Le mappe dell’Edo segnalano così allerta rossa in gran parte di Bulgaria e Romania, ma zone in forte sofferenza a causa della siccità anche in Moldova, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, gran parte della Serbia e aree significative della Croazia. E sono proprio Romania e Bulgaria a registrare in Europa «condizioni più secche del solito», con terreni in sofferenza già dalla primavera, un disastro provocato anche qui da «forti anomalie nelle precipitazioni», oltre ad «alte temperature» e «accelerata perdita di acqua dal suolo a causa dell’accresciuta traspirazione». Linguaggio tecnico che significa laghi e bacini artificiali letteralmente prosciugati, come quello di Talabasca, in Romania, uno dei Paesi più colpiti dall’attuale ondata siccitosa.

In sei regioni della nazione Ue, Constanta, Alba, Dolj, Iasi, Prahova, Gorj sono ormai moltissimi i villaggi cui viene razionata l’acqua. «Rischiamo di diventare un deserto», ha denunciato un residente, citato dai media locali. E non è un’esagerazione. Già a luglio la Romania era in sofferenza per gli alti livelli di siccità e il quadro ora è in progressivo peggioramento. Nere le prospettive future, con un’area del «30% della superficie totale della Romania soggetta a desertificazione» e già oggi caratterizzata da «un clima arido o semiarido», si legge in uno studio Copernicus Global Land Service. E assieme alla Spagna sarà proprio la Romania, secondo un recente studio della Commissione europea, fra i Paesi dove il settore agricolo – uno dei motori dell’economia nazionale – più colpito dal rarefarsi delle precipitazioni e dal susseguirsi delle ondate di calore, con gravi conseguenze in particolare su «la produzione di cereali», si legge nell’Atlante della siccità, pubblicato l’anno scorso.

Anche più a nord la situazione è seria. In Ungheria si attende una riduzione del 14% della produzione di mais e del 9% dei girasoli, rispetto a già non incoraggianti previsioni, in un Paese dove le precipitazioni sono state di 20-50 millimetri sotto le medie del periodo. Stesso discorso anche in Bulgaria, dove si stimano tra il 10 e il 15% le perdite di produzione per ettaro di mais, girasoli e altri cereali. In Serbia, dove ampie zone del Paese hanno assunto aspetto e colori da Spagna o Grecia profonda, «i maggiori danni li subirà la soia», senza precipitazioni piovose previste per buona parte di agosto e un raccolto «sei volte inferiore» al passato, dice un coltivatore della Vojvodina. Anche qui fiumi e soprattutto laghi e bacini per l’irrigazione si stanno prosciugando e «molti villaggi sono senz’acqua», ha denunciato la climatologa Ana Vukovic Vimic. Stesso allarme in Macedonia del Nord e vaste zone di Montenegro, Bosnia, Croazia, dove la terra è sempre più assetata. E difficilmente, nei prossimi anni, s’invertirà la tendenza. —

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