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Август
2024

Crollo dei mercati globali: paura di recessione e scetticismo sull'IA

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È arrivato. Da mesi la domanda era se e quando sarebbe finita la corsa delle borse. E con l’arrivo di agosto eccoci. Dopo il venerdì nero oggi la settimana è iniziata con l’Asia in profondo rosso. L’indice giapponese, il Nikkei, ha perso il 12,4%. Mai così male dal 19 ottobre 1987. E in Europa non va molto meglio, a partire da un -4% in inizio giornata a Milano. A pesare sui mercati ci sono diversi fattori. La paura concreta di una recessione negli Stati Uniti e i venti di guerra dal Medioriente. Ma anche lo scetticismo, crescente, nei confronti della corsa all’intelligenza artificiale da parte delle Big Tech.

Venerdì era cominciato tutto con Tokyo che lasciava sul terreno il 5,8%. Poi è stata la volta delle Piazza Europee. Tutte negative a fine giornata e con Piazza Affari a -2,55%, la peggiore. In due giorni Milano ha bruciato quasi 40 miliardi di euro di capitalizzazione, con i rumor di nuovo di una tassa sugli extraprofitti delle banche che non ha aiutato. E infine il rosso di Wall Street che ha chiuso con il Dow Jones a -1,52% e il Nasdaq a -2,43. Sicuramente a innervosire le piazze, venerdì come oggi, è il timore di una recessione americana. Hanno pesato i dati negativi sul mercato del lavoro statunitense. La disoccupazione è risalita al 4,3% contro il 4,1% atteso. Questo ha innescato incertezza sulla tenuta dell’economia americana e sulla possibilità del taglio dei tassi da parte della Federal Reserve a settembre.

Ma c’è anche un’altra questione a preoccupare i mercati. Al forte ottimismo dimostrato verso l’Intelligenza artificiale corrisponde un certo scetticismo delle piazze. Le Big Tech di Wall Street hanno investito 106 miliardi in soli sei mesi nel settore. Si prevede che i miliardi diventeranno mille in cinque anni. Le Big Tech hanno aumentato del 50% la spesa, scommettendo nell’IA. Ma la risposta dei mercati è più che tiepida, anzi. Il sottoindice tecnologico con quel -5% a Wall Street di venerdì è il peggior calo in due anni. Amazon ha chiuso la settimana scorsa lasciando sul terreno il 12%. Per non parlare del tonfo di Intel che, dopo l’annuncio di una riduzione del 15% dei lavoratori e dopo le trimestrali ben al disotto delle aspettative, è crollato in borsa del 26%. E percentuali in rosso, anche se meno, per le altre: Microsoft, Meta, Alphabet e Apple. È vero che i ricavi complessivi delle Big Tech hanno superato i 431 miliardi di dollari nel primo trimestre dell’anno (+11,5%), ma qualcosa sta cambiando. Davanti a tanti soldi sembra sempre più diffondersi la domanda: ne vale davvero la pena?
A fine luglio gli analisti presenti alla conferenza trimestrale di Google hanno chiesto chiaramente alla dirigenza quando i 12 miliardi di dollari per trimestre investiti nell’intelligenza artificiale cominceranno a rendere. Banche e investitori iniziano a essere scettici: tutti gli investimenti delle Big Tech sull’IA porteranno davvero guadagni? Ci sono analisti che iniziano a parlare di “nuova bolla”. Un’analisi del fondo di venture capital Sequoia Capital stima che il settore dell’intelligenza artificiale dovrà generare almeno 600 miliardi di dollari di ricavi ogni anno per rendere redditizi gli esborsi fatti e dare stabilità al settore.

Tutto questo pesa sulle piazze finanziarie anche questa settimana. E sono in arrivo altri banchi di prova. Innanzitutto, i dati sull’indice di fiducia Ism servizi americani, già lunedì pomeriggio. Poi giovedì i numeri sulle richieste settimanali di sussidi di disoccupazione. Soffia inoltre sempre più forte e vicino il vento di un conflitto allargato in Medioriente. Si annuncia un agosto turbolento per le borse di tutto il mondo.