Venezia gareggia con Gallarate e Lignano per la Capitale dell’Arte contemporanea
Venezia in lizza con Gallarate, Lignano Sabbiadoro, Rionero in Vulture (Potenza), Cassano allo Ionio (Cosenza) - tra le altre - per il titolo di Capitale italiana dell’Arte Contemporanea per il 2026.
No, non è uno scherzo, come potrebbe sembrare, ma una realtà. La città che ospita già la più importante manifestazione d’arte contemporanea del mondo - la Biennale Arte, ogni due anni - e alcuni delle maggiori istituzioni artistiche italiane e straniere legate anche al contemporaneo (dalla Fondazione Pinault alla Guggenheim, dalla Berggruenn Art & Culture, alla Fondazione Prada, dalla Fondazione Kapoor e presto anche alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), si mette in gioco per un titolo che è già suo di diritto.
Rischiando, oltretutto, di perderlo, almeno burocraticamente, nel nuovo concorso lanciato da quest’anno dal Ministero della Cultura.
Il bando si è chiuso il 30 giugno scorso, data in cui i Comuni interessati hanno inviato le domande corredate da dossier alla Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Sono state selezionate 23 candidature, che sono le seguenti: Aielli (Aquila), Bolsena (Viterbo), Carrara, Cassano allo Ionio (Cosenza), Catanzaro, Fabriano (Ancona), Gallarate (Varese), Gibellina (Trapani), Lignano Sabbiadoro (Udine), Mantova, Moliterno (Potenza), Nichelino (Torino), Palazzolo Acreide (Salerno), Palmi (Reggio Calabria), Peccioli (Pistoia), Pescara, Quarto (Napoli), Quattordio (Alessandria), Reggio Calabria, Rionero in Vulture (Potenza), Todi (Perugia), Venezia, Vigevano (Pavia).
Dall’elenco dei candidati si capisce anche lo spirito del concorso: si tratta per lo più di piccoli centri della provincia italiana che partecipando con un proprio progetto sperano, vincendo nel 2026, di avere quella visibilità che gli garantisca anche una maggiore notorietà e un ritorno turistico.
Esattamente quanto non serve a Venezia. Che ha il problema opposto, il sovraffollamento turistico. E una visibilità italiana e internazionale che non ha certo bisogno di promozioni. E allora perché questa bizzarra richiesta di partecipazione al titolo di Capitale Italiana dell’arte Contemporanea nel 2026, quando, con la nuova edizione della Biennale Arte prevista quell’anno, la città avrà probabilmente il titolo mondiale?
La domanda va girata al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e in particolare al suo delegato per la Cultura, il professor Stefano Zecchi. E chissà se la cosa farà particolarmente piacere alla Biennale, di cui Brugnaro è tra l’altro vicepresidente di diritto.
Un’operazione che nasce già in perdita per una capitale internazionale della cultura qual è Venezia. Perché se dovesse vincere, sarebbe come apporre un nuovo bollo a un passaporto già pienamente in regola.
E se dovesse perdere, si sprecheranno le ironie se una delle città candidate dovesse essere la nuova Capitale Italiana dell’Arte Contemporanea 2026 al posto di Venezia.
Ad individuare la vincitrice sarà una giuria composta da cinque esperti indipendenti, di comprovata fama nel settore della cultura e delle arti visive contemporanee.
Entro il 15 settembre 2024, la Giuria esaminerà i progetti pervenuti, per poi selezionare tra questi un massimo di 5 città finaliste, che saranno invitate ad audizioni pubbliche. Entro il 30 ottobre 2024, la giuria proporrà al Ministro della Cultura la candidatura ritenuta più idonea a essere insignita del titolo di Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026, che godrà di un finanziamento di un milione di euro per la realizzazione delle attività progettate nel dossier.