Chiesa e la Juventus, rottura tecnica prima che economica
La rottura tra la Juventus e Federico Chiesa è ormai conclamata. Annunciata in inverno, quando le trattative per un rinnovo ponte del contratto in scadenza nel prossimo mese di giugno si sono arenate davanti alle perplessità del giocatore, consolidata dalla scelta di Thiago Motta di non ritenerlo centrale nel suo progetto, ora il divorzio è nei fatti. La mancata convocazione per l'amichevole di Pescara contro il Brest, nonostante Chiesa si stia allenando con il resto del gruppo ormai da un tempo sufficiente per essere pronto a un test estivo, non ha fatto altro che certificare quanto chiaro da mesi. Chiesa ha 28 giorni per trovarsi una squadra, ammesso che lo voglia e non abbia in programma di andare a scadenza nel 2025 per scegliere la prossima destinazione massimizzando i guadagni.
Lo scenario è noto da tempo. L'attaccante azzurro, che all'Europeo non ha reso bene come del resto tutta la nazionale di Spalletti, è stato nel mirino prima della Roma e poi del Napoli. Nessuna delle due destinazioni, però, è maturata in una vera e propria trattativa anche per la volontà del giocatore che cerca un ingaggio top (almeno 6 milioni di euro netti), una squadra che disputi la Champions League e che abbia ambizioni vincenti. In Italia oppure all'estero. Fin qui, però, nessuna delle possibilità di è verificata e all'orizzonte c'è l'idea che possa palesarsi l'Inter tra un anno a parametro zero, impegnandosi sin dal mese di febbraio con la firma e le formalità.
Una situazione scomoda per la Juventus che aveva immaginato di poter incassare 20 milioni di euro dalla separazione con Federico Chiesa. Il tempo per riuscirsi non è finito, ma i segnali sono negativi per Giuntoli che è a caccia di denaro per finanziare l'ultima parte del mercato in entrata.
Al netto delle questioni contrattuali, però, è giusto dire che lo strappo con la Juventus rappresenta per Chiesa anche un campanello d'allarme. E' prima di tutto una bocciatura tecnica. Le ultime due stagioni erano state negative e non continue, spiegate più o meno pubblicamente con le colpe di Massimiliano Allegri non capace di far rendere al meglio il talento di Chiesa. Un processo su pubblica piazza con il tecnico livornese giudicato colpevole a furor di popolo.
Peccato che anche Giuntoli, che non ha mai proposto nulla oltre un rinnovo ponte di un anno favorevole solo alla società, o Thiago Motta, che non lo considera funzionale e lo ha detto al diretto interessato, la pensino come il vecchio allenatore. E Chiesa farà bene a memorizzare la bocciatura perché la seconda parte della sua carriera, post infortunio grave che lo ha condizionato a lungo, non è stata all'altezza della prima. Un peccato per lui, per la Juventus che ci ha investito 60 milioni di euro e rischia di perderlo a zero, e per il calcio italiano in generale.
Ecco perché questo snodo è cruciale. Meglio puntare al jackpot di un ingaggio extra o privilegiare un progetto tecnico in grado rilanciarlo definitivamente, completando i limiti tattici che ogni tanto mostra? Non per colpa degli altri, non sempre almeno. Rispondere a questa domanda sarebbe già un buon punto di partenza.