Il frico e il prosciutto di San Daniele dopo il concerto: a Majano il «mandi» del gladiatore Russell Crowe
MAJANO. La porta del camerino che si apre. «Venite, venite». L’affettatrice della Snaidero fa bella mostra di sè. E il San Daniele è lì, pronto per essere tagliato. Russell Crowe vuole farlo nel modo giusto, però. Così, tra gli organizzatori del concerto e i musicisti, impara subito e ne assapora una fetta. «È la Ferrari dei prosciutti» dice sorridendo.
Si sente a casa qui l’attore neozelandese, in tour con la sua band The Gentlemen Barbers. Sì perchè per lui l’Italia è casa. Casa è la terra da dove nel 1850 partì il suo antenato Luigi Ghezzi nel viaggio di sola andata Parma-Stati Uniti.
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Casa, per Crowe, giovedì primo agosto è stata Majano. Nonostante la pioggia, riuscita solo a far ritardare il concerto. Crowe aspetta, con pazienza. E non ha nessuna intenzione di togliere spazio alla band che deve aprire lo show del Festival, i The High Jackers.
Ci tiene che si esibiscano, come da programma. «Eravamo in ritardo di un’ora sulla tabella di marcia – racconta il leader del gruppo Stefano Taboga – a causa della pioggia e noi eravamo già pronti a lasciargli il posto, ma Crowe, assieme agli organizzatori, ci ha detto invece che desiderava che suonassimo almeno tre brani. Stiamo stati felicissimi. Ho avuto modo di conoscerlo dopo, ne ho apprezzato le doti umane, la sua disponibilità nei confronti del pubblico, ha firmato autografi e scattato foto con tutti. Sembrava di stare tra amici».
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Gli dona due vinili (tra cui una copia dedicata a lui unica al mondo di una colonna sonora) e Crowe apprezza molto. «Hai davvero una bella voce» gli dice.
Crowe sale sul palco e incanta le mille persone che nonostante la pioggia sono lì per lui. «Eroi» li definirà. «Grazie Majano per avermi invitato, sono tornato italiano» e poi saluta in friulano: «Mandi».
Chiude lo show con “Sarà perchè ti amo” dei Ricchi e poveri. E torna a salutare quel Friuli che non conosceva e che ha iniziato ad amare da subito. Come essere tra amici, a casa appunto. Crowe scende dal palco e prima di tornare in camerino si ferma con la gente. Autografi, selfie, foto con tutti, fino a quando l’ultimo fan non se ne va via contento per aver incontrato il suo mito, il premio oscar per l’indimenticabile ruolo di Massimo Decimo Meridio nel Gladiatore.
Si torna in camerino. E la porta torna ad aprirsi. «Questa volta – racconta Daniele Stefanutti, presidente della Pro Majano – abbiamo voluto fargli assaggiare il frico e le frittelle di mele che ha apprezzato tantissimo. Volevamo fargli conoscere alcuni prodotti del Friuli. Gli è piaciuto tantissimo il nostro territorio, ne è rimasto piacevolmente sorpreso».
Si parla di musica, soprattutto. Del suo tour, della serata trascorsa con Zucchero dopo la tappa a La Spezia. E poi dei suoi avi italiani. «Oltre a essere un gran musicista – riferisce Stefanutti – è davvero una grande persona. Fin da subito ha accolto con entusiasmo la proposta di venire a cantare al festival di Majano. È stata davvero una serata di quelle che ricorderemo».
Crowe fa rientro in albergo a Fagagna e nella mattinata di venerdì 2 agosto ha lasciato il Friuli con destinazione Ladispoli. A Majano, insomma, si è fatta la storia del Festival. «È stato uno spettacolo davvero bellissimo – racconta Loris Tramontin, patron di Azalea – , unico in tutto il Triveneto. Sono felice perchè abbiamo lottato per averlo e tutti insieme siamo riusciti a portarlo qui. Questo concerto fa parte della storia di Majano come lo sono stati i Deep purple, Ligabue, Jovanotti, Venditti, Alice Cooper, Pino Daniele. È stato incredibile sul palco e anche fuori, una persona di compagnia che si è intrattenuto con il pubblico».
Crowe l’ha promesso. Tornerà in Friuli. «Ormai il prosciutto l’ha imparato ad affettare» dicono a Majano