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Август
2024

Nuova tassa sugli extraprofitti, Forza Italia all’attacco: “Bugie, il centrodestra le tasse le taglia”. E anche il Pd stavolta è contrario

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La notizia che il governo in vista della prossima manovra sta studiando – come anticipato dal Fatto – una nuova tassa sugli extraprofitti di banche e assicurazioni (e potenzialmente altri settori come energia e lusso) fa nuovamente salire sulle barricate Forza Italia. Che già nel 2023 aveva fatto di tutto per ammorbidire l’impatto sulla Mediolanium della famiglia Berlusconi di un analogo balzello annunciato in pieno agosto, ottenendo alla fine lo svuotamento della norma: alla fine gli istituti di credito non hanno versato all’erario nemmeno un euro. Il primo ad esporsi è il presidente dei deputati di Forza Italia, Paolo Barelli, che chiede una smentita sostenendo che le indiscrezioni di stampa creano “effetti negativi nel settore e una cattiva immagine nei mercati internazionali che valutano la serietà di un paese se le norme del settore sono stabili e mai retroattive”. Poco dopo scende in campo Maurizio Gasparri, presidente dei senatori, che arriva a definire “bugie” le notizie sulla tassa “visto che il governo di centrodestra le tasse le taglia non le aggiunge”. E chiede di “stroncarne” la circolazione “perché queste falsità su tasse che non ci saranno causano fluttuazioni di borsa e rappresentano soltanto un vantaggio per cinici speculatori“.

Curioso che commenti analoghi arrivino dal Pd, che lo scorso anno in linea di principio si era espresso a favore della misura auspicandone l’ampliamento. Ora il senatore Filippo Sensi parla a sua volta di “misura sbagliata, iniqua”, chiedendo di fermarsi. E aggiunge: “Già fecero una figura da pezzottari al loro esordio, finì con una poco onorevole marcia indietro. Ora ci riprovano a mettere tasse, sempre la solita manina, quella del sottosegretario al populismo”. Il riferimento è a Giovanbattista Fazzolari, che secondo Repubblica insisterebbe per il varo del “contributo di solidarietà” a stretto giro durante il consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, l’ultimo prima della pausa agostana. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sarebbe più cauto. Al momento si ipotizza che ogni decisione sia rinviata a settembre, a valle di un confronto con gli istituti.

Nessun commento dal Movimento 5 Stelle che da qualche giorno sta però chiedendo al governo di battere un colpo sugli extraprofitti e non cedere alla “lobby bancaria”. Il presidente Giuseppe Conte si limita a una boutade sui social: “Ho in esclusiva le soluzioni al cruciverba che Fratelli d’Italia sta diffondendo nelle nostre spiagge. 1 orizzontale: ‘Hanno aumentato le tasse su pannolini e assorbenti, ma non hanno tassato gli extraprofitti delle banche’. Risposta: Fratelli d’Italia”.

Da Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli definisce Meloni “non credibile, ipocrita“, perché il governo “sino ad oggi non solo non ha tassato gli extraprofitti ma, con le sue politiche, ha fatto aumentare i profitti a banche, società energetiche, del lusso, ai farmaceutici e all’industria militare. Sugli extraprofitti delle banche il governo ha già fatto retromarcia una volta e sulle società energetiche ha affossato la tassa sugli extraprofitti di Draghi”. Che a dire il vero era così malscritta da aver incassato un mese una parziale bocciatura da parte della Consulta.

Intanto dagli analisti arrivano le usuali valutazioni sui rumor: “L’indiscrezione sulla volontà di andare nuovamente a colpire i profitti delle banche è un elemento di disturbo, che va ad aumentare la rischiosità percepita sul settore (maggiore rischio regolatorio)”, scrive Equita, che ricorda anche come “l’introduzione di nuove imposizioni potrebbe essere ritenuta illegittima” dalla Corte Costituzionale “qualora non risponda adeguatamente ai criteri di ‘ragionevolezza, congruità, coerenza e proporzionalità'”. Anche secondo Intermonte “questi rumor possono creare incertezza ed avere effetti negativi sul settore” anche se “è difficile ipotizzare come potrebbe essere strutturata una tassazione specifica per alcuni settori che potrebbe essere giudicata discriminatoria e pertanto non attuabile”. E al di là dei cali in Borsa “non riteniamo che il rischio di avere effetti negativi concreti sia rilevante”: ipotizzando un aumento del 3% dell’aliquota fiscale l’impatto sull’utile per azione sarebbe del 2-4% e quello sulla capitalizzazione di mercato di meno dell’1%. Mediobanca – il cui ad Alberto Nagel ieri ha lamentato che “le banche italiane sono tra le banche con la tassazione fra la più alta in assoluto” – paventa il rischio di “incostituzionalità” e agita lo spauracchio di un calo degli investimenti diretti esteri nel Paese.

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