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Август
2024

Torna il mito e il personaggio Buffalo Bill, uno spettacolo a Udine ricorda l’esibizione del 1906

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Pochi sanno che Mark Twain (quello delle avventure di Tom Sawyer, per chi non lo ricordasse) fu tra le tante personalità che, tra Otto e Novecento, stravedevano per William Frederick Cody, in arte Buffalo Bill (1846-1917).

Non solo, ma sempre pochi sanno che fra le sue opere c’è un racconto completato nella primavera del 1906 – periodo in cui si tenne l’unica esibizione udinese del Wild West Show di Buffalo Bill – e pubblicato fra l’agosto e il settembre successivi sull’Harper’s Monthly Magazine: il titolo originale è “A Horse’s Tale”, ma in Italia lo conosciamo come “Autobiografia del cavallo di Buffalo Bill”, perché l’autore ha dato voce a Soldier Boy, il cavallo nero preferito di Buffalo Bill.

Twain ha lanciato un J’accuse contro le sofferenze inflitte agli animali dagli umani, che Soldier Boy definisce «brutali, perché questo è il loro marchio di fabbrica». Però il suo giudizio ha avuto un occhio di riguardo per Buffalo Bill, descritto come forte, scattante, signorile e coraggioso: «Con me – aggiunge il cavallo – che vado come il vento e con i suoi capelli fluenti che gli sfuggono da sotto la larga falda del cappello. È proprio uno spettacolo da ammirare, e anch’io ne faccio parte».

Nel 1906 Buffalo Bill, sessantenne e sfibrato da una carriera gloriosa, ma anche logorante e controversa (iniziata uccidendo migliaia di bisonti – con “buffalo”, in America, si intende il bisonte – per sfamare gli addetti alla costruzione della ferrovia dal Kansas al Pacifico), non era più il prodigio che negli ultimi decenni dell’Ottocento aveva ammaliato gli Stati Uniti e l’Europa; tuttavia, nonostante l’inesorabile declino, a inizio Novecento la sua fama era ancora intatta e il suo Show, che poteva sfoggiare la più varia aggregazione umana mai vista, oltre a centinaia di cavalli e altri animali di varie specie, continuava ad richiamare le folle ovunque.

Lo Show sbarcò nel nostro continente tre volte con lunghi tour che misero in mostra le capacità mediatiche di Buffalo Bill e del suo entourage, celebrando una vita condotta sul filo di storia e mito, realtà e fantasia (oppure, come diremmo oggi, mondo reale e virtuale).

L’enorme circo viaggiava con una sessantina di vagoni ferroviari e, giunto sul posto, si accampava con rapidità e perfetta organizzazione. Un vagone-réclame giungeva giorni prima sul luogo di ogni spettacolo mettendo in moto una massiccia campagna pubblicitaria.

A Udine, nonostante alcune lamentele per i prezzi ritenuti alti, almeno 20 mila persone accorsero da tutto il Friuli e oltre per assistere alle due rappresentazioni dell’11 maggio, alle 14.30 e alle 20 (la sera con tanto di illuminazione elettrica).

La stampa locale annotò: «Non si ricorda di aver veduto maggior folla se non in occasione della visita dei Sovrani nel 1903… È un nuovo e vario aspetto del mondo che vediamo per la prima volta e di cui serbiamo, forse nostro malgrado, il fascino misterioso e possente… È stata per Udine una giornata che non sarà facilmente dimenticata».

Dopo le esibizioni udinesi lo Show superò i confini del Regno d’Italia e, prima di proseguire per Lubiana e Zagabria, giunse a Trieste, dove, nei sei spettacoli tenutisi fra il 13 e il 15 maggio, confluirono circa 60 mila persone provenienti anche dal Litorale e dall’Istria.

Personaggio affascinante e contraddittorio, al pari della sua epoca (ma anche, mutatis mutandis, della nostra), Buffalo Bill è diventato romanzo, teatro, canzoni, pittura, film, documentari, giochi, moda, musei, fumetti…

A proposito dei fumetti poi, il disegnatore italiano più legato al personaggio di Buffalo Bill è stato l’udinese Carlo Cossio, della cui scomparsa ricorrono il prossimo 10 agosto i 60 anni: oggi solo gli appassionati lo ricordano, ma assieme ai suoi fratelli Vittorio – anch’egli udinese, morto 40 anni fa – e Gino, è un nome storico nel campo della “nona arte” in Italia. Il suo personaggio più celebre è stato Dick Fulmine, ma potremmo citarne parecchi altri. Perciò meriterebbe di essere riscoperto, soprattutto in Friuli.